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18/03/18

I Tomasello [5]


Iano si alzò dal tavolo e si avvicinò a Nino. Era curtu. Con una panza che chiedeva solo di respirare dentro ai ginsi stretti. Epperò nellaspetto totale poteva anche risultare simpatico. Forse a causa del suo sorriso o dei baffi che parevano avere una vita tutta loro sopra alla sua facci.
“Sei già pronto?”
“Pronto per cosa?”
“Come per cosa? Non ci vai a vutari?”
“E certo che ci vado”
“Ecco di chistu ti vuleva parrari”
Iano portò una mano sopra al braccio di Nino. Era un gesto di amicizia ma quello la canusceva bene la fama del personaggio.
“Senti Iano chivvoi? U sai comu raggiuna a me famigghia”
“Certo. Certo. E ti pari ca no sacciu? Non vogghiu nenti sulu prisintariti una persona. Ciò molto parlato di te. Che sei una brava persona. Che ciai due figghie. Si ficinu ranni vero? Questanno votano anche loro?”
“Si. Tutti rui. È a prima vota”
“Visto? Per questo ho pensato a te. Sarà chiffà il mio amico Nino mi sono detto”
“Giustu ora?”
“E checcè momento Nino per pinsari agli amici? Mi vinni il tuo nome sutta locchi e mi sono ricordato di quando le picciridde giocavano ammuccia ammuccia con le mie nella piazza. Ricordi?”
Nino chiuse locchi e tirò giù il cafè in un solo sorso. La tazzina bruciava. Bruciava anche quel liquido mentre scinneva di cussa fino allo stomaco. Bruciava macari la voglia di tunnarasinni a casa e mannari affanculu a quel personaggio.
“E cu iè questa persona” invece ci scappò da dire
“E un amico Nino. Un amico”


Fonte immagine: Antonio Berni, " La Gallina ciega", 1974

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