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10/07/16

[testimonianze] Garibaldi -25-

Luca paga e va via verso casa, peccato aver perso quei soldi. Sulla bici continua ad essere distratto. Il vespro illumina ancora la città e lui inizia a fermarsi per fare foto che non gli restituiranno mai la bellezza di quei momenti. Non importa, comunque. Ci vorranno anni prima che guardando quelle immagini sparisca per lui la luce che le illumina. Luca questo ancora non lo sa e forse ne avrà coscienza solo quando quella luce ritornerà senza chiedergli permesso. In altri momenti, in altri luoghi, in altri tempi.  
Tra le tante foto ne fa una a due ragazzi che gli vengono incontro in una piccola piazza deserta. Il cielo alle loro spalle è rosa, i profili dei palazzi netti come ombre cinesi.
Parlano fitto tra loro. Il più giovane sembra scusarsi o comunque essere in soggezione rispetto all'altro
“Potevi avvisarmi”
“Sei grande abbastanza avresti dovuto capirlo”
“Ma io…”
L’altro si ferma e lo guarda dritto, ma non sembra arrabbiato anzi è quasi divertito.
“Fio hai torto. E comunque la cosa è andata così…”
“Sì forse hai ragione Francesco… cosa fai ora?”
“Andrò a fare un giro, oggi offre la fortuna” risponde e queste ultime parole sono accompagnate da un involontario portarsi la mano alla tasca “Perché non vieni con me?” aggiunge.
“Io, insomma”
“Non dirmi che hai impegni”
“No, è che…”
“È che sei uno sfigato… - gli dice ridendo Francesco e nel dirlo lo tira a sé con un braccio sulla spalla “Dai vieni! Ci facciamo fuori questi cento euro”
Fio pensa che forse non sarebbe il caso, che sarebbe meglio conservarli quei soldi che il padrone ha diviso a lui e al collega, ma poi decide che per una volta può andare bene anche così.
“Va bene allora, dove andiamo?”
“C’è un bar che chiude tardi qui vicino, rimorchiamo facile”
“Non ti è bastato?”
“Cosa Fio? Che mi hai interrotto sul più bello”
“Ma il padrone mi aveva detto di cercarti”
“E io avevo detto a te di sostituirmi, ricordi?”
“Sì, sì, ma c’era anche quel signore che aspettava da tempo e lei che non tornava, insomma dovevo per forza andare a vedere”
“E hai visto bene?” Francesco questa volta ride di gusto.
Fio diventa rosso che di vedere aveva visto ed era la prima volta per lui. Quella ragazza era proprio carina, l’aveva già notato prima quando l’aveva aiutata. Anche inginocchiata davanti a Francesco non era per nulla volgare. Perfino in quel suo sorridere mentre, per nulla turbata, gli aveva chiesto se anche lui…
Fio aveva richiuso in fretta la porta.
“Il padrone ti vuole” aveva urlato e poi era tornato a servire ai tavoli all'esterno.  I due erano arrivati poco dopo. Prima Francesco e poco dopo lei, un attimo prima che il suo uomo si alzasse per cercarla.
“Ma come hai fatto?” chiede Fio
“Ci eravamo già conosciuti…”
“Sei incredibile” e nelle parole di Fio c’è ammirazione e sorpresa.
“No credo di no, piuttosto guarda è quello lì”
Francesco gli indica un portone da cui proviene una luce fioca.
“Ma non c’è nulla”
“Fidati, basta conoscere e di entra”
Francesco si muove con sicurezza. Il buttafuori all'ingresso li lascia passare senza problemi.
I due superano un’altra porta e si ritrovano, dopo un corto corridoio, in un piccolo giardino. La gente lì chiacchiera tranquilla. Francesco si avvicina al banco bar e prende qualcosa per loro due.
“E allora?” chiede.
Fio continua a guardarsi attorno. “Mi piace” risponde.
“Sì, è un posto tranquillo. Non c’è mai troppa gente e non ti fanno storie se rimani anche solo a parlare. Per questo conviene arrivare abbastanza presto…”
Fio sorseggia l’intruglio. È fresco, anche se molto forte per le sue abitudini. Porta il bicchiere in alto verso Francesco chiedendone il costo.
“Non ti preoccupare siamo appena arrivati… piuttosto hai già fatto colpo. Guarda come ti guarda quella lì”
“Chi?”
“Alla tua destra”
Fio si volta leggermente, è Daniela. La riconosce subito.

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