L’altro, invece, non si era accorto di nulla impegnato, com'era, a sfoggiare sé stesso.
Quando ritorna non è cambiato molto. Lui le sta parlando, lei guarda distratta in giro, la gente passa e li ignora.
“Ecco, serve altro?”
“Niente, grazie”
Francesco si allontana chiamato da altri avventori. I due al tavolo si scambiano un sorriso.
“Ti piaceva?”
“Chi?”
“Il cameriere. Ho visto come lo guardavi”
“Sì? Può essere… no, mi ricordava qualcuno che ho conosciuto”
“Qui?”
“No, no. A casa”
“Ah!”
“Cosa ah?”
“Nulla, nulla. Senti Vika… ma allora… hai capito? Perché io…”
Le parole iniziano nuovamente a scorrere, lente e incomprensibili per lei. Per fortuna ora c’è qualcosa di fresco a riempire l’anima.
“Scusa, ritorno subito”
“Ok”
L’uomo, quasi per riflesso condizionato, si alza insieme a lei.
“Sei gentile”
Lui balbetta qualcosa, poi torna a sedersi.
Vika procede verso la fine del locale interno. L’antibagno è grandissimo e permette l’accesso ad altre quarte porte.
“E ora?”
La ragazza si ferma perplessa. Non sa dove andare, nessuna indicazione sull'utilizzo di quegli ingressi.
“Non si preoccupi, guardi è questa. Stiamo aspettando le nuove targhette. Dovevano già essere qui…”
“Grazie”
“Di nulla, l’ho vista dirigersi qui e allora ho immaginato…”
“Grazie, veramente… grazie”
“Ah sì… mi scusi”
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