“Ciao”
“Ciao, dove sei?”
“Stavo per partire ora…”
“Come mai questa telefonata?”
“Niente, volevo sentirti”
“Sicura?”
“Sì certo! Hai accompagnato i bambini?”
“Certo, passi a prenderli tu? Sai che non posso…”
“Farai tardi?
“…Hai deciso per questa estate?”
“Pensavo avessi capito”
“E io che tu avessi cambiato idea”
“Lo sai che è meglio così”
“Sì certo, ne abbiamo parlato… ora devo chiudere…”
“Sì, va bene”
“A stasera allora”
“Sì”
Carla getta il cellulare nella borsa e riaccende l’auto, questa volta parte subito senza neanche inserire la freccia. Il ragazzino cade senza fare rumore. La bici va a finire al centro della strada, lui si rialza subito.
“Come stai? Come ti senti? Hai dolore? Vuoi che ti porti in ospedale? Chiamo l’ambulanza?”
Carla sembra sconvolta, lui le sorride.
“Non si preoccupi, non è nulla. Sto benissimo”
“Sicuro?”
“Sì, sì. Sicuro”
Nel risponderle, si volge verso la bici. La rialza, la controlla. Non sembra ci siano danni.
Carla lentamente si calma, continua a fissarlo come fosse suo figlio. Potrebbe anche essere avvenuto. Sarebbe stato possibile. Ritorna in auto e recupera un biglietto da cento euro.
“Ecco, ti prego, non ti arrabbiare. Lo so che non ti sei fatto nulla, ma mi faresti stare meglio… ti prego…”
Il ragazzo la guarda perplesso, poi prende il denaro e lo conserva in tasca.
“Grazie”
“Grazie a te, come ti chiami?”
“Luca”
“Grazie Luca”
I due ripartono. Luca si ferma dopo poche pedalate e osserva l’auto allontanarsi lentamente.
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