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22/04/14

Simona

Quando mi arrusbigghiai non doveva essere tardi che il sole ancora non illuminava bene la stanza anche se le persiane erano tutte scassate che io non lavevo mai aggiustate.
Con una mano mi tirai la coperta incoddu sopra alla testa e con laltra cercai il culo di Simona. Era tutto vagnato e allora arritirai la mano che non ci volevo mettere imbarazzo alla carusa solo che quando me lasciugai sopra alla maglietta che portavo le dita lassanu una scia rossa come di sangue.
"Simona! Simona!" accuminciai a chiamare, solo che lei non mi sinteva che la sera ceravamo divertiti ma ora però non mi puteva alluddari tutti i cosi accussì.
"Simona! Simona!" Pigghiai ad ammuttarla prima con delicatezza poi sempre più forte fino a girarla con la faccia verso laria. Fino a vedere quel sangue niuro che scinneva dalla bocca e ciarrivava fino alle minne.
Tirai i linzola per scoprirla. Era fantastica quella fimmina ma era macari tannicchia morta. E poi tutto il letto era chino di sangue come a quando ammazzunu lagnidduzzu che io non lho mai visto però me la immaginavo proprio così questa cosa. E ora? Che dovevo fare?
Lacqua era bella frisca. Mi puliziai le mani e la facci che forse stavo sognando e turnai nella stanza da letto. Nenti. Era ancora lì che taliava il tetto e non si capiva se era seria o arrireva oppure era scantata o sorpresa. Fissava il tetto e locchi non si spostavano e la bocca non faceva un movimento e tutto era come a un incubo pimmia.
Mi fici un cafè e poi pigghiai la seggia per prenderlo vicino alla morta. Scinneva bellu cauru e la sigaretta non si fece attendere che qualche cosa la dovevo fare e di pinsari non ciarrinisceva.
Certo dovevo chiamare aiuto. Lo fanno sempre nei filmi ma in quelli anche cè che lunico sospettato sarei stato io. Ma sospettato di cosa che io quasi non la conoscevo a Simona e ceravamo incontrati il pomeriggio prima e lei era viva e caura a quel tempo e io bevevo e lei beveva e poi sè fatto tardi e casa mia era vicina e insomma. Io quella carusa non lo sapevo quasi chi era. E la polizia e i carabbineri e lesercito.
Forse dovevo capire come era che era morta e allora la dovevo girare e guardare. Spugghiari no perchè già era a nura e ancora era bella macari che era morta anche se non ciaveva i pila che quando lavevo vista cero scoppiato a ridere nella faccia e "Chiffai? Vai do varveri?" ciavevo chiesto ma lei non mi aveva capito e maveva solo ammuttato la facci sopra a quella meraviglia.

21/04/14

"io, io quel che posso." di la pupa c'ha sonno

non è periodo per fiori finti. per amori finti. per finti complimenti, accondicendenze, turbamenti.
non so bene per cosa sia periodo, sinceramente, ma di certo non lo è per molte cose per cui lo è stato a lungo, un buon periodo.
per le patatine al gusto lime e pepe rosa, per cui vado matta e che tengo in credenza così ogni volta che la apro posso dirmi “brava aurora che non le mangi”.
per le ballerine, che indosso senza calze e poi viene il diluvio e io sono in giro con le ballerine, senza ombrello, senza meta e piena di freddo e bicchieri di Starbucks.
per i libri, che leggo così tanti fatti pubblici e privati online che la mia quota parole quotidiana l’ho già superata alle dieci di mattina.
per quel vestito bellissimo, perché se ai tu mi invitassi stasera a cena da Manna e lo indossassi, io avrei un vestito bellissimo e tu, tu i soliti jeans sfondati.
per quell’amore che chiunque vorrebbe, perché io un amore che chiunque avrebbe voluto l’ho già avuto, e amore sotto sotto non era. e quindi, se tanto me lo invidiereste, prendetevelo, è tutto vostro.

Fonte:  la pupa c'ha sonno

19/04/14

18/04/14

Chiappe

Parole
cosparse di sale.
Girarle ogni tanto, difenderle
con storie mai nate, rade trame.

Parole:
che abbiano venti, tempeste,  profumi, ricordi,
da respirare.

Parole.
E poi, ancora, attendere i giorni,
gli esatti momenti,
ché non vadano a male.

12/04/14

Kurt Vonnegut, scrivere storie brevi


1 – Utilizza il tempo di un perfetto sconosciuto in modo che lui o lei non senta di averlo sprecato.
2 – Da’ al lettore almeno un personaggio per cui possa fare il tifo
3 – Ogni personaggio dovrebbe volere qualcosa, anche soltanto un bicchiere d’acqua.
4 – Ogni frase deve fare una di queste due cose: mostrare un personaggio o far andare avanti la storia.
5 – Inizia il più vicino possibile alla fine.
6 – Sii sadico. Non importa quanto dolci e innocenti siano i tuoi personaggi principali, fa’ che accadano loro cose tremende così che il lettore possa vedere di che stoffa sono fatti.
7 – Scrivi per dar piacere solo a una persona. Se apri una finestra e fai l’amore con il mondo, per così dire, la tua storia si prenderà una polmonite.
8 – Da’ ai tuoi lettori la maggior parte di informazioni il prima possibile. Al diavolo la suspense. I lettori dovrebbero avere una comprensione talmente completa di quel che sta succedendo, dove e perché, da poter finire la storia da soli, nel caso gli scarafaggi mangiassero le ultimissime pagine.

Kurt Vonnegut 

Fonte: Il Post

07/04/14

Jona

Signore, confesso, ebbi paura di quella tua prima parola, di quell'ordine.
"Non dovrebbe essere mai imposto nulla a nessun uomo, a nessuna creatura vivente... anzi sarebbe necessario abolire ogni comando".
Ecco, era questo ciò a cui pensavo, ma nel frattempo fuggivo. Fuggivo da te, o mio Signore, fuggivo da me, Sommo Creatore, fuggivo da quell'uomo troppo debole per mostrare a te, l’Onnipotente, la giusta, la necessaria  fermezza del suo rifiuto.
Ho speso, così, tutti i miei risparmi, ho speso, così, tutte le mie forze. Codardo! Vile! Ma sono un uomo, sì sono solo un uomo, o mio Signore, e a me, a tutti noi, è dato solo disertare.
Epperò la stanchezza di quella fuga mi colse e a nulla, allora, valsero le voci degli altri uomini. "Svegliati!" mi urlavano. "Svegliati!"
Fu il mio iniziale silenzio alle loro domande a tradirmi. Sono sicuro: fu quello che mi condannò.
Sacrificato in nome tuo, sacrificato per te. Sentii come una beffa quell’atto che il tuo imperio stabiliva.
Non hai rispettato il mio volere, o mio Signore, così come quest'uomo non ha rispettato il tuo.
Ecco perché ora fingerò al mondo e tu, pur sapendo, sarai costretto a credermi. Ecco ciò che la gente ricorderà, ecco ciò che diverrà verità.
Affinché non si conosca la tua sconfitta. Affinché non si conosca la mia sconfitta.

≈≈≈≈≈≈≈≈

Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio e disse: 

«Nella mia angoscia ho invocato il Signore
 ed egli mi ha esaudito;
 dal profondo degli inferi ho gridato
 e tu hai ascoltato la mia voce.
Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare
 e le correnti mi hanno circondato;
 tutti i tuoi flutti e le tue onde
 sono passati sopra di me.
Io dicevo: Sono scacciato
 lontano dai tuoi occhi;
 eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio.
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
 l'abisso mi ha avvolto,
 l'alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici dei monti,
 la terra ha chiuso le sue spranghe
 dietro a me per sempre.
 Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
 Signore mio Dio.
Quando in me sentivo venir meno la vita,
 ho ricordato il Signore.
 La mia preghiera è giunta fino a te,
 fino alla tua santa dimora.
Quelli che onorano vane nullità
 abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio
 e adempirò il voto che ho fatto;
 la salvezza viene dal Signore». 

E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull'asciutto.


Dedicato alla  "Donna Camèl" :-)

06/04/14

TANCIA a film by Vittorio Ferrara

Il 7 aprile 1944 reparti nazisti e fascisti assediano il monte Tancia, in provincia di Rieti.
La brigata partigiana D'Ercole-Stalin resiste in cima alla collina dell'Arcucciola per ore prima di ritirarsi. Perderanno la vita sette partigiani e centinaia di nazifascisti.
A sera, non contenti del magro risultato ottenuto e umiliati dall'alto numero di perdite subite, i nazifascisti trucideranno decine di anziani, donne e bambini della zona.
Questo docu-film e' il racconto di quella battaglia e di quell' eccidio rimasti senza memoria per piu' di sessant'anni.


03/04/14

Austinu

Austinu ci aveva avuto la sfortuna verso i cinquantanni che fino a quel momento invece le cose ci erano andate bene. Cioè non è che era ricco ma la salute teneva e il travagghio non mancava che lui faceva u custureri e tagghiava e cuseva tutti i ionna.
A farici lo scherzetto fu la figghia di Ianu u panzutu uno dei suoi clienti migliori.
Sta carusa accuminciau ad accompagnare a so o pa’ a tutte le prove che prima Austinu non laveva mai vista e invece così dimprovviso se la ritrovò davanti. A lui che ciaveva passato una vita senza fimmini ci accumincianu a furiari locchi.
Non era una bellezza Enrichetta. Sirici anni. Du minni chini. La faccia a vastedda. Ma alla sua età la carni frisca ammuccia ogni cosa e Austinu non ci misi assai a perdiri la testa. Solo che insieme a quella perse il cliente e il negazio macari. Fu quando Iano li scoprì che passavano il tempo a iucari a nascondino.
Il fatto è che il padre ciaveva amici che bastava una parola. E accussì fu. Il giorno dopo la bottega era tutta distrutta. Austinu per questo fatto perse come il lume della ragione.
Non si fici chiù viriri a sò casa per una misata e poi turnau che pareva un vecchio di centanni. Iu u vireva acchianari le scale che pensavo che prima o poi savissa smuntatu tutto come i pupazzetti della lego talmente era siccu e malandato. Quando lo salutavo poi pareva che quasi non mi vireva. Pareva uno che è già morto. Un fantasma.
Lunico segno di vita che dava era quando arrivava il venerdì. Era quel giorno che in cambio di qualche lavoretto a domicilio u pisciaru ciarrialava gli scarti della giornata e con quelli e con qualche pummarureddu che si crisceva in casa in mezzo ai gerani e a qualche altro sapore Austinu si faceva un broru che il ciauro si sinteva in tutto il palazzo.
Un giorno che non avi assai lhanno trovato assittato nella seggia che non parrava chiù. Tineva stritta nella mano la testa di un pisci. E quello taliava a lui. E lui taliava a quello. E locchi erano i stissi: ianchi e persi.
Su purtanu accussì che quelli dellautombulanza non ce la fecero a levarcelo dalle mani a quel suo compagno.


Scritto per l'eds "La balena non è un pesce" proposto dalla Donna Camèl

Hanno scritto con me:

Angela, N.3 – Album di famiglia in un interno – bianco come il bagno nel mese dei lucci
WonderDida, Lamento di una giovane morta
Lillina, Il soffio della vita
Gordon, Caramelle
Melusina, Una mano di bianco
Hombre, Chi s’è mai sognato di mangiare una rondine?
Angela, L’agosto del pesce volante e del pettirosso timido
Melusina, Mississippi
Pendolante, La lista
La Donna Camèl, L’occhio del branzino deve essere bianco
Il coniglio mannaro, Diffidenza
Hombre, L'incanutito e la salata immensità
Singlemama, EDS in piccolo
Calikanto, Minnie
Il pendolo, La favola del pesciolino bianco e del principe pescatore
Per non sprecare una vita, Le diottrie del sig. Paolo
Back in Italy, La solitudine del sabato
Michela Rosa, Il pesce contacaratteri
L'inverno del nostro scontento, Peter e la sua Milena
Hombre, Neve dai pioppi
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