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14/09/14

Cento di questi giorni (2 di 98+2)

Cui? Il signor Ciccio? Picchì? Ci succiriu qualcosa? Purazzu! Mi ricissi tutto! Ah bedda matri! Chiffà non parra? Un incidente? Ummazzanu? Maronna santissima!
Iu avi quasi sei misi che non lo vedo.
Eravamu quasi frati e soru u sapi? E' che criscemu insemula macari ca iu sugnu chiu vecchia. Sua madre lo lasciava sempre a casa nostra che lei purazza travagghiava a causa del marito che ci mossi giovani. Una disgrazia. Quello faceva il posteggiatore ma ciacchiananu di supra una notte che cera scuro e nuddu visti nenti. Lei invece la madre stirava i robbi nelle case che forse per quello sera rovinata tutte le mani.
Prima di moriri non ciarrinisceva mancu a rapiri una porta purazza.
Ciaveva sofferto assai Cicciuzzu per quella santa donna che laveva seguita fino allultimo giorno quannu una decina di anni fa cascau malata. Fu una cosa di una para di misi. Ecco le dicevo che u picciriddu stava assai nella nostra casa. Certo sò matri non era proprio il ritratto della simpatia che a causa del lutto e degli stenti si era inacidita assai ma Ciccio... Ciccio era un amore. Beddu. Giniusu. Era curioso di tutto.
Mi ricordo che furiava tutta la casa e poi vineva di mia che ci piaceva che io ci inventavo le storie. Cose di niente che a quel tempo la fantasia non mi mancava e mancu le paroli a dire il vero. Lui sassittava sopra alle mie ginocchia e ascutava in silenzio e alli voti faceva tante domande e altre invece saddummisceva che io allora lo stringevo e lo vasavo in testa leggera leggera che mi piaceva il ciauro dei suoi capelli.
E' stato così che siamo crisciuti. E anche dopo quando Ciccio andava alle scuole  lui passava chiù tempo alla casa nostra che alla sua.
Ma picchì voli sapiri queste cose? Ci succiriu qualcosa? Mu ricissi maresciallo. Fici qualcosa di male? E picchì lei vinni di mia?
Io lultima volta che lho visto ciaveva una fimmina vicino. Bellissima. Tutta elegante e sicca e longa. Una vera signora. Parrava come a quelle della telivisioni che certo lho capito che non era di qua. Ciccio me la presentò tutto contento che però il nome non me lo ricordo. Lui mentre eravamo insieme che mi offrì un caffè ci raccontò delle mie storie e ci disse che io ero stata il suo scrittore preferito. Lei sorrideva e mi taliava tutta attenta. Non mi passi una tinta. No. Niente altro maresciallo.
Ricordo solo che quando loro si sono allontanati lui se lè stretta vicino e ci ha messo una mano nel culo sopra alla gonna leggera mentre lei lo guardava tutta contenta. Credo che fosse innamorata. E macari iddu a dire il vero. 
Ah! Mi ricordo macari il profumo di lei. Un ciauro come a quelli dellindiani. Un ciauro pieno e forte. Di peccato.

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