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25/02/14

[condomini emiliani] lucciole

Io putissi fumari anche intra che tanto non ce ne sono problemi ma mi runa fastidio il fumo che resta nella stanza e accussì minni vaiu fora nel balcone che mi affaccio e guardo fuori.
A dire la verità non cè gran che da vedere che questo è un palazzo che sotto non cè movimento. Qualche machina che posteggia. Qualche cane che piscia. Gli operai del cantiere di fronte che fanno i palazzi.
Ne hanno fatto quattro da quando ci sto qua che però solo uno è completo e mezzo vuoto ancora.
Prima cera una fabbrica. Non lo so che ci facevano dentro ma quando tunnai a stari cà cera ancora la sirena che si sinteva la matina e qualche vecchio ca furiava tra gli uffici. Poi mentre ancora non si sapeva bene cosa ci avrebbero fatto accuminciano a furiari i cunigghi. Prima uno poi intere famigghie. Io ogni tanto arrinisceva a virirli curriri che mettevano allegria. Ora è più difficile anche se ancora capita di vederne qualcuno quando il cantiere è chiuso e uno ha locchio attento.
La cosa più bella che si vede dal balcone è quando arrivano le lucciole che nel pezzo di terra che ciò di fronte quello di fianco alla strada che porta al portone pari di vedere la festa di qualche paese lontano. E' uno spettacolo veramenti. Una vota mi sono avvicinato che ne volevo prendere una di quelle lucette ma poi ci ho rinunciato: certo che sono vere larie le lucciole a vederle da vicino!
Comunque poi in fondo è come nella vita che uno le sceglie lui le distanze per osservare e non è detto che ti devi avvicinare per forza. E magari lo sai che è solo teatro ma ti basta accussi. Ti basta credere per quellattimo. Certo però altre volte forse sarebbe meglio farlo. Avvicinarisi dico.

3 commenti:

  1. Mi piace tanto questo racconto poesia. Il finale è straordinario.
    F

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  2. Di bene in meglio con questi nuovi condomini. E poi, che misura! In questo, sei un maestro.

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