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04/01/14

Amleto - 5 -


Tino lo sa che quello è il momento di nesciri e allora saluta e si fa le scale che non lo vuole pigghiare lascensore perché è così quando lui è contento che la vuole allungare quella sensazione come se il tempo si putissi fermare e ancora nella testa cià limmagine di Gemma e ancora lo stomaco sinturcinia come se avissi fami.
Sotto al palazzo si ferma e si adduma una sigaretta e poi accumencia a camminari che sembra che anche la città si sta svegliando e tutto ci pari novu e ogni cosa china di culuri anche se il cielo è quello triste di ogni inizio di anno.
Quando trasi a casa sua madre è chiusa na camera. “Starà futtennu” pensa Tino e mancu si preoccupa di avvisare che tanto non è importante. Rapi il frigorifero e si tagghia una fetta di formaggio e poi si pigghia tannicchia di vino macari che ci hanno detto che se uno beve di matina ci passa più presto il mal di testa. Con il vino vicino sassetta davanti alla televisioni e accumencia a furiari i canali uno dietro laltro fino a stancarisi locchi.
“Putevi telefonari!”
“Mi scuddai u telefono a casa”
“U visti. Unni fusti?”
“Ni Carmelo. Ni mangiamu una pizza. Turnau so o pà!”
“Ah!”
Non lo sa Tino perché ci ha detto quellultima cosa o forse incomincia a immaginarlo ma non lo sa ancora spiegare.
Madre e figlio comunque finiscono di parrari che già si sono detti troppo.
Lei si metti a preparare un cafè e pigghia le tazze buone e il vassoio macari e poi le bustine di zucchero e un dolcetto ca nesci come per magia da dentro una scatola di latta.
“Lo sposino è a casa?”
"Marco sta riposando"
"Certo! Sarà stanco. E non ciù fai lovetto friscu?"
Tino evita per un pelo la manata nella faccia. "Malarucatu!" ci urla lei ma u carusu è già di nuovo fuori di casa che cià bisogno di aria.

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