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26/05/13

Cuncittina

Quando trasii nella stanza tutto era loddo di sangue.
Era come se ci avissero gettato una sicchiata per fare le pulizie del pavimento e ora a terra era tutto vagnatu che io ci camminavo sopra e le mie scarpe ci lasciavano le impronte.
Ero con Vincenzo che mi aveva chiamato lui al telefono:
"Curri! Curri!" mi aveva detto "Cuncittina non apre alla porta e io ho la sensazione che sia successo qualcosa di lariu"
Cuncittina era stata la nostra prima fimmina. Cioè no insieme che quello nemmeno lei lo voleva ma prima diciamo così era stata la sua zita e poi dopo un po’ la mia che tutto era stato certo per caso ma comunque così era andata.
Ora Cuncittina viveva sola in una vecchia casa di dopo la guerra che era rimasta non si sa come in mezzo ai palazzi nuovi che avevano fatto a Librino e io lo sapevo che quel pezzo di terra lo volevano in tanti e a lei ce lo avevo detto: "Vendila questa casa che con i soldi ci fai la signora" ma lei non aveva voluto ascoltarmi che: Ormai sono vecchia e vogghiu moriri cà!" maveva risposto e cera riuscita pareva.
Vincenzo aveva pigghiato una scala ed era entrato dalla finestra del primo piano che portava alla cucina e io lavevo seguito anche se facevo più fatica di lui a fare queste spittizze acrobatiche. In mezzo al sangue ci guardavamo in silenzio che nessuno sapeva bene che fare. Se continuare e trovare il cadavere o fermarsi e chiamare la polizia macari che forse era questa la cosa migliore.  Alla fine in effetti fu questa la decisione. Che allora rischiavamo non si sa mai di essere accusati noi di quello che era successo. Vincenzo pigghiò il telefono e spiegò ogni cosa poi nassittamo e naddumamu una sigaretta.
"Io quando lho conosciuta non lo sapevo mica come era fatta una fimmina. Cioè lavevo viste le foto e i film e tutte le altre cose ma non lo sapevo lo stesso che una fimmina è tutta unaltra cosa da quello che uno si immagina e anche da quello che ti dicono”
"Io mi ricordo che sparivi e non lo sapevo più dove eri finito che ci mancava sempre uno per la partita al pomeriggio e però non ti volevo chiedere niente che lo sapevo che saresti tornato”
"E' che era una cosa solo mia e poi tannicchia mi vergognavo di questa spittizza che mi sembrava peccato che lei ciaveva dieci anni chiossai di mia e di tia e u zito macari. Poteva essere pericoloso”
"Io invece quando lho incontrata già era muntuata che quello lo zito aveva detto a tutti ai suoi amici che ai masculi quella donna ci faceva vedere le stelle”
“Ma su mancu ciarrinisceva! Cuncittina mi cuntava che lui arrivava che non cerano i suoi e si spugghiava subito di primura e tutto pareva andare bene solo che poi chianceva perché non ciattisava e si rivestiva e non si faceva viriri per mesi.”
“A mia mi piaceva quando che avevamo finito mi accarezza i capiddi come a un picciriddu e sorrideva che pareva una madonna”
“Cummia invece cumannava e io ero il suo pupazzo che non potevo disubbidire e se non facevo come lei diceva non mi voleva più e passava tempo”
"E comu finiu?”
“U sai! Poi ho conosciuto a Francesca”
"Ah vero! Io invece non ci siamo mai lasciati che però non siamo mai stati insieme. Io passavo a prendere un caffè oppure lei mi chiedeva di venirla a trovare e insomma eravamo amici.”
Nella cucina cera silenzio. In tutta la casa non si sinteva nenti.
Noi continuavamo a fumare e a parlare che di spostarsi nuddu ciaveva voglia. E poi quanto arrivò la polizia invece Vincenzo si affacciò alla finestra e si fici viriri mentri quelli scassavano la porta.
Cuncittina era proprio allentrata che lavevano squartata come a un agnidduzzu e quando siamo scesi cera un lenzuolo sopra a quel corpo e però ci niscevano le mani e i piedi e io ci visti una fede nel dito e Vincenzo invece un braccialetto nella caviglia ma di questo poi non siamo sicuri che tutti e due volevamo solo vomitare. 


Scritto per l'EDS - Non cosa ho veduto, ma come l'ho veduto - proposto da La Donna Camèl - come anche:

- Dove una madre, di Hombre
- Trasposizione di un amore, di Lillina
- Foto di classe, di Pendolante
- Il fazzoletto bianco, di Pendolante
- Povero edipo di Melusina
- L'amore informale di due anime in guerra di Lillina
- Essere nutria oggi di La Donna Camèl
- Il fotografo di Effe

9 commenti:

  1. Vedi ad essere un fuori classe? Mentre noi siamo ancora in pre-travaglio tu hai dato alla luce il uno splendido pargolo!

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  2. Ma no :-) spero di solo aver centrato l'eds così come lo aveva immaginato B. :-)

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  3. Sono con Lillina, hai scritto un pezzo fantastico e in tutto quello che hai lasciato fuori, ma c'è, si vede un romanzo intero.

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  4. Capolavoro. Hai detto il poco che serviva per farci immaginare tutto. Sei grande nel dosare e tuttavia nel coinvolgere. Io ora vorrei sparire.

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  5. Riesci sempre a tenermi col fiato sospeso, a sorprendermi, a emozionarmi anche. E mo' che scrivo io?!

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  6. @melusina non ci pensare nemmeno che voglio leggerti :-)

    @pendolante lo so che troverai la soluzione :-)

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  7. "Io quando lho conosciuta non lo sapevo mica come era fatta una fimmina. Cioè lavevo viste le foto e i film e tutte le altre cose ma non lo sapevo lo stesso che una fimmina è tutta unaltra cosa da quello che uno si immagina e anche da quello che ti dicono”
    [alla maniera di Dario]

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  8. Noi uomini ci sorprendiamo sempre, ogni volta :-)

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