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03/01/13

02-01


Lo specchio rimanda il volto di un uomo barbuto, grugnisco prima di lanciarmi in mille smorfie senza senso. Quando abbasso la testa l'acqua inizia finalmente ad essere più calda e posso indagare con le dita la crepa sul lavabo, il bordo sempre più grigio.
Non faccio in tempo a sciacquarmi il viso, una serie di borbottii poi di nuovo acqua gelida e freddo dentro le mie ossa. Maledico il tempo, il padrone di casa e accendo una sigaretta seduto sul cesso. A terra qualche rivista, la settimana enigmistica, il reader per i libri volantini pubblicitari.
Porto la sigaretta tra il pollice e l'indice e aspiro profondamente, a lungo, mentre mi libero. Non ho voglia di leggere, cosa leggere poi? Non ho più una lingua, sento di non avere più nessuna lingua e non mi va di tradurre tutto.
Mi alzo e mi piazzo sotto la doccia, conosco i tempi della caldaia, conosco i suoi capricci: tre minuti esatti poi borbotterà di nuovo. E mi toccherà chiudere, attendere. Intanto provo ad ustionarmi sotto quel flusso, immobile, ritto al centro del magico quadrato.
“I scream, you scream, we all scream, for ice cream!”. Inizio ad urlare al primo getto freddo. “I scream, you scream, we all scream for ice cream!”. Urlo e batto i piedi, lo faccio fin quando resisto, poi resto solo un Benigni di terz'ordine in cerca di una pezza pulita. “I scream, you scream, we all scream for ice cream!”.
Trovo una vecchia maglietta dietro il bidet, sembra asciutta, credo vada bene.

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