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19/09/12

"Cutulisci" il corto



Quannu ancora non è iniziata la stagione che nelle spiagge cè solo il rumore di quelli che montano le cabine o puliziano la rina mi piace assittarimi supra a qualche bella pietra larga e passari il tempo a non fari nenti. Taliu il mare e le onde addiventunu pinseri arraccamati e luntano lazzurro non ciavi nè fine nè inizio. Possono passari minuti oppure ore accussì che uno non se ne accorge oppure dipende dai pinseri che il tempo non è mai lo stesso.
Quasi sempre mentre faccio la strada per il mare dò una occhiata in giro a cercare cutulisci da mittirimi nella sacchetta. Quelle giuste che per rimbalzare bene nellacqua non devono essere troppo leggere e mancu pisanti però e piatte e soprattutto esatti da tiniri nella mano. A tirari pettri ci vuole esperienza e culu macari che è sempre accussì nella vita. Io mi ci passo il tempo e certe volte ci rifletto macari che ogni scusa è bona per una fantasia su cè a vogghia.

Oggi per esempio il primo lancio è andato che la pettra ha fatto un salto bello iautu e lungo e poi è affondata di colpo. Ammia mi passau subito nella testa Armando u chianchieri. Anche lui aveva trovato la botta di culo dellangolazione giusta. Del rimbalzo perfetto. Si chiamava Patti questa fortuna e non era una gran bellezza ma figghia unica e abbastanza ricca. U giustu pi maritarisilla. Subito Armando grazie al suocero sera iammato una macelleria che quello era stato fin da nico il suo mestiere ma per quanto ci lavorasse volentieri spesso ci capitava che per la stanchizza saddumisceva dietro al bancone che nemmeno se ne accorgeva. Patti stava alla cassa e poi sarritirava a casa a pulizziari che non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno ca figghi non ne erano spuntati. Nel giro di una decina di anni comunque Armando sava accattato i mura del negozio e poi tutto il palazzo fino al tetto. Fino al terrazzo. Lo hanno trovato là un giorno. Tisu tisu per colpa di un infarto.
La seconda pettra invece era frizzantina. Tanti saltelli leggeri e niciuli e qualche spruzzo di allegria. Non cerano dubbi. Quella era Annuzza con le sue risate e il suo culo a mannulinu.
Annuzza che sabbagnava leggera nellamore e non ci sprofondava però che lei lo sapeva senza saperlo come era pericoloso quel mare. Annuzza che faceva felice il mondo e pure lei era felice che forse proprio per questo funzionava. Quando lho persa di vista lo sapevo che non lavrei più trovata pecchè non ci vuole assai a calari o funnu e può essere scelta o casualità ma poi non si torna più indietro.
La più bella delle pettre però oggi è stata una perfetta che ho tirato così forte che non lho più vista e accussì non lo posso dire se è riuscita a saltare o è affondata oppure se lè ammuccata un pisci come a quelli delle favole. E quando mi sono seduto dopo averla tirata ho pensato che mi sarebbe piaciuto che quella fosse stata mia figghia. Scelta e crisciuta con tutte le attenzioni e poi lassata libera.
Splendida nella sua forma e nella mia fantasia.


ps Grazie a Delfo Zimbone...e a me frati :-)

3 commenti:

  1. È stupefacente l'effetto che mi fà leggere questi tuoi racconti in semi dialetto, mi catapulta nel passato, manco avessi 80anni e vivessi di ricordi. C'è poi la magia di riuscire a leggere in modo scorrevole il siciliano, e il riscontrare che alcuni termini differiscono pochissimo dal mio di dialetto.
    Però stasera mi ha steso una parola "taliu" mi riportato mia nonna, perchè era lei che mi ha spiegato il significato di questa parola, venuta fuori un giorno in uno dei suoi discorsi allegri e tristi allo stesso tempo...

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  3. @Lillina mi piace il riferimento a tua nonna... io quando scrivo queste cose ho sempre in testa la mia :-)

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