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09/07/12

[titolo provvisorio] A favula dillacqua lodda -21-

Laria era china di ciauri strani. Incensi e frittura. Salsa che abbruciava e carni arrustuta. Pareva come a una casba e la carusidda era cunfusa. Cercò la mano di Nitto che quello fino a quel momento cera stato solo accanto come a un cagnuluzzu che si porta a pisciare e la strinse forte. Il fatto è che Lucia non sapeva dove andare. A chi chiedere. Aveva fatto già tre volte avanti e indietro a destra e a sinistra guardando tutte le targhe scritte attaccate ai portoni spiando tutti i nomi ma non si sapeva decidere. A un tratto sentì qualcosa colpirla alla spalla. Si vutò di scatto ma non cera nessuno solo un chiacco di ligno scivolato a terra.
"Attia! Attia! Giovanotta!" Una voce strana tutta tirata sembrava chiamarla. Una voce come a quella dellattrice. Della Milo.
Lucia e Nitto alzarono la testa ma il sole faceva un riflesso che accecava dentro a quel budello di strada e non era facile vedere se cera qualcuno ai balconi o affacciato a qualche finestra.
"Attia! Attia!" ripetè la voce e questa volta sembrava più vicina. Alle loro spalle si sarebbe detto. E accussì era.
La Maga Euforbia o Pasqualina come confessò poi quannu si presentò era gigantesca. Pareva una di quelle fimmine tedesche che ogni tanto arrivavano in vacanza destate da sole o insieme a qualche emigrante che laveva maritate. Epperò lei ciaveva quella voce stridula e antipatica che uno faticava ad ascutarla per tanto tempo.
"E accussì tu sì la nipote di Maggherita! Ti ho riconosciuta subito che ciavevo la foto tua lo sai? E chistu cu iè? U to zitu?"
Era la seconda volta che ci dicevano questa cosa e Laura accuminciava a siddiarisi anche se in fondo non ci dispiaceva.
"Viniti! Viniti! Trasiti!" Pasqualina li fece accomodare a casa sua. E casa era parola grossa a dirla pecchè cera una sola stanza. Il cesso a vista separato da una tenda. Un salotto loddu e tutto sformato dal peso della sua padrona. Un cucinino cunsuntu vicino al frigidere piccolo. Però in compenso al centro faceva bella mostra di sè un massiccio tavolo tondo di noce. Tutto allicchittiato e pulito con al centro tante boccette di sabbia colorata che sembravano fare allegria. Laura si avvicinò per guardarle meglio e stava per prenderne una quando fu fermata dalla voce di quella priula.
"Ferma! Chiffai? Na canusci a mamma rocca?"  

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