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28/01/12

Parole con scie (incontri sulla poesia) - 3 -

Esploro i sorrisi imbarazzati che accompagnano il video, i bimbi sempre più sembrano non abituati alla vecchiaia, alla naturale decadenza del corpo; eppure è proprio quel faticoso ricordare che mi permette di associare la poesia al vivere, di iniziare la discussione. E' dai versi  della "nonna" che diventa possibile trovare la strada, spiegare la forza del suono, risalire al ricordo tribale, al canto. La poesia come necessità della lingua, come presente e ricordo, vita.
Certo non sempre avviene, sono così tante le variabili: una mattina un po' grigia, la verifica da fare o già fatta, la lezione da ricordare, il film visto fino a tardi davanti alla tv o la festa della sera prima. Insomma a volte è necessario aggiungere anche qualcos'altro, continuare a giocare.








Quasi nulla è nei loro ricordi, ma bisogna tener conto che anche il sottoscritto ha necessità di sorridere, di partecipare e poi rapido (che subito monta la rivolta, la distrazione) aggiungo anche questo:






Siam quasi pari ora. Pronti a confrontare le trappole in cui felici ci siamo fatti imbrigliare:

Fonte Immagine: nº 30 del 22 luglio 1984 del Giornalino


Bene, ora posso rifare le domande iniziali, vedere nascere i loro dubbi, chiedere, domandare. E' il momento di ascoltare le conte, le filastrocche, le rime dimenticate che tornano ad affiorare.
E' questo, anche, il momento dei mattoncini, i volumi che dall'inizio dell'incontro giacciono quasi come dimenticati accanto al computer.
I libri che porto sono tra i pochi che possiedo da quando ho iniziato la mia vita di emigrante, ma credo vadano bene lo stesso. Vado per opposti, nei miei incontri, mi serve per semplificare. Un uomo e una donna (Montale e Pozzi), famosi e sconosciuti (un'antologia del '900 e una di un concorso), rime per giocare e per pensare (rime un po' bislacche sulle tabelline e una raccolta di Piumini).
Quando distribuisco i libretti, dopo averli presentati, cerco di affidarli secondo quello che dei ragazzi ho iniziato a immaginare. Ecco questo va contro tutte le indicazioni pedagogiche, ammetto, e già immagino accenni amareggiati a Watzlawick, all'effetto pigmalione, ma continuo a far così e a me stesso rispondo: "non in queste lezioni",  "non in questo contesto".
Naturalmente la consegna è quella di far girare le pagine tra la classe, ma so già che qualcuno di quei libri resterà un po' di più tra mani curiose, anzi mi auguro che ciò avvenga o che almeno sorgano proteste per non aver potuto toccare tutto.
Inizia qui veramente, credo, il mio percorso.

3 commenti:

  1. Dario: sempre più in alto! E sempre più appassionato :)
    Bellissimo passare da Negroni (a cui mi lega un affetto campanilistico) alla Victoria (a cui mi piacerebbe essere legato da un qualunque tipo di affetto).
    E poi mi citi, con nonchalance, Watzlawick, uno dei miei numi tutelari.

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  2. Sembri nato per affascinare i bambini, cosa che a me non è mai riuscita nemmeno con le mie figlie. Come la poesia, è un dono, e non cosa che si possa imparare.

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  3. @MM, Bene :-) ti ho risparmiato le altre pubblicità :-)

    @Melusina, divertirsi? :-)

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