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13/09/11

[titolo provvisorio] A favula dillacqua lodda -19-

I viscotta erano proprio buoni con quella forma a esse che metteva allegria e lanice che ciauriava la bocca. 
Nitto sinni calau una decina ca pareva affamatu prima di pigghiarisi il cafè. Lucia invece continuava a furiarne uno tenendoselo nella bocca come facevano i picciriddi ca si squagghiava piano piano mentre aspettava che la zia sistemasse tutte queste faccende. Voleva che tornasse ad assittarisi. A cuntari.  Non fu una cosa veloce però che per tutto ci vuole il suo tempo ma poi finalmente a Za Sarina accuminciau di nuovo a parrari:
"Quannu tunnau erano passati quasi deci anni e allinizio fu festa ranni e baci e abbracci ma poi to nonna se ne accurgiu che non era più lo stesso. Viveva ogni sira a putia e qualcuno cuntava che sinnieva a fimmini. A scusari se dico queste cose. E poi  non travagghiava che però ciaveva sempri soddi ne sacchetti e si cangiava una giacca o misi che tutti si furiavano per guardarlo di quando era eleganti. Idda non ci vosi spiari mai nenti però io lo so che di notte si suseva per taliarici dentro alle sacchette e al portafoglio macari che lei era ancora gilusa ma più di tutto vuleva viriri tornare indietro quelluomo che aveva amato così tanto. E sperava di trovare qualcosa. Di sapere. Pecchè iddu non parrava. Ci dava i soddi per mangiare la simana e per le paste la domenica e nientaltro che neppure i robbi ci faceva accattari. Non aveva nemmeno voluto sapere nenti di quel figghio che aveva perso e anzi sincazzava quannu Maggherita nisceva per portarci un ciuri a quellangelo che "i morti su morti" diceva e "non ciannu chiù bisogno di nenti e di nuddu" macari.

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