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31/12/09

Vaghireh

Sarà per questo che i poeti sono poeti
che loro taliano tutti i ruppa della vita
e a volte non ce la fanno a sopportare quelle imperfezioni
della trama
e altre invece se ne innamorano
che pari che non putissuru vivere senza.
Sarà per questo
penso
che di certo loro mancu u sannu
e scrivono e parlano
senza viriri
su c'è chi li senti.

30/12/09

La Sciancata

Appresso alla casa del pisciaro cera un cuttigghiu nicu. Tre case che a fare sforzi arrivavano a avere quattro stanze decenti dei tempi nostri senza cuntari il cesso che era fora misu allingresso del cortile. Io non ci ieva quasi mai da quelle parti ma a voti capitava pecchè lì ci stava a Sciancata. Chidda ca vinneva lova frischi.
Lei era vitua da sempre e per campare visto che il marito non celava lasciata la pensione sera misa a casa i iaddini che poi vinneva lova o i iaddi o i puddicina a tempo di pasqua. A Sciancata non era proprio na biddizza. Era invecchiata presto con le sue disgrazie epperò tineva ancora una risata ca pareva una picciridda. Ammizzigghiata e timida come a una verginella a caccia di marito.
Vicino a idda ci stava una famigghia di Belpasso che erano tre persone e u masculu ranni da casa vinneva cassetti a fera che qualcuna la trovavi sempre davanti alla porta e io certe volte mi ciassittava tuttu cuntentu. Poi nella terza invece cera una vecchia ca non nisceva mai e che non lho mai vista macari ca tutti ricevanu ca esisteva e che era tinta.
Io alla sciancata ci stavo simpatico che sarà stato perchè ero nicu oppure che lei non nava avuto a futtuna di aviri figghi. Fattostà che un uovo me loffriva sempre e ci faceva macari u puttusu ca spinnula che così io me lo potevo sugare beddu cauru prima di irimminni pi tunnari a casa.
Ora non ce chiù nenti dà. Diciunu che ci devono fare un residense.
In fondo a mia non mi dispiace ca spariu tuttu. Che certi ricordi unu sillavissi ammucciari na testa di nicunicu pecchè poi non ciannu chiu sensu a virirli cangiati.
Che certe cose arrestunu vivi sulu a cuntarli.

23/12/09

19/12/09

14/12/09

10/12/09

Gino La Monica

Gino La Monica u vavveri era preciso nelle sue cose che da quasi trentanni dopo la pisciata mattutina e la toletta sistemato larnese in mezzo alle cosce si mitteva i causi belli stritti e nisceva per la sua passeggiata quotidiana fino al lavoro. Tutto questo accuminciava puntualmente alle sei che già alle sette meno tre era davanti alla porta di casa e alle sette precise fuori dal cancello.
Da nico non era stato mai molte volte a giocare insieme a noi dopo la scuola che lui preferiva altre cose e del resto con il tempo a capemu tutti questassenza che a non conoscerlo come dice la bibbia erano rimasti in pochi nella nostra via.
Gino ciaveva sempre tenuto alla precisione e alla pulizia e allo sport macari che anche ora a cinquantanni pareva un carusiddu tutto friscu e azzimato. Niente a che vedere con gli altri nostri compagni che tra panze e malatie parunu nisciuti quasi tutti da un filmi dellorrore.
Ogni tanto quando mi veniva la fantasia di pigghiari un cafè al bar aspettavo lora giusta e lo fermavo. Lui per queste cose era un po' di testa che alli voti lo vedevo che mi avissa mannatu volentieri affanculu e altre che si dimostrava tutto contento di fermarsi con me. Io comunque ho sempre cercato di non dargli tanto fastidio che non mi è mai sembrato giusto inquietare la gente se quella non vuole. In genere parlavamo di minchiate o di ricordi che poi è lo stesso. A volte però ultimamente ci vedevo passare nella faccia strani pinseri che però non ce lho mai chiesto il motivo che pensavo che me ne avrebbe parlato lui se voleva.
Aieri proprio mi ero deciso ad aspettarlo che ci volevo chiedere una informazione e un piacere per un cosa che avevo visto in un negozio che avevano iammato vicino al suo. Era uno di quelli che ci vendono tutte le cose a uneuro e io passando avevo alluccato una iaggia nuova per il canarino epperò non mero potuto fermare che ciavevo unappuntamento. Per questo ci volevo chiedere a lui che ci veniva di sicuro più semplice.
Quando visti passari lorario un poco mi allarmai che non era mai successo prima. Dopo però mi misi il cuore in pace che pensai che anche se era vero che non era mai successo questo non voleva dire che uno non si ammala mai.
Fu al telegiornale allora di pranzo che finalmente riuscii a conoscerlo il motivo di quellassenza. A capire.
Un pugno di carusazzi lo aveva aspettato alluscita il giorno prima e ciavevano livato tutti i soddi. E ciavevano detto cose come Frocio e Ghei di merda. E lavevano pistato a sangue che ancora era ospitali.
Il giornalista parlava veloce che subito dopo cera un servizio sullultimo cantante del festival e lintervista a quello macari ma io comunque ciarriniscii a riconoscerlo che era lamico mio che me lo immaginai dal nome della strada.

09/12/09

07/12/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (16)

Non cera molta gente. Non cerano tante cose.
Qualche vecchia che ricamava o friscu nel balcone. Un picciriddu cammuttava senza voglia un pallone. Una lambretta scassata abbiata di lato. Una funtana rutta cabbiava un filo dacqua. Petri e ligna abbandonati per il lavoro di qualche casa diroccata. Un picciotto che sarritirava do travagghiu.
Il sole ora riempiva tutto e si pigghiava ogni cosa. Araziu e Sara erano solo macchie. Puntini acculurati. Lei con il suo culo e la faccia niura. Lui con il vestito nuovo tutto impagghiazzato. Macchie. E forse anche loro la sapevano questa cosa che non si rivolgevano la parole e camminavano con la testa vascia e la surura che calava no coddu.
Allimprovviso una chiesa vicino accuminciau a sunari le campane delluffizio. Fu cosa di poco conto che nenti dopo sembrò cambiare.
Serano infilati in una vanedda che portava solo alla campagna ma non ci fu tempo assai di pinsarici a questa sventura che un cani i pigghiau di mira facenduci viriri i renti e abbaiandoci contro come a un dannato. Scappanu arreri comu du aciduzzi. Avvulannu supra le poche ombre. Scavalcando macerie. Pigghiannu vita.

06/12/09

05/12/09

à propos de





tutti mi dicono
lo leggo anche
che innamorarsi cambia il modo di sentire
quasi fosse malattia
sostengono alcuni
o solo buona erba
dicono altri
io mi limito ad ascoltare i Penguin
"Air A Danser" e "Telephone and Rubber Band"
che poi il secondo mi ricorda che vorrei telefonarti
e che non posso

tutti mi dicono
lo leggo anche
che innamorarsi cambia il modo di vivere
ed in effetti ho appena spento il pc
e la tv e tutte le piccole cose
di cui non so che fare
ed anche i libri tacciono
e i pensieri e le voglie
se manchi

tutti mi dicono
lo leggo anche
che l'amore ognuno se lo vive come vuole
che vince che divora che prende che sussurra
ci sono tante parole belle sull'amore
e qualcuna sono anche riuscito a dirtela
che non si hanno imbarazzi nell'amore
e si crede di sapere tutto
senza sapere nulla

04/12/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (15)

Certo che i cento euri putevano esseri utili ora che sivveva di accattari i biglietti nuovi o anche per mangiare nel frattempo che ad esempio tannicchia di fame era arrivata a tutti rui e lora della giornata era propizia.
Araziu pinsau bonu di scegliere un posto. Una putia che stava vicino alla piazza e che prima ciaveva chiesto a quacche passante per canusciri. Che lui non sapeva e non laveva frequentato a quel paese.
E macari che tutti lavevano taliati storti che non era difficile arristari impressionati da unu vistutu mali e da una buttana niura che facevano i fidanzatini ciavevano lo stesso dato le indicazioni che magari quelli erano solo drogati o turisti americani.
"Dà na vanedda! No zu Ianu" aveva detto uno.
"Go o rittu e poi a lefti che cè ancol Iano" aveva aggiunto unaltro.
"Quanto veni un giro?" cera nisciuto a un terzo.
Insomma sta putia non era mali che pareva pulita e poi cera macari un tavolino messo fora anche se cera friddu. E questo stava tutto attaccato al muro quasi che era timido o che non cenaveva iammu assai di farisi viriri con i clienti da tutta la gente che passava.
Loro si pigghiano una pasta alla norma e du puppetta arrustuti che poi invece cera anche quella con il finocchietto alla palermitana e alla puttanesca macari che però non era il caso e poi rocculi affugati e carne di cavaddu e patatine fritte e angiove e tante altre cose che se li scordàno subito dopo averle sentite presentate dal padrone.
Serano messi dentro che quello nel locale aveva ricavato una stanza vicino alla cucina e così si puteva macari mangiare comodi. Certo però che per essere una putia il vino era proprio acitu e dopo il primo assaggio Araziu laveva ittatu tuttu nterra come fosse stato un incidente e sera fatto portare una birra ca era di certo megghiu. Avevano comunque pagato venti euri compreso il caffè ed erano nisciuti subito poi che volevano arrivare presto alla stazione.
Per strada ora cera uno strano silenzio e ciauru di mari macari. Arrivava tutto chinu di sali e ti riempiva i polmoni e locchi e lanima che se non ci fossero stati abituati di sicuro avissuru impazzutu che il mare quando decide di regalarti il suo profumo non scherza.
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