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30/05/09

"E' cosa 'e niente"










Premetto
che queste sono informazioni facilmente reperibili in Internet, di alcune le TV hanno parlato di altre hanno solo accennato.
Il numero di siti che riportano questo stringato Curriculum è notevole, basta ricercare una qualsiasi delle frasi seguenti con un motore di ricerca come Google. Suppongo quindi sia un curriculum vero he tutti gli agenti di polizia abbiano sui loro terminali come avranno il mio (ancora bianco).

Ricordo che molti sospetti non fanno né una certezza né una condanna e quindi il Presidente Berlusconi ha la fedina penale pulita. Per adesso risultano solo condanne (4) di primo grado e che nei successivi gradi si sono risolte con assoluzioni per vari motivi tra cui la prescrizione. Anche qui occorre precisare che le diverse condanne in primo grado non sporcano la fedina.

Comunque sia credo che i titoli che vedrete in neretto siano i nomi dei fascicoli giudiziari mentre la descrizione suppongo appartenga a quel giornalista apparso nella trasmissione di Luttazzi: Marco Travaglio. Mi risulta che abbia avuto molte querele e che non ostante questo il suo libro
sia ancora in libera vendita, quindi si deve convenire che le sue frasi corrispondono a verità per la magistratura. Se non fosse così prego di informarmi.

Il giornale della Lega Nord La Padania riporta alcuni vecchi procedimenti giudiziari, l'articolo è del giornalista Max Parisi datato 30 agosto 1998, mancano tutti i procedimenti giudiziari aperti dal 1998 in poi. Probabilmente esistono altre fonti ufficiali di tale curriculum, fonti mai smentite e più recenti ma il mio tempo da dedicare a questo argomento è poco.

I dati di fatto dovrebbero essere i seguenti:

  1. Traffico di droga

  2. Nel 1983 la Guardia di Finanza, nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di droga, aveva posto sotto controllo i telefoni di Berlusconi. Nel rapporto si legge: «È stato
    segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane. Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni edilizie e opererebbe sulla Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo...». L'indagine non accertò nulla di penalmente rilevante e nel 1991 fu archiviata.


  3. Falsa testimonianza sulla P2

  4. La prima condanna di Silvio Berlusconi da parte di un tribunale arriva nel 1990: la Corte d'Appello di Venezia lo dichiara colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla lista P2. Nel 1989, però, c'era stata un'amnistia, che estingue il reato.


  5. Tangenti alla Guardia di finanza

  6. Berlusconi è accusato di aver pagato tangenti a ufficiali della Guardia di Finanza, per ammorbidire i controlli fiscali su quattro delle sue società (Mondadori, Videotime,Telepiù...). In primo grado è condannato a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate, senza attenuanti generiche. In appello, la Corte concede le attenuanti generiche: così scatta la prescrizione per tre tangenti. Per la quarta (Telepiù), l'assoluzione è concessa con *formula dubitativa* (comma 2 art. 530 cpp).

  7. Tangenti a Craxi (All Iberian 1)

  8. Per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi, passati attraverso la società estera All Iberian, in primo grado è condannato a 2 anni e 4 mesi. In appello, a causa dei tempi lunghi del processo scatta la *prescrizione* del reato. La Cassazione conferma.

  9. Falso in bilancio (All Iberian 2)

  10. Berlusconi è rinviato a giudizio per aver falsificato i bilanci Fininvest. Il dibattimento, dopo molte lungaggini e schermaglie procedurali, è in corso presso il Tribunale di Milano.

  11. Consolidato gruppo Fininvest (All Iberian 3)

  12. La Procura della Repubblica di Milano ha indagato sulla rete di società estere del gruppo Fininvest (Fininvest Group B), contestando falsi in bilancio e operazioni che hanno generato un migliaio di miliardi di fondi neri. Sta per essere formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio.

  13. All Iberian (2 o 3)

  14. Silvio Berlusconi e tre ex dirigenti della Fininvest sono stati assolti al termine del processo All Iberian iniziato nel 1995, in cui erano imputati per falso in bilancio e false attestazioni, perché stando alla nuova normativa sui reati delle società, i fatti non sono più considerati come reati dalla legge. Si noti che tale legge è stata fatta dal governo avente come Primo ministro lo stesso Berlusconi Silvio. Fonte.

  15. Caso Lentini

  16. Berlusconi è stato rinviato a giudizio per aver deciso il versamento in nero di 6 miliardi dalle casse del Milan a quelle del Torino calcio, per l'acquisto del calciatore Gianfranco Lentini. Il dibattimento è in corso presso il Tribunale di Milano.

  17. Medusa cinematografica

  18. Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d'acquisto della società Medusa cinematografica, per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio. In appello, la Corte gli ha riconosciuto le attenuanti generiche: è così scattata la prescrizione del reato.

  19. Terreni di Macherio

  20. Berlusconi è accusato di varie irregolarità fiscali nell'acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio. In primo grado è per alcuni reati assolto, per altri scatta la prescrizione. In appello è confermata la sentenza di primo grado.

  21. Lodo Mondadori

  22. Berlusconi è accusato di aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel Lodo Mondadori, che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice dell'udienza preliminare ha deciso l'archiviazione del caso, con *formula dubitativa*. La Procura ha fatto ricorso alla Corte d'appello, che ora dovrà decidere se confermare l'archiviazione o disporre il rinvio a giudizio di Berlusconi, Cesare Previti e del giudice Renato Squillante.

  23. Toghe sporche-Sme

  24. Berlusconi è accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. Rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti e Renato Squillante. Il processo di primo grado è in corso presso il Tribunale di Milano.

  25. Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest

  26. Berlusconi era accusato di aver indotto la Rai, da presidente del Consiglio, a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

  27. Tangenti fiscali sulle pay-tv

  28. Berlusconi era accusato di aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l'Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay-tv e per ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

  29. Stragi del 1992-1993

  30. Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze, indagano da molti anni sui «mandanti a volto coperto» delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (a Firenze, Roma e Milano). Le indagini preliminari sull'eventuale ruolo che Berlusconi e Dell'Utri possono avere avuto in quelle vicende sono state formalmente chiuse con archiviazioni o richieste di archiviazioni. Continuano però indagini per concorso in strage contro ignoti.

  31. Telecinco in Spagna

  32. Berlusconi, Dell'Utri e altri manager Fininvest, responsabili in Spagna dell'emittente Telecinco, sono accusati di frode fiscale per 100 miliardi e violazione della legge antitrust spagnola. Sono stati rinviati a giudizio su richiesta del giudice istruttore anticorruzione di Madrid, Baltasar Garzon Real. Dopo varie sospensioni del processo il giudice ha deciso per l'assoluzione perché il fatto non sussiste.

  33. Compravendita della SME

  34. Berlusconi è stato assolto per prescrizione. Dal conto corrente della Fininvest a quello del giudice Squillante attraverso un altro di Cesare Previti, sono transitati 500 milioni di lire nel 1991. Il giudice ha emesso la sentenza nel 2004: è stato un atto di corruzione da parte di Berlusconi Silvio verso il giudice Squillante. Per altri fatti la prova è contraddittoria oppure è insufficiente o manca. In un caso l'assoluzione è completa. Fonte.

  35. Caso David Mills

  36. Berlusconi ha fatto versare nel 1997 da Carlo Bernasconi, manager della Fininvest, "non meno di 600 mila dollari" sui conti svizzeri dell'avvocato inglese David Mills
    "affinché dichiarasse il falso nel processo per le tangenti Fininvest alla Finanza e in quello All Iberian". David Mills è stato condannato il 17/02/2009 a 4 anni e 6 mesi per falsa testimonianza a copertura di Silvio Berlusconi. Il corruttore (Berlusconi Silvio) non è processabile per il Lodo Alfano votato dal governo Berlusconi. Fonte

  37. Frode fiscale

  38. Berlusconi è imputato in frode fiscale. Il principale indagato è però Fedele Confalonieri per evasione di 13.3 milioni di euro per costituire fondi neri relativi ai diritti TV di Mediaset, avrebbe commesso l'illecito in concorso con diverse persone tra cui Berlusconi Silvio. Fonte.
Attualmente Silvio Berlusconi è un parlamentare della Repubblica italiana, leader di Forza Italia (ora Popolo delle libertà) e Presidente del Consiglio italiano. L'onorevole Berlusconi ricopre inoltre molte altre cariche tra cui la presidenza della squadra di calcio Milan ed è proprietario di
Mediaset, il più grande gruppo privato televisivo in Italia.

27/05/09

Nostra patria è il mondo intero



Il galeone

Siamo la ciurma anemica
d’una galera infame
su cui ratta la morte
miete per lenta fame.

Mai orizzonti limpidi
schiude la nostra aurora
e sulla tolda squallida
urla la scolta ognora.

I nostri dì si involano
fra fetide carene
siam magri smunti schiavi
stretti in ferro catene.

Sorge sul mar la luna
ruotan le stelle in cielo
ma sulle nostre luci
steso è un funereo velo.

Torme di schiavi adusti
chini a gemer sul remo
spezziam queste catene
o chini a remar morremo!

Cos’è gementi schiavi
questo remar remare?
Meglio morir tra i flutti
sul biancheggiar del mare.

Remiam finché la nave
si schianti sui frangenti
alte le rossonere
fra il sibilar dei venti!

E sia pietosa coltrice
l’onda spumosa e ria
ma sorga un dì sui martiri
il sol dell’anarchia.

Su schiavi all’armi all’armi!
L’onda gorgoglia e sale
tuoni baleni e fulmini
sul galeon fatale.

Su schiavi all’armi all’armi!
Pugnam col braccio forte!
Giuriam giuriam giustizia!
O libertà o morte!

Giuriam giuriam giustizia!
O libertà o morte!


Il Galeone, Belgrado Pedrini e la "Liberazione" di Riccardo Venturi.

"Il galeone" è una poesia che Belgrado Pedrini, anarchico carrarese, scrisse in galera, a Fossombrone, nel 1967. Fu poi messa in musica da Paola Nicolazzi sulla base di una canzone popolare intitolata, curiosamente, Se tu ti fai monaca; la Nicolazzi, nel trasformarla in canzone (e in uno dei più noti canti anarchici italiani di ogni tempo), ne omise però la quarta e l'ultima strofa, che così recitano:

Nessun nocchiero ardito,
sfida dei venti l’ira?
Pur sulla nave muda,
l’etere ognun sospira!
(...)
Falci del messidoro,
spighe ondeggianti al vento!
Voi siate i nostri labari,
nell’epico cimento!

Fu poi pubblicata, senz'alcuna indicazione di titolo, nel giornale Presenza anarchica, a cura dei gruppi anarchici riuniti di Massa e Carrara, supplemento quindicinale a Umanità Nova, il 5 ottobre 1974.

Fin qui la storia di questa canzone scritta in galera. La quale, specialmente per il suo linguaggio, potrebbe far sorridere il lettore e l'ascoltatore di oggi. E' il linguaggio aulico di molti canti anarchici classici. Ma il sorriso scompare immediatamente quando si pensa al fatto che "Il galeone" è in realtà il simbolo stesso, anche nella parola stessa, della galera, anzi, della "galera infame". Quella dove il suo autore era rinchiuso.

Belgrado Pedrini aveva iniziato la Resistenza ben prima dell'8 settembre; era, la sua, una vita di resistenza da sempre. Durante il fascismo conduce la sua lotta clandestina, poi già nel 1942 partecipa ad azioni di lotta. Si unisce poi alla formazione partigiana anarchica "Elio" con cui lotta fino alla...

Stavo per dire "Liberazione". Ma la "liberazione" del partigiano Belgrado Pedrini si chiama galera. Nel 1942, per poter continuare la lotta, lui e i suoi compagni sottraggono ad alcuni industriali fascistoni milanesi e carraresi un bel po' delle loro ricchezze; nel 1949 il tribunale di Livorno giudica tali atti come "reati comuni" e condanna Belgrado Pedrini a trent'anni di carcere. Questa la ricompensa.

E sono galere su galere. Nel 1977, il presidente Leone gli concede la grazia; ma, appena uscito, viene rinchiuso in una casa di lavoro presso Pisa, dove muore all'età di sessantasei anni. Per Belgrado Pedrini non c'è mai stata nessuna "liberazione". Solo la galera dello "stato democratico"

Titoli di coda



Teatro 5 di Cinecittà. Davanti a un immenso frontale che riproduce un cielo, sospesi a diversa altezza su due piccoli ponti attaccati con le funi ai tralicci del soffitto, due pittori in canottiera e coi cappellini ricavati da un foglio di giornale muovono i lunghi pennelli con lentezza da acquario, i secchi della vernice accanto. Tutto intorno è silenzio. Si sente solo il fruscio delle spatole sul fondale già quasi interamente dipinto.
― Oh, a Ce’…
― Che voi?
― Vattela a pijà ‘nder culo.
Il primo pittore sta fischiettando “Sirena del mare”. Di colpo s’interrompe, e nel silenzio riverberato del grande teatro vuoto si rivolge di nuovo al secondo pittore:
― A Ce’… No, stavo a pensà ‘na cosa…
― Cosa?
― Perché non te la vai a pijà ‘nder culo? ― e scoppia a ridere, felice come un bambino.
― A Ce’ ―, fa il primo.
E l’altro, sbuffando: ― Uuhhhh!
― Sai chi t’ho incontrato ieri? Moccoletto. Sai che m’ha detto?
― No.
― M’ha detto che te la devi annà a pijà…

Fonte: Perceber

23/05/09

Capaci 4



Silvio:Pronto?
Marcello: Pronto.
Silvio: Marcello!
Marcello: Eccomi!
Silvio: Allora, è Vittorio Mangano.
Marcello: Eh!
Silvio: ...che succede se ha messo la bomba.
Marcello: Non mi dire!
Silvio: Sì.
Marcello: E come si sa?
Silvio: E... da una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all'intelligenza.
Marcello: Ah, è fuori?
Silvio: Sì, è fuori [fuori dal carcere, in libertà].
Marcello: Ah, non lo sapevo neanche.
Silvio: Sì; questa cosa qui, da come l'ho vista fatta con un chilo di polvere nera, una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto... è stata fatta soltanto verso il lato esterno. Secondo me, come un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata, lui ha messo una bomba.
Marcello: Alla Mangano, sì sì.
Silvio: Un chilo di polvere nera, cioè proprio il minimo...
Marcello: Sì, sì, cioè proprio come dire mi faccio sentire, sono qui presente.
Silvio: Sì. Uno: "ma è arrivata una raccomandata, caro dottore?" Lui ha messo una bomba.
(risate)
Marcello: Lui non sa scrivere!
(risate)
Silvio: Su con la vita!




22/05/09

Capaci 3


Processo per la strage di Capaci
Corte d’assise di Caltanissetta
Audizione di Gioacchino Genchi e Luciano Petrini
Udienza dell’ 8 gennaio 1996


[...]
§P.M. dott. TESCAROLI§: - Potete specificare se vi siano state manomissioni di supporti informatici in uso al dottor Falcone? Nell'affermativa indicate quali e, ove possibile, l'epoca delle stesse.
§TESTE PETRINI§: - Allora, abbiamo riscontrato, diciamo,  alcune anomalie con riferimento ai seguenti.. ai seguenti temi: dunque, alcuni file risultavano, sono risultati ad un primo esame registrati con una data successiva alla morte del dottor Falcone, in realta' questi files erano, come dire, dei documenti, erano dei testi di dati con un programma di nome Wordstar; relativamente a questi oggetti abbiamo riscontrato che , nonostante la data risultasse successiva alla morte del dottor Falcone, in realta' il contenuto era integro, era originale, che' e' stato riscontrato con analoghi files presenti sui floppy di backup del dottor Falcone stesso; evidentemente l'operazione probabilmente, l'operazione di aggiornamento di questi files, e' stata causata da una modalita', diciamo, con la quale si era usciti dal programma Wordstar, che evidentemente era stato utilizzato dalle persone che in prima battuta hanno esaminato questi files, tale per cui pure non effettuando delle manipolazioni sul contenuto degli stessi pero' il programma generava automaticamente un salvataggio del file stesso, che dava luogo ad un aggiornamento della data.
[...]
§P.M. dott. TESCAROLI§: - Proseguiamo nell'elencazione delle anomalie, delle manomissioni riscontrate.
§TESTE GENCHI§: - Si', le anomalie riguardavano tanto il personal computer, custodito e sequestrato presso l'Ufficio della Direzione Generale degli Affari Penali - Roma - Ministero di Grazia e Giustizia, tanto sui floppy disk, sequestrati negli stessi luoghi, tanto sul personal computer Compact, sequestrato in epoca successiva al primo sequestro, negli stessi Uffici della Direzione Generale degli Affari Penali, tanto nel computer Toshiba rinvenuto dalla famiglia in epoca successiva alle prime ricerche in via Notarbartolo, tanto nei prodotti programmi che in questi supporti, in questi sistemi informatici erano installati. Altre anomalie sono state rinvenute nel databank Casio, si tratta di un prodotto informatico portatile, un'agendina portatile della Casio, che e' stata trovata totalmente cancellata, cioe' non conteneva alcun dato. Di questo stesso databank, che aveva la predisposizione per l'espansione di memoria con una ram - card esterna, cioe' una carta che era in condizioni di contenere fino a 64 Kilobyte, non e' stata rinvenuta la ram - card; della stessa calcolatrice non e' stato rinvenuto il cavetto di collegamento al computer che, sicuramente, il dottor Falcone aveva, in quanto su un computer, di quelli che ho teste' elencato, e' stato rinvenuto il programma per il trasferimento dei dati e per la gestione dei dati degli anni precedenti, mi pare il '90, '89 - '90; mentre il '91 - '92 era in linea. Quindi questa scheda elettronica ram - card non e' stata rinvenuta, non e' stato rinvenuto il software, come dicevo, il databank e' stato rinvenuto totalmente cancellato e i supporti, che ho appena elencato e che l'ingegner Petrini ha descritto, sono stati rinvenuti negli stessi luoghi, in tempi e con modalita' diverse da diverse Forze di Polizia.
§P.M. dott. TESCAROLI§: - Quali spiegazioni potete fornire in ordine alle anomalie evidenziate, ad eccezione di quelle inerenti le editazioni dei files in epoca successiva alla morte del dottor Falcone, per la quale gia' avete fornito una spiegazione?
§TESTE GENCHI§: - L'apertura, l'aggiornamento e la chiusura dei files in epoca successiva e' un'operazione estremamente evidente, avuto riguardo anche al contenuto dei documenti. Questo tipo di operazione da' la certezza, certifica che sicuramente vi e' stata un'attivita' materiale di verifica, di ispezione su quei sistemi e sui supporti informatici; per cui, a questo punto, secondo quelli che sono proprio i limiti che l'informatica offre alla ricostruzione delle attivita' che su un sistema, su un supporto si verificano, e' possibile risalire solo all'ultimo tipo di operazione, sia essa di modifica, sia essa di editazione, sia essa di cancellazione. Quindi, la spiegazione causale di queste anomalie, in termini generali, e' molto difficile poterla ricondurre nel novero della verosimiglianza; noi possiamo solo dire che ci sono stati degli interventi, che quegli interventi hanno riguardato pero' dei documenti che in effetti non sono stati per nulla modificati; poi per il resto, purtroppo, non e' stato possibile verificarlo. Mentre invece, per quanto riguarda il databank Casio, grazie all'ausilio della casa madre, della produttrice Casio e della rappresentanza ingegneristica in Italia, si e' riusciti con un'attivita', che e' stata eseguita su Milano, guidata e diretta direttamente dal P.M. che si e' spostato in quella sede, a ripristinare il contenuto di quanto era stato precedentemente cancellato; cioe' noi per quel supporto siamo in condizione di stabilire che sicuramente era avvenuta una cancellazione totale dei dati e i dati cancellati sono stati totalmente rigenerati.
§P.M. dott. TESCAROLI§: - E' possibile stabilire in quale epoca siano stati cancellati?
§TESTE GENCHI§: - L'epoca e' verosimile successiva alla strage, in quanto il Magistrato assassinato aveva annotato alcune attivita' coincidenti, contemporanee alla data dell'attentato e aveva, addirittura, annotato degli impegni successivi al 23 maggio '92, e piu' precisamente al giugno dello stesso anno; quindi, e' da ritenere che l'operazione di cancellazione, la perdita dei dati, chiamiamola in questi termini un po' generici e astratti, sia avvenuta sicuramente dopo la editazione di quegli stessi dati che poi sono stati cancellati.
[...]
§P.M. dott. TESCAROLI§: - Lei sa indicare chi abbia consegnato questo supporto informatico?
§TESTE GENCHI§: - Questo reperto, unitamente al personal computer Toshiba, mi fu esibito per la prima volta presso i locali della Procura Generale di Palermo, da un Sostituto, il quale mi disse in quell'occasione che erano stati consegnati dalla famiglia che li aveva trovati in via Notarbartolo, nella vecchia residenza palermitana del dottor Falcone.
§P.M. dott. TESCAROLI§: - Trovati in epoca antecedente o susseguente all'effettuata ispezione?
§TESTE GENCHI§: - No, in epoca susseguente alle ispezioni; in epoca di gran lunga susseguente alle ispezioni.
§P.M. dott. TESCAROLI§: - E' in grado di collocarlo temporalmente il fatto?
§TESTE GENCHI§: - Siamo sicuramente prima del conferimento dell'incarico di consulenza, intorno giugno. Io ricordo il particolare, che sollevo' l'attenzione della Procura della Repubblica di Caltanissetta, sui diari, sui supporti informatici di Falcone coincidenti, pressappoco, con la pubblicazione di alcuni articoli di stampa, della giornalista Liana Milella, sul Sole 24 Ore.
§P.M. dott. TESCAROLI§: - E con riferimento al mancato rinvenimento della scheda elettronica ram - card, quali spiegazioni potete fornire?
§TESTE GENCHI§: - Io posso testimoniare per certo, indipendentemente dalla consulenza, che il dottor Falcone possedeva e utilizzava la scheda ram - card, in quanto, insomma...
§P.M. dott. TESCAROLI§: - E questo come fa a dirlo?
§TESTE GENCHI§: - Lo so perche' l'ho visto, perche' piu' volte l'ha utilizzata in mia presenza e perche' lui stesso, nella sua agenda elettronica, e coi dati che abbiamo rinvenuto e che sono agli atti della consulenza, aveva annotato di sostituire la batteria della ram - card; questa scheda, avendo una memoria autonoma ed essendo permanentemente alimentata, ha la necessita' di avere sostituita la batteria; lui aveva annotato in una pagina dell'agenda, molto preciso com'era, che a quella data avrebbe dovuto sostituire la batteria della ram - card. Questo dimostra e certifica che il dottor Falcone possedeva la ram - card, che non e' stata rinvenuta.
[...]
§P.M. dott. TESCAROLI§: - Quindi escludete l'accidentalita' della cancellazione?
§TESTE GENCHI§: - L'accidentalita' si esclude da se', perche' se ci fosse stata accidentalita', oggi noi non avremmo il recupero del reperto 101 completo, avremmo semplicemente una relazione che poteva anche stabilire la causale tecnica dell'accidentalita'. Tranne che il dottor Falcone non sia stato piu' in condizione di utilizzarla, abbia premuto, non uno, ma tutta una sequenza di tasti e di conferme, tali da cancellare di volta in volta il contenuto dei singoli archivi; e guardi che e' un lavoro piuttosto complesso, perche' non e' che si cancella con un solo tasto, sarebbe dovuto entrare di volta in volta in ogni archivio, e cancellarlo.


Questo e altri documenti su:  http://www.falconeborsellino.net

18/05/09

Mario Benedetti ( Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009)





Si dios fuera mujer.

¿Y si Dios fuera mujer?
pregunta Juan sin inmutarse,
vaya, vaya si Dios fuera mujer
es posible que agnósticos y ateos
no dijéramos no con la cabeza
y dijéramos sí con las entrañas.

Tal vez nos acercáramos a su divina desnudez
para besar sus pies no de bronce,
su pubis no de piedra,
sus pechos no de mármol,
sus labios no de yeso.

Si Dios fuera mujer la abrazaríamos
para arrancarla de su lontananza
y no habría que jurar
hasta que la muerte nos separe
ya que sería inmortal por antonomasia
y en vez de transmitirnos SIDA o pánico
nos contagiaría su inmortalidad.

Si Dios fuera mujer no se instalaría
lejana en el reino de los cielos,
sino que nos aguardaría en el zaguán del infierno,
con sus brazos no cerrados,
su rosa no de plástico
y su amor no de ángeles.

Ay Dios mío, Dios mío
si hasta siempre y desde siempre
fueras una mujer
qué lindo escándalo sería,
qué venturosa, espléndida, imposible,
prodigiosa blasfemia.



11/05/09

Il blog di Piero Vereni: Gli utili idioti dello stato nazionale

Seguo pochissimo le notizie politiche in questo periodo, quindi non so bene quale possa essere stata la reazione alla dichiarazione di Berlusconi secondo cui il PdL non vuole che l’Italia “diventi un paese multietnico”, e mi auguro che oltre alla Chiesa anche qualche altro soggetto di buon senso abbia saputo dire qualcosa.
Sono convinto che il Premier stia facendo campagna elettorale in un contesto dominato dal razzismo vergognoso della Lega (vera minaccia alla democrazia italiana ben più di qualunque berlusconismo o rigurgito neofascista), ma le cose che ha detto sono estremamente gravi.
Come antropologo, sono ovviamente colpito dall’uso del termine “multietnico”, che è molto più ambiguo di “multiculturale”. Quest’ultimo rimanda infatti a una differenza di pratiche (lingua, religione, usanze, valori, tradizioni) mentre multi-etnico sembra indicare una serie di differenze para-razziali e quindi “oggettive”, come sa chiunque abbia studiato un poco la storia del termine etnia. Il modo migliore per contrastare la posizione di Berlusconi è quello di fargli capire che la sua dichiarazione non solo mette al margine del sistema paese i diversi milioni di stranieri residenti regolarmente che in Italia lavorano e pagano le tasse, ma colpisce al cuore l’identità italiana, che nasce dal faticosissimo incontro tra molteplici diversità. L’affermazione che il suo partito non vuole un paese multietnico implica per pure ragioni logiche che ne voglia invece uno monoetnico, ed è questo il punto terribile della sua affermazione.
Se l’attuale Presidente del Consiglio vuole un paese monoetnico, deve spiegare ai suoi cittadini cosa intende fare della varietà etnica che esiste in questo paese da molto prima che arrivassero i Romeni a rubarci il lavoro e le donne. Cosa ne farà dei moltissimi cittadini italiani che si professano ebrei, tirolesi, sloveni, occitani, ladini, cimbri, arbresh, grecani, sardi, walser, roma, e tutti quelli per cui l’essere italiani coincide con una specificità locale sentita come importante, per non parlare di “razza piave”, “lumbard” e “padani”? Se già l’antropologia ottocentesca aveva individuato la frattura tra “il ceppo gallico” e “il ceppo italico”, dovremo spazzare via il Nord Italia perché etnicamente impuro e inevitabilmente multietnico? E dato che il Sud è stato per lunghissimi secoli un territorio in cui i greci si erano sovrapposti alle popolazioni autoctone per lasciare campo agli arabi che lo controllarono per quattro secoli (pensateci, quattro secoli) per cedere poi a nuovi conquistatori, che farà il presidente del Consiglio? Girerà con il kit genetico per tutta l’Italia proponendo l’espulsione di persone come la mia compagna, che è di famiglia sicula – quindi già imbastardita dai greci – ma rossa con gli occhi verdi (chiaro segno del dominio normanno, e i normanni erano scandinavi alquanto proclivi alla multietnicità) oppure di chi, come me, è nato in Veneto ma con un nonno palermitano che di cognome faceva Vadalà, di chiara origine araba? Noi che non siamo monoetnici che fine faremo? Verremo espulsi? Sterminati nei campi di concentramento? Ci verrà apposto un marchio con cui i veri Italiani potranno riconoscerci e stare alla larga da noi?
Il giochino che Berlusconi ha messo in campo per tenere il passo dei neorazzisti leghisti dovrebbe farlo seriamente riflettere sulle conseguenze di certe pagliacciate da campagna elettorale. Spacciare l’idea che il nostro paese voglia “non essere multietnico” è una scemenza senza senso dal punto di vista scientifico, ma gettata in politica legittima le pulizie etniche: lo sfacelo jugoslavo è nato proprio da deliri di questo tipo. Deliri che servono solo a quella vecchia istituzione, lo stato nazionale, che in un’epoca di globalizzazione economica (e conseguente globalizzazione della crisi) non sa più che pesci pigliare per legittimarsi di fronte ai suoi cittadini, e preme il pedale sull’acceleratore della “sicurezza”, utilizzando la “purezza etnica” come combustibile di un viaggio che, se non si cambia rotta, non sarà certo a lieto fine.
Paradossale che tutto questo, vale dire la difesa della purezza nazionale, si compia per bocca di un industrialotto (a cui dell’Italia non frega ovviamente nulla di nulla) che deve difendere il suo potere dagli assalti di una banda di ignoranti livorosi che hanno fatto successo per anni parlando di razzismo antimeridionale (io non dimentico i “Forza Etna” e i “Fora i teroni dal Veneto” che hanno lordato per anni le strade dove sono cresciuto) o di secessione del Nord e che sputavano sul tricolore italiano dichiarandosi “padani”. Insomma, la difesa dell’italiche sponde e della loro nobile e pura stirpe è stata demandata a cinici politicanti e vergognosi anti-italiani: l’astuzia della scelleratezza ha ormai preso il posto dell’astuzia della ragione.


Il blog di Piero Vereni: Gli utili idioti dello stato nazionale

10/05/09

La putia

Quannu ero nico se mi affacciavo al balcone sinteva un ciauru di carni che avrebbe fatto risuscitari i motti. Dentro un garage avevano iammato una putia e il padrone appena iniziava a farisi scuru nisceva u fucularu e organizzava un arrusti e mangia che era la meta di tutto il vicinato. Io ogni tanto arriniscevu a convincere a mia madre e lei pigghiava e scinneva u panaru con i soddi dentro per poi recuperarlo insieme a un panino cauru cauru e una fetta arrustuta come dio comanda. Certo non mancava u buddellu che il vino non sempre tutti lo tengono bene e così alla fini chiurenu tutti cosi che quello non ciaveva i permessi.
Ora a distanza di anni ficinu qualcche cosa di simili nellaltro lato del palazzo. Certo manca la gioia do focu ma in compenso u putiaro ciavi amici importanti e quannu qualcuno chiamau a polizia al telefono cianno detto che non era loro competenza. Il fatto è mi rissi qualcuno che mancava un posto sicuro per vinniri i bustini della droga e farici passare u tempu a qualche amico e lui cià messo una pezza a questa mancanza.
A mia confesso che non mi dispiace che se maffaccio non vedo niente. Manca la carne di cavallo e la poesia macari che quella se cè mai stata di sicuro sinniu a farisi futturi.

09/05/09

Maggio 1973, Maggio 1978, Maggio 2009






Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

Como beber
Dessa bebida amarga
Tragar a dor
Engolir a labuta
Mesmo calada a boca
Resta o peito
Silêncio na cidade
Não se escuta
De que me vale
Ser filho da santa
Melhor seria
Ser filho da outra
Outra realidade
Menos morta
Tanta mentira
Tanta força bruta...

Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

Como é difícil
Acordar calado
Se na calada da noite

Eu me dano
Quero lançar
Um grito desumano
Que é uma maneira
De ser escutado
Esse silêncio todo
Me atordoa
Atordoado
Eu permaneço atento
Na arquibancada
Prá a qualquer momento
Ver emergir
O monstro da lagoa...

Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

De muito gorda
A porca já não anda
(Cálice!)
De muito usada
A faca já não corta
Como é difícil
Pai, abrir a porta
(Cálice!)
Essa palavra
Presa na garganta
Esse pileque
Homérico no mundo
De que adianta
Ter boa vontade
Mesmo calado o peito
Resta a cuca
Dos bêbados
Do centro da cidade...

Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

Talvez o mundo
Não seja pequeno
(Cálice!)
Nem seja a vida
Um fato consumado
(Cálice!)
Quero inventar
O meu próprio pecado
(Cálice!)
Quero morrer
Do meu próprio veneno
(Pai! Cálice!)
Quero perder de vez
Tua cabeça
(Cálice!)
Minha cabeça
Perder teu juízo
(Cálice!)
Quero cheirar fumaça
De óleo diesel
(Cálice!)
Me embriagar
Até que alguém me esqueça
(Cálice!)
Padre, allontana da me questo calice

Padre, allontana da me questo calice

Padre, allontana da me questo calice

Il vino è sporco di sangue

Non voglio bere una bevanda amara

Ed ingoiare fatica e dolore

Posso tenere chiusa la mia bocca

Però non posso chiudere il mio cuore

Ah se potesse la mia madre santa

Far diventare degna questa vita

Lasciare respirare la mia gente

Tra le menzogne e tanta forza bruta

Padre, allontana da me questo calice…

Com'è difficile stare in silenzio

Io nel silenzio di notte mi danno

Voglio lanciare un grido disumano

Con la speranza di essere ascoltato

Questo silenzio mi lascia stordito

Anche stordito però rimango attento

Potrebbe emergere in qualche momento

Dal lago il mostro che ho tanto temuto

Padre, allontana da me questo calice…

Per quanto è grasso il porco non cammina

Per troppo uso il coltello non taglia

Com'è difficile padre avere voglia

Che passi notte ed arrivi mattina

Sembra il progetto di un mercante pazzo

In questi giorni dipinti di nero

Non smette mai di nuocere il pensiero

Degli ubriachi chiusi nel palazzo

Padre, allontana da me questo calice…

Il mondo aspetta ancora il suo destino

Forse la vita non si è consumata

Voglio inventare da solo il mio peccato

E poi morire del mio stesso veleno

Non voglio più sentirmi in una gara

Mi tiro fuori dai luoghi comuni

Voglio annusare fumo di gasolio

Ubriacarmi e poi farmi scordare

06/05/09

05/05/09

Karl Marx (Treviri, 5 maggio 1818 – Londra, 14 marzo 1883)




"E' un fatto strano: nonostante tutto il gran parlare e l'immensa letteratura degli ultimi sessant'anni sull'emancipazione del lavoro, non appena gli operai, in un paese qualunque, prendono decisamente la cosa nelle loro mani, immediatamente si leva tutta la fraseologia apologetica dei portavoce della società presente, con i suoi due poli di capitale e schiavitù del salario (il proprietario fondario è ora soltanto il socio passivo del capitalista), come se la società capitalista fosse ancora nel suo stato più puro di verginale innocenza, con i suoi antagonismi non ancora sviluppati, con i suoi inganni non ancora sgonfiati, con le sue meretricie realtà non ancora messe a nudo. La Comune, essi esclamano, vuole abolire la proprietà, la base di ogni civiltà! Sì, o signori, la Comune voleva abolire quella proprietà di classe che fa del lavoro di molti la ricchezza di pochi. Essa voleva l'espropriazione degli espropriatori. Voleva fare della proprietà individuale una realtà, trasformando i mezzi di produzione, la terra e il capitale, che ora sono essenzialmente mezzi di asservimento e di sfruttamento del lavoro, in semplici strumenti di lavoro libero e associato. Ma questo è comunismo, "impossibile" comunismo! Ebbene, quelli tra i membri della classi dominanti che sono abbastanza intelligenti per comprendere la impossibilità di perpetuare il sistema presente - e sono molti -sono diventati gli apostoli seccanti e rumorosi della produzione cooperativa. Ma se la produzione cooperativa non deve restare una finzione e un inganno, se essa deve subentrare al sistema capitalista; se delle associazioni cooperative unite devono regolare la produzione nazionale secondo un piano comune, prendendola così sotto il loro controllo e ponendo fine all'anarchia costante e alle convulsioni periodiche che sono la sorte inevitabile della produzione capitalistica; che cosa sarebbe questo o signori, se non comunismo, "possibile" comunismo? "

04/05/09

Il grande inganno del dopo terremoto (da Il Messaggero.it)

Mai nella storia dei terremoti italiani avevamo assistito ad una ingiustizia tanto grande e ad un tale cumulo di menzogne che ha ricoperto L’Aquila più di quanto non abbiano fatto le macerie, come è accaduto in occasione del devastante terremoto che l’ha colpita e nel quale, nel giro di una trentina di secondi, tanta gente ha perso tutto, affetti, amicizie, casa, e molti anche il lavoro, per non parlare dei monumenti che rendevano unica la città.

Mai in tutta la storia della nostra Repubblica è stato negato ai cittadini il risarcimento integrale dei guasti dei terremoti, per la prima casa. Ma questa regola sempre rispettata (come, ad esempio, nel Friuli e in Umbria), non vale per l’Abruzzo. Da un primo esame del Decreto legge n. 39 saltano agli occhi queste particolarità: all’art. 3 non si parla di una cifra specifica, ma nella relazione tecnica allegata si indica la somma di €150.000,00 quale tetto massimo spettante ai singoli cittadini per la prima casa. Orbene, la cifra che sarà poi effettivamente riconosciuta a ciascuno degli aventi diritto, per un terzo dovrà essere coperta con un mutuo a tasso agevolato a carico del cittadino, e per un altro terzo dovrà essere anticipata, sempre dal cittadino, che potrà recuperarlo nell’arco di 22 anni non pagando le imposte, mentre lo stato interviene con denaro liquido solo per l’ultimo terzo.

Sennonché la caratteristica dell’Aquila e degli altri comuni colpiti è quella di centri storici di particolare valore, costituiti da un grandissimo numero di edifici antichi e pregevoli, 320 dei quali, di proprietà privata, sono sottoposti a vincolo da parte della Soprintendenza. Ci sono poi altri 800 edifici pubblici, qualificati di interesse storico, archeologico e artistico. Ora, come è possibile che un privato possa farsi carico della ricostruzione o del restauro di un edificio vincolato o semplicemente di pregio, accollandosi il 66% della spesa? Si comprende allora come il Decreto legge n. 39, se resterà nelle sue linee essenziali così come è stato concepito, costituirà l’atto di morte di una città e di tutti gli altri centri terremotati, che resteranno nei decenni avvenire cumuli di macerie e di edifici spettrali, cadenti e abbandonati.

Ma nel decreto n. 39 c’è anche di peggio: all’art. 3, comma 1 , lettera c, si dispone che se un immobile, gravato da un mutuo, è andato distrutto, la Società Fintecna, a richiesta del privato cittadino. si accollerà il mutuo nei limiti del contributo che al predetto è stato riconosciuto, ma diverrà proprietaria di quel che resta dell’immobile. Se però il mutuo supera il contributo riconosciuto, la conseguenza parrebbe essere, dall’esame della norma, che il cittadino dovrà continuare a pagare la parte residua del mutuo: insomma non avrà più la casa ma continuerà a pagare il mutuo. Il rischio è che la città vada per gran parte nelle mani della Fintecna. Ma se, come è facile prevedere, il cittadino non riesce, col contributo e con il mutuo a tasso agevolato, a coprire l’intera spesa per il restauro o la ricostruzione (rispettando, si spera, le norme antisismiche), dovrà contrarre un ulteriore mutuo, a tasso di mercato, con la banche. Insomma quello delineato dal decreto n. 39 è un meccanismo infernale che consegnerà una città nelle mani di banche, finanziarie e usurai.

L’ultima perla del decreto: dopo aver dichiarato la città “zona franca”, lo Stato non rinuncia a pretendere da quegli sventurati cittadini che si faranno carico della ricostruzione, il pagamento dell’IVA al 20% ( art. 3, comma 1°, lettera d). Ecco cosa miravano a coprire le tante “passerelle” e sceneggiate e come fosse interessata l’esaltazione della dignità degli abruzzesi, “forti e gentili”.

Dott.ssa Rosella Graziani
cittadina di L’Aquila; attualmente ospite del padre, insieme alla sua famiglia, in Paglieta (CH)


(3 maggio 2009)

02/05/09

Nápoles transmite una educación sentimental nerviosa

Erri de Luca es un tipo misterioso. Tiene cara de lord inglés, pero es napolitano y viste como un agricultor. Traduce obras del hebreo antiguo y del yiddish, pero asegura que tampoco es judío y que lo aprendió para leer la poesía de primera mano. Su cara de no haber roto un plato encubre un pasado agitado y comunista: fue militante revolucionario en Lotta Continua, y dice no arrepentirse en absoluto de haber vivido "el tiempo en que los obreros follaban". Sus manos enormes y curtidas remontan también a ese momento: él mismo fue obrero en Fiat (montaba motores de camiones), y albañil, aunque sostiene que llegó tarde a la fiesta.
Hoy, a los 58 años, De Luca es un escritor, poeta y cuentista fuera de normas y etiquetas con títulos como Aquí no, ahora no y Montedidio. Alpinista ocasional, vive en el campo, cerca del lago de Bracciano, a 50 kilómetros de Roma. Su última novela encabeza la lista de los libros más vendidos del país. Es El día antes de la felicidad (Siruela). Es un relato sencillo y poético, con toques de historia y de humor napolitanos. Narra la educación sentimental de un joven huérfano, que crece en los años sesenta protegido por un portero de finca. Don Gaetano, sabio y memorioso, le explica cómo escondió a un judío durante la ocupación nazi, cómo fue la revuelta y la liberación. Mientras le escucha, el héroe va forjándose un carácter; el amor y el futuro los encontrará lejos.

La protagonista es Nápoles, ciudad de la que De Luca se largó a los 18 años. Hoy ha bajado a Roma, y llega antes de la hora a su café preferido de Piazza del Poppolo.

PREGUNTA. ¿Se siente italiano o napolitano?

R. Como escritor y hablante, vivo en la lengua italiana. La lengua italiana es mi patria, pero no tengo sentimientos patrióticos respecto a mi país. Si suena el himno no se me acelera el pulso, con la bandera tampoco. Pero la lengua me gusta. Nací y crecí en napolitano y me convertí en un escritor en italiano. No soy un escritor italiano, sino en italiano. Acabé dentro de la lengua de mi padre.

P. ¿Cambió de patria?
R. De lengua. Mi padre pretendía que en casa hablásemos italiano sin acento. La mamma hablaba en napolitano. Ella era el lugar, era Nápoles.
P. Sé que murió hace unos días y vivía con usted. ¿Tenían buena relación?
R. Una relación tardía, adulta, pero buena, fuerte. Vinieron los dos a vivir conmigo porque no les llegaba el dinero.
P. ¿Cómo era Nápoles cuando se fue?
R. Una ciudad del sur del mundo. Tenía la más alta mortalidad infantil y la más alta densidad de Europa, vivíamos apezuñados. Era una ciudad tomada por los americanos, la sede de la VI Flota, y estaba siempre abierta y vendida para las salidas de los miles de militares americanos, que eran la mayor fuente de renta. Vendida porque, si cometían un delito, respondían ante sus jueces militares. Era una ciudad entregada. Se parecía a Manila, a Saigón...
P. Una colonia...
R. Con toda la ilegalidad secundaria que eso comporta. Era el mayor burdel del Mediterráneo y el centro del contrabando europeo. Hoy es uno más entre tantos matices del norte, aunque sigue siendo una ciudad poco italiana, más bien española. Los españoles estuvieron mucho tiempo y se hicieron napolitanos. Los reyes que triunfaban hablaban el dialecto. Nápoles es anárquica y monárquica. Siempre le gustó tener un rey para los domingos. Los otros seis días le gusta estar a su aire y que el rey deje hacer.
P. ¿La Camorra es española o americana?
R. La palabra es española, la práctica es toda nuestra. Nada que ver con la Mafia, no tiene unidad de mando. Son 200 familias que se reparten el terreno en pequeños trozos, en permanente bronca entre ellas. Por eso es ingobernable. Existía con los españoles, se adaptó a los americanos, y cuando se fueron los americanos se volvió a adaptar.
P. ¿Quién le contó la ocupación nazi?
R. Mi madre. La historia la contaban las mujeres porque los hombres o estaban en el frente o en la cárcel o emboscados. Nápoles fue la ciudad más bombardeada de Italia. En ese momento en que se preparaba la batalla militar entre los alemanes y los norteamericanos surgió la insurrección, por pura acumulación de tensión. Fue una mezcla de pequeñas historias.
P. ¿Alguna heroica?
R. En Nápoles no gustan los héroes. Siempre reducimos las historias heroicas, las deformamos, les quitamos importancia. Fue una combinación de miedo, cotilleos y cosas cómicas. Todo junto les hizo vencer.
P. ¿Por qué contó la historia a través de Don Gaetano?
R. Porque uno escucha a las mujeres pero aprende de los hombres. Las mujeres son la fuente de información, pero la herencia es un acto masculino, paterno. Es el padre el que transmite y entrega la pertenencia a un lugar. A través de ese relato masculino el chico se da cuenta de no ser un huérfano sino el hijo de una ciudad de la que debe aprender a marcharse.
P. ¿Nápoles es padre o madre?
R. En mi caso fue una ciudad-causa. Fui consecuencia de ella, me transmitió una precisa educación sentimental nerviosa. Aprendí los sentimientos constitutivos del hombre, la cólera, la compasión y la vergüenza. Y me templó el sistema nervioso una octava por encima de lo normal. En eso Nápoles se parece a Jerusalén. Tiene esa misma tensión nerviosa. Disimula, no quiere escrutarte, finge ignorarte, pero en realidad te percibe con todos los demás sentidos, con el olfato, las orejas, la vibración del cuerpo...
P. ¿Sintió pena al irse?
R. Me despegué como pude. Tenía encima una mole que me expulsaba. Me arranqué como un diente de una encía. Luego no pude reimplantarme en ningún sitio. Cuando me fui supe que no volvería, pero allí no podía seguir. Estaba solo. Luego encontré a mi generación en la calle, rebelde primero y revolucionaria después, y ahí sentí otra pertenencia, en vez de a un lugar, al tiempo. Soy un producto del tiempo, del 900.
P. Y de la revolución fallida.
R. Fui revolucionario a tiempo completo todo el decenio de los setenta. Milité en Lotta Continua hasta 1976, y cuando acabó me hice obrero y seguí solo. Fue la herencia del tiempo, y hoy lo veo con lealtad. No me gusta la nostalgia, pero soy leal con las razones de aquel tiempo. Pienso que aquel hombre joven que fui reconocería en mí a la continuación de sí mismo. Quiero pensarlo.
P. ¿Hizo la cosa justa?
R. Cuando las cosas hay que hacerlas, justo o injusto, no hay elección.
P. Pero no tomaron el poder.
R. Era una revolución rara. Era más cuestión de entorpecer al poder y hacer crecer a la sociedad. No fue inútil. Fue necesario, y dio resultados. No en las vidas personales, ahí lo pagamos caro porque fuimos la generación más encarcelada de la historia, incluida la que vivió el fascismo.
P. ¿Usted hizo cárcel?
R. Poca y muy temprano, en 1968 o 1969.
P. ¿Y lucha armada?
R. Prefiero no contestar. Pero toda revolución prevé recurrir a las armas.
P. ¿Defiende todavía el 68?
R. La historia la escriben los vencedores, no los condenados. El 68 fue sólo el momento de la salida, la campana que sacó a los estudiantes de clase. Era el periodo en que los obreros follaban. Ser obrero era una posición social de prestigio. Eran un punto de referencia. La vanguardia. Tenían poder y encanto.
P. ¿Usted folló mucho?
R. Yo no, me hice obrero tarde. Y entonces no teníamos derecho al amor, el amor era... un pretexto para retirarse.
P. ¿Fue una guerra civil?
R. No desde el punto de vista de las pérdidas pero sí de las condenas: 5.000 condenados por banda armada. No existía la responsabilidad individual. Por eso esa generación hizo los hijos muy tarde. Yo ni eso, porque soy estéril como un mulo. Muchos compañeros míos se mataron con la heroína para ajustar cuentas rápido. Y unos pocos se hicieron periodistas o cambiaron de chaqueta.
P. ¿Usted ajustó las cuentas?
R. Hay todavía prisioneros, las cuentas sólo están suspendidas.
P. ¿Y no piensa que Berlusconi es en parte consecuencia de esa lucha?
R. No, es la alegre consecuencia de que hemos pasado de ser un país de emigrantes a un país de propietarios de casas, primera y segunda. Italia es un país de nuevos ricos, con todos los tics del nuevo rico. Por eso elige como primer ministro al más rico, como presidente de la República, a un ex dirigente del Banco de Italia, y como opositor, a un profesor de economía. Italia ha idolatrado la economía, sólo piensa en el dinero. Es como Suiza, pero con más gente.


01/05/09

Primo Maggio




Lavorare con lentezza
senza fare alcuno sforzo
chi è veloce si fa male
e finisce in ospedale
in ospedale non c'è posto
e si può morire presto

Lavorare con lentezza
senza fare alcuno sforzo
la salute non ha prezzo,
quindi rallentare il ritmo
pausa pausa ritmo lento,
pausa pausa ritmo lento

sempre fuori dal motore,
vivere a rallentatore

Lavorare con lentezza
senza fare alcuno sforzo
ti saluto ti saluto,
ti saluto a pugno chiuso
nel mio pugno c'è la lotta
contro la nocività

Lavorare con lentezza
senza fare alcuno sforzo

Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza

Enzo Del Re
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