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31/03/09

Pino Maniaci



La Costituzione della Repubblica Italiana

Art. 21.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

30/03/09

Chiedere scusa?

Pietro Ingrao è nato a Lenola (Latina) il 30 marzo 1915.

TRATTO DA:

Il Grillo (23/1/1998)

I giovani e la politica

Ingrao: Buongiorno. Mi chiamo Pietro Ingrao, mi fa molto piacere di incontrarvi. Dobbiamo discutere, mi pare, del rapporto fra i giovani e la politica. Io mi sono interessato di politica per tutta una vita. A dir la verità, ci sono stato tirato per i capelli. Al tempo in cui ero giovane c'era in Italia il regime fascista, che a mio giudizio, opprimeva la libertà. Ho sentito il bisogno di lottare. Ho partecipato alla lotta di resistenza, poi ho continuato la presenza nella vita politica: sono stato deputato per tanti anni ed anche Presidente della Camera. Mi fa molto piacere incontrarmi qui con voi, sentire come la vedete voi e come praticate oggi la politica. Penso che adesso vedremo una scheda e poi cominceremo la discussione.

-Si visiona la scheda:

PRESENTATORE: Si dice, spesso a ragione, che la politica non si occupa a sufficienza dei giovani. Ma i giovani si occupano abbastanza di politica? Durante gli anni Cinquanta e Sessanta sicuramente era così. Nel periodo della ricostruzione e del boom economico, lo strumento per partecipare al mutamento del paese, appena uscito dalla dittatura e dalla guerra, erano i partiti, a cui i giovani si avvicinavano attraverso le sezioni e le parrocchie; luoghi dove si discuteva, si formavano le idee, si cresceva, si selezionavano i dirigenti del futuro. Da D'Alema a Fini, molti degli attuali leaders politici nazionali si sono formati in quegli anni nelle organizzazioni giovanili di partito. I primi segnali del mutato rapporto tra giovani e politica affiorano alla fine degli anni Sessanta. I partiti sono considerati troppo monolitici e lenti nel recepire gli stimoli delle nuove generazioni. L'interesse per la politica resta però altissimo, anzi cresce. Il '68 ed i movimenti degli anni immediatamente successivi rappresentano il tentativo di esprimersi in modo più diretto ed efficace, meno irreggimentato nella disciplina delle organizzazioni politiche tradizionali. Assemblee infuocate, occupazioni e cortei diventano il luogo della partecipazione alla costruzione del proprio futuro. Poi, però, tutto si ferma. La difficoltà di ottenere risultati tangibili e la cappa pesantissima del terrorismo, contribuiscono a far rientrare nei ranghi milioni di giovani. Per descrivere il loro rapido allontanamento dalla politica, nei primi anni Ottanta, viene addirittura coniato un termine nuovo: "riflusso". La sfera pubblica viene completamente abbandonata e gli interessi si concentrano sulla vita privata. Nessuno pensa più a cambiare il mondo, ma a studiare, lavorare, far carriera. L'onda lunga del "riflusso" arriva fino ai giorni nostri, ma non certo per disinteresse. Le associazioni ambientaliste o di volontariato, per esempio, si avvalgono del contributo di migliaia di giovani. I partiti però non suscitano alcuna passione e provocano insofferenza per la lentezza dei tempi della politica. Ad ogni elezione aumenta il numero degli astenuti. E la distanza tra giovani e politica continua a crescere.

-Fine della scheda, inizia la discussione.

Ingrao: Ma, avete sentito la scheda. Mi pare un po' troppo pessimista. Io non sono molto convinto che ci sia proprio questo abisso tra i giovani e la politica, ma sentiamo intanto cosa ne pensate voi, cosa volete dire.

STUDENTE: Secondo Lei, il distacco dei giovani nei confronti della politica può essere causato dal fatto che i problemi che ci riguardano, cioè scuola, lavoro, sport e tempo libero sono stati quasi sempre risolti dalla politica?

Beh, io penso soprattutto che siano enormemente cambiati, questi problemi e questi modi di essere. Credo che il problema della formazione, oggi, sia diventato una cosa molto complicata, perché la vita generale, la vita economica e sociale si è complicata. Quindi io non credo che ci sia un disamore dei giovani verso la politica. Probabilmente la politica non si occupa abbastanza di quello che pensate voi. Ma qui faccio io una domanda a voi: non siete voi che vi fate sentire troppo poco? No, non è vero?

STUDENTE: A volte restiamo passivi a ciò che sentiamo, senza intervenire direttamente su cose che la maggior parte delle volte ci riguardano.

Eh, ma vorrei capire: secondo voi questo disinteresse dei giovani della politica dipende dalle cose che fa la politica oppure che non ci sono canali di comunicazione o non potete farvi sentire?

STUDENTE: Dipende, più che altro, dal nostro, a volte, disinteresse. Noi prendiamo per buono ciò che sentiamo e non abbiamo delle necessità, della voglia di cambiare qualcosa, come poteva avvenire qualche anno fa. E quindi siamo un po', abbiamo un atteggiamento passivo nei confronti di certi avvenimenti, che prendiamo per buoni, così, come ci vengono dati.

Questo mondo vi piace o non vi piace? Adesso, dico il mondo, proprio così come ..., le cose che vedete intorno a voi. Siete soddisfatti o insoddisfatti?

STUDENTE: Abbastanza soddisfatti. C'è qualcosa che vorremmo che cambiasse, però...

Incominciamo a vedere che cosa vorreste che cambiasse. Che c'è che non va secondo voi?

STUDENTE: La difficoltà nel trovare lavoro, una volta usciti dalle scuole, o le stesse, le stesse strutture che negli Istituti non sono mai soddisfacenti. Non abbiamo aule per uno studio più approfondito di determinati, di determinati settori. E quindi sono, sono tutte delle ...

Ecco, ma tu dici aule. Io non credo che sia solo un problema..., ci saranno anche dei problemi di spazi, di edifici, di strumenti che vi mancano. Però io ho l'impressione che non sia solo un fatto materiale. Probabilmente, non so, voi studiate nella scuola, - non voglio fare torto, ma... -, cose che forse non vi appassionano tutte, insomma. Per esempio, io vorrei domandarvi, mi piacerebbe sentire da voi, vi preparate veramente dopo a lavorare , a produrre? Questi libri che avete nelle mani vi piacciono o non vi piacciono?

STUDENTE: Beh, senza dubbio ci sono delle materie che ci appassionano, altre meno. Comunque credo siano indispensabili per, per una cultura generale, che poi verrà approfondita, una volta usciti da qui. E quindi sono... , cioè sono materie d'obbligo per adesso per noi.

Ma v'occupate abbastanza dei vostri tempi? Perché, ad esempio, io ho l'impressione che vi fanno studiare cose molto lontane. Non so, Federico Barbarossa, oppure il Papa Innocenzo, e non studiate abbastanza le cose di oggi, le cose attuali, io direi del Novecento insomma. Studiate, per esempio, la Seconda Guerra Mondiale?

STUDENTE: Sì.

Ci arrivate a studiarla?

STUDENTE: Sì, sì, ci arriviamo. E' sempre bello sapere, un po' l'infarinatura generale della storia; credo che sta centrando il nostro problema. Credo che in molti giovani c'è una carenza, più che altro di idee rispetto a quello che affrontiamo. Io credo che la scuola si deve proporre di fornire ai ragazzi un senso critico delle cose. Cioè la scuola non deve offrire il lavoro, ma deve aiutare il ragazzo a capire i meccanismi del lavoro, cioè entrare in una società, dove non siamo degli automi passivi che subiscono il lavoro, ma lavoriamo affinché il nostro lavoro diventi, diventi frutto di una collaborazione sociale e civile. Io credo che il problema appunto dello studio della storia contemporanea, che il ministro Berlinguer sta cercando di proporre, è stato, diciamo, insufficiente, fino ad ora. Noi studiamo appunto una storia abbastanza remota.

Remota.

STUDENTE: E non approfondiamo dei temi fondamentali del nostro periodo. Io appunto ho dovuto, grazie anche a questa trasmissione, alla Sua persona, mi sono interessato dei dibattiti politici del '68, del '63, Betty Friedan con il Movimento Femminista, Martin Luther King, ho studiato Pasolini. Però diciamo la scuola come struttura me l'ha negata questa possibilità. L'ho dovuta approfondire io personalmente.

E perché non lo domandate ai vostri professori? Vi alzate in classe: "Vogliamo studiare questa cosa qui.". Vedo che in questo momento ci sono state tante occupazioni. Voi pure, mi pare, avete avuto un periodo di autogestione. Ma non potete insieme, io direi anche in modo tranquillo, se vogliamo adoperare questa parola, dire: "Noi vorremmo studiare questi argomenti, vorremmo leggere questi libri". Cosa ve lo impedisce? Sono troppo prepotenti i professori o no?

STUDENTE: Io credo che in molti ragazzi bisogna, c'è bisogno di fare un riflessione, perché la nostra generazione, diciamo - io almeno la considero con pessimismo, perché siamo in balia degli eventi, mi accorgo che il dialogo non riesce a nascere tra noi giovani, cioè non riusciamo ad affrontare un problema. Il problema di fondo è questo, perché con il professore ..., noi abbiamo professori molto disponibili al dialogo, però diciamo, alle volte, fuori orario. Cioè, diciamo, io posso discutere liberamente con una mia professoressa o un professore di un argomento attuale, però molto spesso fuori orario. Il problema è proprio all'interno della, della nostra generazione. Lo stesso, la stessa autogestione, occupazione, che non ho condiviso. Cioè noi siamo...

Perché non l'hai condivisa, dimmi un po'?

STUDENTE: Perché noi, noi viviamo in un contesto storico più mite, decisamente più mite rispetto alla Sua generazione di giovani e rispetto a trent'anni fa. Noi abbiamo la possibilità di poter instaurare un dialogo, insomma; di poter parlare con serenità dei nostri problemi, ma, alla fine, non li affrontiamo, non li sappiamo affrontare, non sappiamo quali sono i nostri problemi. Cioè siamo, usciamo dalle classi, dalla scuola senza avere le idee chiare, cioè proponiamo degli, degli ideali che fondamentalmente non sono chiari.

Le cose che dici tu sono abbastanza pesanti, perché allora vuol dire che tutta la scuola è sbagliata, perché se non parlate delle cose che vi premono e che vi servono nella scuola, allora, allora, beh, datevi da fare, perché questo non è giusto. Una domanda, ad esempio vorrei farvi, per dire uno che si è occupato molto del rapporto fra scuola, professori e alunni? Conoscete chi è Don Milani? Sì? Avete letto il libro? Non so, Esperienze pastorali, Lettera a una professoressa.

STUDENTE: Lettera a una professoressa, sì.

Quanti di voi hanno letto: Lettera a una professoressa. Alzate la mano chi l'ha letto. Nessuno. Beh quello è un libro da mettere..., cominciate a..., perché lì ci sono molti ragionamenti tra i giovani e la scuola. Avete visto il film di Don Milani che c'è stato in questi giorni, sì o no? Siete troppo silenziosi. Voglio sentire più rumorosamente: "sì", o "no".No, non l'avete visto.

STUDENTE: Io sì.

Non vi interessa. Non lo sapevate? Perché non guardate la televisione. Non vi interessa la televisione. Questa è una cosa che mi sorprende, perché, per esempio io - sarà che sono un vecchio -, beh insomma sono abbastanza incollato, anche perché credo che con la televisione si cambiano molto le idee, insomma. Perché avete cose più interessanti da fare? No? Che vi piace nella vita?

STUDENTE: E' opinione comune che i giovani e la politica si stiano allontanando. Infatti lo ha anche ribadito il filmato poc'anzi, ma, in base alle nostre esperienze, facendo pure riferimento alle recenti manifestazioni di lotte studentesche, che paiono esser tornate alla ribalta, mi sembra un po' si dimostri il contrario. Lei cosa ne pensa?

Beh, mi sembra che dimostra un malessere profondo. Almeno alcuni di queste, dei modi di queste occupazioni, non li ho molto condivisi, non li condivido, ad esempio. Quella che c'è stata al Mamiani, mi è parsa... trovo sbagliatissimo avere mandato la polizia. Non si manda mai una polizia nelle scuole. Quando la polizia viene mandata nelle scuole, vuol dire che qualche cosa in quella scuola non va, allora bisogna cominciare a raddrizzare, a raddrizzare le cose che si dicono e che si fanno nella scuola. Però, trovo che insomma c'è bisogno assolutamente di fare sì che i giovani possano parlare, possono discutere e possano, addirittura, cambiare programmi. Adesso esagero un poco, perché non discutete del vostro disagio con i professori. Gli dite: "Questa materia non mi interessa", oppure: "Vorrei...

STUDENTE: Quando possibile, in sede di Consiglio, cerchiamo, appunto di far valere le nostre opinioni e talvolta riusciamo anche nei nostri intenti. Quindi non è quello un problema.

Qual'è secondo te?

STUDENTE: No, il problema, no. La domanda, la domanda, la cosa che io mi domandavo, alla luce di quanto ho appreso dal filmato, è che il tema di questa trasmissione è che i politici, che la politica e i giovani si stessero in qualche modo allontanando, invece sembra, - cioè il fatto già che si sia tornati a far ricorso alla politica al fine di cercare di ottenere qualcosa, mi sembra un segno inequivocabile dell'avvicinamento che sta ritornando tra giovani appunto e la politica. Cioè volevo far presente questo.

Ma, secondo voi, la politica a che cosa dovrebbe servire, a voi? Perché, se i politici restano una cosa lontana, che non si capisce....

STUDENTE: I politici rappresentano la maggioranza, rappresentano ciò che noi pensiamo e ciò che noi decidiamo. Naturalmente non tutti, ma quanto meno, insomma, la maggioranza ha diritto di essere ugualmente rappresentata e dunque di far valere le proprie idee, quanto credo.

C'è qualcuno che ha cominciato a votare, tra voi? - caspita! siete parecchi votanti -: Ah hai votato! E ci hai pensato un po' prima di votare, o no?

STUDENTE: Diciamo che ho ricercato ...

Ti interessava l'esito del voto?

STUDENTE: Sì, sì. M'è interessato - bisogna anche considerare insomma le votazioni amministrative, insomma per il sindaco -, comunque m'ha suscitato abbastanza interesse il voto, il risultato del voto. Ho seguito con passione un po' le varie vicende di numeri e espressione politica: Destra, Sinistra...

PDS, AN e così via. Ho capito. Quindi ti interessa come si muovono questi partiti.

STUDENTE: Sì. Sì, perché comunque, diciamo, la fase di governo del paese sta nelle loro mani. Ci rappresentano, in quanto viviamo in una democrazia dove noi individui veniamo rappresentati, appunto dai partiti, diciamo, da alcuni elementi che appunto siedono nel Parlamento e...

Ma vi va, per esempio, tra di voi c'è qualcuno che gli è venuta la voglia di iscriversi a un partito o a un sindacato, sì o no? No? Nessuno?

STUDENTE: Beh, a me è venuta la voglia di iscrivermi proprio perché sentivo dentro un ideale, un qualcosa e volevo appunto mettere in pratica. Questo non lo ritrovo in tanti giovani e non capisco perché. Trovo disinteresse. Io sarò un caso atipico, ma questo interesse per la politica ce l'ho.
Ecco, ad esempio, tornando al discorso che faceva, che aveva citato il mio compagno di scuola, che diceva praticamente dell'interessamento che c'era durante gli anni Settanta, prima, facendo il paragone con oggi ed il '68. Per esempio una volta c'era più slancio, c'era più tensione anche a livello sociale, c'era una differenza all'inizio anche per i contratti di lavoro, c'era una svolta diversa per il futuro. Oggi l'interessamento è minore forse perché anche i giovani vedono figure meno forti, meno autoritarie al potere. Chi sta seduto oggi al Parlamento, da quello almeno che ho potuto constatare io, non dà nessuna sicurezza a un giovane, anzi hanno riscosso molte più critiche che consensi. Ad esempio, molti dei ragazzi che conosco io, che sono fermamente interessati alla politica, hanno preferito attuare la politica del non voto e non presentarsi proprio ai seggi elettorali.

E perché non li potete cambiare, questi che comandano?

STUDENTE: Perché oggi succede, forse in maniera più velata, ma molte volte chi ti dovrebbe dare l'appoggio, lo slancio per fare determinate attività politiche, è il primo che ti tronca le gambe, in quanto, ad esempio, quando vai a chiedere consenso a figure di cui ti aspetti la fiducia o ti aspetti un aiuto sia sul piano di esperienza che altro, sia sul piano anche magari se ti serve sul lato economico, sono i primi che ti chiudono la porta in faccia. E' successo, come esperienza personale, io l'ho constatato, diciamo, in tutte le banche della...

Beh, io non la voglio fare facile, ma mi viene subito da dire: "E perché non lottate per cacciarli?". Io, quando ero giovane come voi, ho anche creduto per un momento al fascismo. Poi, fascismo, nazismo.. , poi no, perché infatti ha portato delle cose terribili. Però mi ricordo - di questo ne posso dare testimonianza -, allora era difficilissimo far politica, era impossibile. Se andavi contro chi comandava, ti mettevano dentro, in prigione, ti toglievano la libertà. Eppure abbiamo cercato, cercavamo di metterci insieme, dispersi qual che sia, e abbiamo cominciato a lottare. Poi a un certo momento sono venuti fatti terribili, come la Seconda Guerra Mondiale, ma, insomma, poi le abbiamo cambiate le cose. Non siete troppo sfiduciati su voi stessi? Perché qualche che sia, anche se i politici oggi non vi piacciono, però ci sono delle condizioni di libertà, per unirsi, raggrupparsi, per combattere, per dire ci vuole questo o quest'altro?

STUDENTE: Beh, effettivamente sì, oggi ci sono più possibilità, se lo vediamo da quel punto di vista. Comunque sono, allo stesso pari, sono ridotte. Perché ad esempio, ponendo il caso del Mamiani, oggi vengono considerate cose, come manifestazioni non autorizzate, e bisogna sempre richiedere l'autorizzazione, se si è parte integrante di un partito, al partito stesso, che deve autorizzare la manifestazione. Se il partito non t'aiuta e tu sei però perfettamente convinto del motivo per cui tu vai a manifestare, vieni bloccato da decreti, leggi, e poi anche da altre normative e vieni passato, e vieni messo dalla parte del torto, anziché della ragione. E da questo si vede che anche molti ragazzi hanno rinunciato, sia per motivi familiari, che si sono trovati praticamente con delle ingiunzioni penali involontarie, sia perché poi hanno, hanno capito, almeno hanno smesso di credere in quelle figure che dovevano proteggerli e che invece li hanno lasciati, diciamo, alle situazioni che il tempo trovava.

Ma i capi si possono cambiare. Eh, si possono rovesciare, si può, si può cacciarli. Se voi vi mettete insieme, beh, va bene, voi potete portare sia delle proposte vostre e sia cominciare a dire: "Tizio e Caio, Pietro Ingrao.- va bene adesso, io adesso non conto più nulla, ma insomma, se mettiamo, che conto qualcosa - Pietro Ingrao, non mi piace". Un'arma nelle vostre mani ce l'avete, per esempio è quella della scheda, del voto.

STUDENTESSA: Volevo fare una domanda. Noi fino adesso parlavamo dei giovani e del loro interesse per la politica. Però, per la maggior parte ho sentito parlare di manifestazioni studentesche. Quindi, quando parliamo di giovani, pensiamo solo agli studenti, però ci sono anche giovani che comunque lavorano e sono disoccupati. Quindi volevo sapere, secondo Lei, per quale motivo associamo i giovani agli studenti, il nome "giovane" agli studenti?

Perché il momento dello studio è un momento molto importante. E' vero quello che tu dici, cioè che ci sono tanti che non sono più studenti e che non hanno lavoro. Secondo le mie idee questa è una cosa gravissima, il più grande problema che c'è oggi nel nostro paese. Perché senza lavoro non puoi nemmeno costruirti un avvenire, una prospettiva. però voglio dire si può combattere anche per cambiare le cose dell'organizzazione del lavoro. Io adesso lo dico, ma non lo dico per far propaganda, ma perché poi dobbiamo parlarci con sincerità, tra di noi: io sono comunista, bene. Buono, sbagliato, uguale che sia, ritengo che sia, che non vada bene una società in cui comandano con questa forza i padroni, quelli che sono i padroni delle fabbriche, degli strumenti di produzione. Penso però che ci sia una battaglia che si possa fare per costringere anche i padroni a muoversi in un altro modo. Per esempio c'è una lotta anche che viene combattuta in Italia. Non so, qui noi non abbiamo parlato dei sindacati. Voi conoscete la vita dei sindacati? Vi persuade? Perché, ecco, i sindacati dovrebbero lottare, insieme con i partiti, per dare delle occasioni di lavoro anche a chi non ce l'ha. I sindacati li conoscete o no? Non vi dicono nulla?

STUDENTESSA: Senta scusi.

STUDENTE: Io sono quattro anni che milito dentro un partito. Milito in Rifondazione Comunista. E personalmente ho potuto notare che dopo quattro anni che sto dentro questo partito e milito - quindi mi impegno anche nella stessa organizzazione del quartiere giovanile della sezione dove vado -, ho notato - e non solo io - che non c'è ricambio generazionale, i giovani non riescono a emergere. Perché si è venuto a costruire, man mano, col passare del tempo, un sistema piramidale, dove i giovani, che stanno alla base di questa piramide, magari non riescono a far valere le loro decisioni fino, diciamo, fino ai dirigenti del partito. E questo, magari, perché penso che gli anziani, cioè più che altro i compagni, gli anziani del partito, oltre che dare una mano ai giovani, quindi a farli più interessare di politica, a dargli un'esperienza politica del '69, degli anni '70, bisognerebbe più che altro lasciare da parte quella visione troppo lineare della politica, quindi inquadrarli ancora i giovani, come i giovani degli anni Sessanta, e magari portarli di più verso una politica del futuro, magari una politica reale. Cioè, secondo Lei, una domanda, come si potrebbe riallacciare questo rapporto fra giovani e anziani, specialmente in un partito politico che ha avuto un suo decorso?

Con la lotta. Io adesso se tu mi permetti racconterò o farò una telefonata al mio amico, Fausto Bertinotti, che è il Segretario di Rifondazione, per dirgli che, va bene, uno - non faccio il nome tuo -, ma insomma, in una discussione m'ha detto che non c'è abbastanza spazio per i giovani né dentro, nemmeno dentro Rifondazione Comunista. Io sono amico di Bertinotti, quindi ci conosciamo e posso dirglielo con franchezza. Però dovete ribellarvi, ribellavi. Cioè, va bene strillate, chiedete. Intanto organizzatevi di più, dentro e fuori il partito. E poi, se c'è la riunione...., ci sarà un congresso, se non c'è il congresso, dovete chiedere il congresso. Va bene? O l'assemblea, o la cosa così. Se non c'è, dovete esigerlo. Se c'è, che parlano e comandano solo i vecchi, voi rovesciate i tavoli. Adesso lo dico così, oppure andate da Bertinotti, che allora tante cose che lui dice a parole - adesso non ne voglio parlar male, sono suo amico - beh, non sono attuate nemmeno dentro Rifondazione Comunista. Insomma la cosa è abbastanza pesante. Non siete troppo timidi voi? Io ho l'impressione che pure a me guardate con troppo rispetto. Non m'avete detto manco un'insolenza. O no?

STUDENTESSA: Stavamo parlando, appunto, di questi politici. Ho potuto costatare che queste persone sono abbastanza false, in quanto molte volte cercano l'appoggio dei giovani, promettendo delle cose, che poi non mantengono. Fanno delle promesse; che poi non possono mantenere. E quindi credo che sia la base di tanti problemi, alla base dei problemi più grandi forse.

INGRAO: Sì. Ma certamente ci saranno difetti molto seri in mezzo, non è un momento molto esaltante della vita politica; e ci sono poi tanti politici che a me non piacciono. Io li combatto. Però il problema che noi stiamo discutendo qui: siccome partiamo dall'idea che ci sia un distacco dei giovani dalla politica e abbiamo sentito poco fa che addirittura in una organizzazione, come Rifondazione Comunista, che dice di essere con i giovani, che vuole cambiare, non c'è abbastanza spazio, il problema è come voi vi organizzate per cambiare questa cosa. Perché, mettiamo che tu abbia ragione - probabilmente hai ragione -, però se non c'è uno scendere in campo tuo e degli altri e dei modi di organizzazione tra di voi, le cose restano così e voi siete, siete - scusate la parola - 'fregati", insomma.
Adesso però sto parlando troppo, dovete parlare di più di voi. Vi ho descritto una situazione di un regime - il regime fascista che c'era -, v' ho detto anche che da principio ci avevo creduto, poi invece ho scoperto che era, che andava male, che aveva tutto nelle sue mani e che aveva insomma la polizia. Persino quando vedeva un giovane studente che si incontrava con un giovane operaio, già questo fatto diventava sospetto. Sembrava che dovessero vincere loro. Dominavano tutto. Eppure io ho potuto partecipare a quella che allora era la cospirazione. Ci siamo uniti tra giovani e in segreto abbiamo cercato le vie per cambiare, per rovesciare Mussolini. Ci abbiamo messo molto tempo, grandi dolori e persino la terribile Seconda Guerra Mondiale, ma poi ce l'abbiamo fatta. Sapete, io spero che una delle cose di cui parlate nel vostro studio sia la resistenza. Questa grande lotta del popolo italiano, che si è ribellato ad una tirannia. Ci sono stati tanti morti, tanto sangue, tante lacrime. Però c'è stato il combattimento. Io capisco quello che voi dite, ma dipende anche dal vostro unirvi e dal vostro farvi sentire.

STUDENTESSA: E allora, dico, mi chiedo: se non c'è, se non c'è la lotta allora vuol dire che i giovani sono demotivati.

Ma dobbiamo capire la ragione di questa demotivazione, perché questo, dalla chiacchierata che abbiamo fatto, mi sembra che emerge, abbastanza chiaramente, che c'è un elemento vostro di delusione, di insoddisfazione. Io non sento nessuno qui, che alza la mano e dice: "Son contento, questa società mi piace". Non vi piace. Però allora dovete francamente porvi il problema di come voi, anche attraverso delle proteste contro la RAI TV, che non parla abbastanza dei vostri problemi, potete intervenire nel reale. E diciamo allora, facciamo una domanda, vediamo, questo è interessante: secondo voi - così poi dopo passa, questa, questa la facciamo mettere dentro la trasmissione -, secondo voi si occupa abbastanza dei giovani la RAI TV o no? Dite "sì" o "no" con forza, in modo che la sentano.

STUDENTI (in coro): No, assolutamente no!

No. Ecco qua. Ecco un messaggio da mandare al mio amico Enzo Siciliano, in cui diciamo che abbiamo fatto un incontro al Newton con gli studenti, e viene fuori che voi pensate che la RAI TV non si occupa abbastanza - la RAI TV, poi anche tutto il sistema televisivo - non si occupa abbastanza del sistema dei giovani, dei bisogni dei giovani. Perché se no poi quest'incontro tra di noi a che serve, se quel mezzo non serve a trasmettere una vostra volontà? Però voi dovete gridare di più. Gridare, adesso non in senso materiale, ma unirvi per pesare di più. Invece quando io vi vedo qualche volta in televisione, se mai vi vedo, siete ancora troppo timidi.

STUDENTE: Scusi, questo fatto che Lei dice di di gridare di più forse, secondo me, non può derivare dal fatto che ormai i giovani cercano unicamente, ecco, come diceva prima la scheda, a lavorare oppure a fare carriera, e quindi non si occupano di politica, perché il mondo ormai vuole, vuole l'uomo, il manager o la donna manager, che lavora insomma?

Beh, va bene, però io voglio dire a voi - io ve lo dico con grande franchezza e decisione - che il lavoro che voi avrete, e quindi anche il rapporto con il manager e l'organizzazione del lavoro -, beh, dipende anche molto da come voi fate sentire la vostra voce. Adesso i due grandi problemi, sono: uno, che il lavoro non c'è, due, che condizione avrete quando voi lavorerete. Perché lì c'è il manager o padrone. Bisogna vedere se vi dà i mezzi per fare sentire la vostra voce. Però voi vi dovete organizzare di più. Per esempio, faccio un'altra domanda. Il sindacato voi lo praticate o no? Cos'è per voi il sindacato? Lo conoscete abbastanza o no? No? E va bene, il sindacato è quel tipo di organizzazione, simile a quella dei partiti, ma diversa dai partiti, che lotta per esempio, su questa enorme, grande questione del lavoro, che significa non solo occupazione, ma difesa dei diritti di chi lavora. Io francamente non so vedere un avvenire vostro, se il sindacato...

STUDENTE: Allora, in questa trasmissione sembra che è uscito il messaggio che i giovani non lottano. Ma non è vero, perché molti come me, come loro, anche se di diverse idee politiche, lottano per cambiare il sistema, per cambiare lo stato di cose. Quindi cioè non è esattamente vero che tutti i giovani non si interessano. E' una generalizzazione che non è corretta. E' vero comunque che c'è una buona parte di noi anche, intendo pure studenti, che non si interessa. Perché? Perché non c'è una coscienza politica. Questa coscienza politica io la ritrovo - anche questo disinteresse della politica -, la ritrovo anche in quel tipo di messaggio che la televisione ci dà ogni giorno, che è il messaggio, un contenuto, di contenuto prettamente americano, consumistico, che rispecchia la società, che tra l'altro non è la nostra, in cui ci sono manager, in cui ci sono il dio denaro, e così via. Quindi, lo ritrovo qui questo disinteresse. Darei anche una buona colpa ai mezzi televisivi e ai mezzi di comunicazione in generale, perché penso che in ognuno, in ognuno di noi, ognuno di noi senta una rabbia, che la sfogherà con manifestazioni, nei collettivi o nelle assemblee.

Sì. No, questo io lo capisco, ma voi dovete farvi interlocutori anche della RAI TV. Cioè, tu hai perfettamente ragione, insomma. Io sono convinto che in RAI TV si vedono tutta una serie di valori, che sono la violenza, la forza, il successo. E questo mi sembra molto chiaro. Il problema è che voi non vi limitate, dentro di voi, a dire: "Guarda come è brutta la televisione", ma invece che vi facciate sentire, perché tra l'atro c'è una televisione pubblica. Io una cosa che vi vorrei domandare: per esempio, il video nelle vostre lezioni, c'è mai? Perché io una cosa che metterei nella scuola è proprio il televisore:si tratta di insegnare a vedere la televisione e a criticare il suo linguaggio. Fossi io professore, chiederei che si mettessero delle TV, una TV in ogni classe, e che ci fosse l'ora di insegnamento sulla TV per ascoltare, vedere e impadronirsi di questo messaggio. Perché voi pure, se oggi riusciamo a parlare di queste cose, a comunicare il vostro disagio, dobbiamo ringraziare - adesso abbiamo parlato male della TV -, ma dobbiamo ringraziare la TV che vi dà quest'occasione. Bisognerebbe rendere più continue queste occasioni, ma dovete anche imparare a capire il linguaggio della TV, in modo da farvi sentire.

STUDENTESSA: Ma il fatto che i giovani non si interessano della politica, non è forse il fatto che la politica oggi sta diventando sempre più una tecnica di governo e quindi difficilissima per i giovani. E non potrebbe invece essere qual cos'altro come idealità o sogno?

Ma io credo, spero proprio, desidero ardentemente che sia un'altra cosa. Adesso mi dispiace parlare di me stesso, ma la politica ha impegnato tutta la mia vita. Francamente lo facevo perché il mondo in cui stavo non mi piaceva e lo volevo cambiare. Io penso di raccomandare anche a voi di non accettare questa situazione, ma di trovare le vie per cambiare questo mondo che non vi piace, perché, se no, i fregati siete sempre voi. Non dovreste discutere un po' di più tra di voi su come cambiare la politica? Prego.

STUDENTESSA: Ma secondo Lei, come potremmo fare insomma per migliorare questa situazione?

Intanto, adesso voi stamattina avete fatto una cosa. Avete interrotto le lezioni, va bene? Chiuso un momento i libri, e vi siete riuniti tra di voi qui, con un altro, per parlare dei vostri problemi. Bisogna fare molto di più queste cose qui. Dentro la scuola io dico. Io, come a dire, non sto invitandovi a fare le occupazioni, anche perché poi ci sono alcune, quella, ad esempio, del Mamiani, non mi è piaciuta molto, Va bene? Però il diritto vostro di riunirvi per discutere sulla politica, questo qui io lo rivendicherei molto fortemente. Tra l'altro, c'è questo paradosso, per cui le scuole in gran parte sono aperte da un'ora del mattino fino a un'ora, non so, l'una, le due, e poi queste scuole, per gran parte, rimangono vuote e silenziose. Perché non si può fare invece, in quelle altre ore, un luogo di incontro, di discussione, e anche di comprensione, di ciò che voi volete. E anche durante la lezione: bisogna unire lo studio alla domanda. Fatevi sentire. Se il ministro Berlinguer, che io conosco, che è stato anche mio amico, non fa funzionare bene, non vi aiuta a risolvere questo, ribellatevi contro il ministro Berlinguer. Allora fate pure voi i cortei, discutete le idee tra di voi. Ma dovete lottare. Niente vi sarà dato, se voi non lo chiedete con la lotta.

STUDENTESSA: Dopo che noi lottiamo, dopo questa ripresa qua, alla nostra scuola, dopo le varie lotte, la scuola riprende normalmente, non si è cambiato niente. Cioè la scuola è sempre la stessa, nonostante noi manifestiamo, nulla cambia.

No, ma se siete in tanti cambia. Questo te lo posso dire io, come messaggio mio personale. Mi dispiace di ritornare alla mia cronaca. Io ho praticato la lotta politica quando c'erano condizioni di impossibilità. C'erano le guardie, il controllo, l'arresto e le prigioni. E molti miei amici sono andati anche in prigione. Adesso lasciami dire anche che ci sono stati amici anche, che ci hanno lasciato la pelle. Cosa che non auguro a nessuno di voi. E poi però ce l'abbiamo fatta. E' un problema anche di rapporti di forza. C'è conflitto nella politica. Dovete unirvi tra di voi, mettervi d'accordo su alcune opinioni e poi scendere in piazza, manifestare, chiedere ai giornali che se ne occupano, andare dinanzi alla RAI TV a dire: "No, noi vogliamo che tu parli di queste cose". Non è vero che non c'è nessuna strada.

STUDENTESSA: Ma soprattutto chi scende in piazza, poi viene tagliato fuori, perché...

Perché, se siete in tanti, non venite tagliati fuori. Guarda persino quelli delle mucche. Pure loro alla fine si fanno sentire, per parlare del latte e delle mucche, voi avete da parlare di tutta una vita!

STUDENTESSA: Ogni anno proviamo a fare delle, delle proposte, nuove manifestazioni, ma poi, alla fine non concludiamo niente, perché rimane tutto come prima.

Perché siete troppo divisi. Dovete unirvi di più, perché dovete essere più tenaci. Così mi sembra Ma non è vero che se voi vi unite, discutete, chiedete di discutere anche in classe, anche con i vostri professori, le cose che vi premono, io credo che, se voi fate questo, e lo fate non solo a Roma, ma a Napoli, a Milano, e così via e trovate un legame, questo avviene. Adesso, tra l'altro, ci sono i fax per comunicare da lontano. Siete un po' sfiduciati.

STUDENTE: Ma sulla scarsa propensione ad impegnarsi attivamente nei partiti, quanto può avere influito l'immagine di corruzione che la classe "Dirigenti", ha dato di se stessa alla nostra generazione, cioè l'immagine di Tangentopoli di questi ultimi anni?

Ha influito moltissimo. Però non è detto che solo quei partiti ci possono essere. Ci può essere anche un altro partito, che lo fondate voi. O ci possono essere anche altri mezzi, con cui voi fate sentire la vostra voce. Ma voi un problema di espressione, di parola, ve lo dovete porre. Se i partiti che ci sono adesso non vanno bene, e va bene, voi ponete il problema di fondare voi un partito che vada bene. Voi non potete rinunciare

STUDENTE: Secondo me quello che dice Lei è giustissimo, cioè gridare le proprie ragioni in piazza. però penso che...

Ma non solo la gente in piazza, eh.

STUDENTE: Gridare le proprie ragioni in piazza, ho detto.

Eh, sì. Insomma, dovete costruire anche le vostre ragioni.

STUDENTE: Sì, secondo me, per far questo, bisogna anche rompere la paura, che è spesso è nei giovani, di rischiare.

Questo è vero.

STUDENTE: Cioè, io almeno ho riscontrato...

Tu pensi che hanno troppa paura di rischiare?

STUDENTE: Sì. Secondo me non c'è paura cioè non c'è voglia di rompere questa paura di rischiare. Molti hanno paura. E poi anche come ha visto, insomma qui, molti non hanno fiducia in loro stessi. Secondo me questa è una cosa gravissima.

Però da giovani bisogna essere coraggiosi.

STUDENTE: Sì, ma come ha visto Lei, qui pochi hanno fiducia in se stessi o nelle proprie possibilità di cambiare la società.

Tu hai fiducia abbastanza?

STUDENTE: Sì, sì io penso di avere fiducia in me.

Parla con gli altri. Da principio sarai forse solo, però se tu parli, se cerchi rapporti. Io penso che anche noi oggi stiamo facendo una cosa, insomma, forse che è utile, stiamo discutendo insieme che cosa voi potete fare. Se queste cose, se questa trasmissione finisce qui, questo incontro, e muore, certo allora questo mondo rimarrà sempre uguale. ma perché non ci possiamo rincontrare e chiedere anche a RAI Educational di incontrarci un'altra volta? Adesso, noi abbiamo discusso di certe cose. Voi ci pensate, vi riunite tra di voi, in modo da chiarirvi anche le idee, e ci diamo un altro appuntamento. Io vi assicuro che se mi invitate un'altra volta, anche senza la RAI TV, ma meglio se c'è la RAI TV, beh, io ci vengo, e voi pensate a quello che abbiamo detto. E vediamo quali sono i punti che invece non si sono risolti e che non sono andati chiari. Questo non è un favore che io faccio a voi, ma è un favore che voi fate a me, perché mi fate capire che cos'è il mondo nuovo che sta sorgendo, a me che sono vecchio.

STUDENTE: Poi un'altra cosa che penso è il fatto, cioè il primo principio che deve avere un uomo, quale, come cittadino è la coerenza con se stessi, e il fatto appunto che se una persona crede in qualcosa deve comunque cercare di portarla avanti. Deve sempre lottare appunto per cercare di portarla avanti e di realizzare appunto il proprio fine

Ritengo che sia molto giusto. In fondo tu stai parlando di una cosa, che adesso diciamo con una parola un po' solenne, la parola "libertà", poi, godere della libertà, avere la libertà significa che bisogna rompere le catene che uno si porta addosso dei propri complessi. Se oggi, anche all'interno dell'ambito familiare, si sente: "Mah, è meglio che non ti scopri, è meglio che non ti esponi", anche chi ti circonda non ti dà il giusto slancio a prendere iniziativa, e, quando tu prendi iniziativa che sei, anche se sei da solo, però sei convinto di ciò che fai, poi ti troverai sempre bloccato in ogni caso. Diceva un altro, un altro personaggio storico, diceva che molte volte le lacrime di chi lotta scorrono ignorate, e a volte riuscire a modificare questo discorso, forse, forse, per alcuni punti, bisognerebbe anche dimenticare la propria ideologia politica, per un attimo solo, perché ci sono delle cose su cui vale la pena lottare tutti e unitamente. Quindi anche chi non ha idea, ma soprattutto chi ha idea, chi è già preparato su determinati argomenti, cerchi di essere la guida per chi non ne ha, è assolutamente necessario, e chi non ha preparazione è perché o non gli è stata data, non è stato messo in grado di ricevere una adeguata preparazione, oppure perché era disinteressato e ha seguito strade sbagliate. Quindi oggi avere un punto, diciamo di fuga, è comunque difficile, come poteva esserlo una volta, perché si vede anche dalla realtà e da quello che succede, si legge sia in televisione che nei giornali, sia per il discorso della male informazione, sia per il discorso di volontà, maggiore o minore, a seconda dell'individuo.
Ma spiegami un po', perché per te oggi è più difficile o per voi oggi è più difficile, rispetto a ieri. Io t' ho parlato di un pezzo della mia vita in cui addirittura ti arrestavano.

STUDENTE: No, quello è giusto.

STUDENTE: Però succede anche oggi, può succedere anche oggi, forse in maniera minore, però succede anche oggi.

C'è molta più libertà oggi.

STUDENTE: Sì.

E va bene ribellatevi.

STUDENTE: Oggi però ti ignorano, e questo è anche peggio. Prima c'era un regime che ti combatteva. Oggi tu passi ignorato. Questo vuol dire proprio che non esisti. Cioè è qualcosa che è addirittura è anche peggio.

No, prima ti calpestavano. Guarda che prima era peggio. Ti calpestavano e ti mettevano in prigione, ammanettato. Però tu hai ragione. Oggi ti ignorano. E allora facciamo questo discorso: riproponiamo la cosa che qui abbiamo detto. Uno dei mezzi fondamentali oggi per parlare è la televisione. Oggi la televisione vi ha chiamato ad incontrarvi qui. Va bene? Organizziamo meglio la lotta perché la televisione parli dei vostri problemi, organizziamo meglio. Chiediamo per esempio che questi incontri con licei, con le scuole, eccetera, eccetera, diventino sistematici. Però, se non fai nulla, sei fregato, scusa la parola. O no?

STUDENTE: Volevo chiederLe, dopo aver visto, più o meno come sono fatti i giovani di questa generazione - ha avuto un esempio più o meno di quello che pensiamo -, se i partiti potrebbero ora riuscire a riavere, a fare cose che potrebbero reinteressare i giovani, come per esempio, avveniva negli anni Cinquanta e Sessanta, quando nei partiti si formavano anche i giovani.

Ma io penso che i partiti hanno il dovere, l'obbligo di occuparsi dei giovani e di ascoltare la voce dei giovani. Questo stato d'animo, che trovo oggi qui, è una cosa che mi fa parecchio dispiacere, perché vuol dire che tra i partiti che esistono - adesso non facciamo il nome, non stiamo a fare propaganda qui dentro - e la vostra generazione non c'è comunicazione sufficiente, non c'è sostegno sufficiente, non c'è apertura sufficiente. Quindi è una cosa molto brutta. La cosa su cui io insisto però: che i partiti sono anche quella cosa che voi permettete. Se voi non permetteste ai partiti di essere così e lottaste per il cambiamento, anche i partiti dovrebbero ascoltarvi di più. Non ti sarà dato nulla gratis. Non vi sarà dato nulla gratuitamente, se voi non lo rivendicate e se non vi riunite tra di voi per rivendicarlo. E poi c'è la scheda, ma non solo la scheda, c'è anche lo scendere in piazza, c'è anche la lotta sociale, ci sono anche la carta stampata.

STUDENTE: Scusi, qui si è parlato di paura e di disinteresse dei giovani. Ma da che cosa derivano? Secondo me derivano anche dal fatto che, cioè, nel '68 e nei dieci anni successivi, c'è stata sempre quella tensione all'arrivo di qualcosa che poi non è stato, della rivoluzione, della cosiddetta "rivoluzione"? E quindi, secondo me, questa paura e questo disinteresse derivano proprio da questo fatto, cioè che già prima di noi altre persone hanno provato, e anche in maniera più violenta, eppure non è riuscito.

Beh, no, però il mondo è pure cambiato.

STUDENTE: E questo è anche vero.

Insomma, io mi ricordo cos'era la condizione dei contadini nel mio paese contadino, in cui son nato, ed era infinitamente peggiore di quella che è adesso. Va bene? Quindi non è vero che il mondo è rimasto uguale. Voi oggi, noi nel passato, c'è stata una società in cui la scuola quasi non esisteva o era solo la scuola dei ricchi. Adesso invece c'è una scuola, che non so, in cui tutti i cittadini italiani hanno, hanno il modo di potere partecipare. Quindi non è vero che il mondo è sempre uguale. Poi ci sono degli, alti e dei bassi, dei momenti di caduta e dei momenti di crescita della libertà, però questo bisogna conquistarselo con le proprie mani.

STUDENTE: Dunque, rispetto a quello che diceva lui, non è possibile invece che il '68, sia riuscita la rivoluzione del '68, ma sia riuscita male? O meglio, quello che ha portato la rivoluzione del '68 sia alle fondamenta delle sue radici sbagliato? Ad esempio il nuovo genere di cultura che ha portato, tipo il famoso ideale del concetto di popolo in base alle teorie della Rivoluzione Francese: libertà, uguaglianza? Forse è lì che è stato l'errore, il troppo liberismo. E' lì che forse è nato l'errore fondamentale. L'adagiarsi su, diciamo, una falsa vittoria, se così possiamo chiamarla. Io almeno la chiamo così: una falsa vittoria, perché quel genere di stampo per me è inconsistente, non è stata una base forte, che poi ha lasciato una traccia. C'è stato, sì, il raggiungimento di alcuni diritti molto importanti, però, per il resto penso che abbia contribuito al decadimento del concetto di unità, di quella che poi è la vera forza, che deve portare ai cambiamenti, che porta i veri cambiamenti.

Ma io non condivido l'opinione tua. Il '68 ha avuto molti difetti. Ci sono state tante cose nel '68 che poi non sono arrivate in porto. Ci sono state anche delle illusioni. Però ritengo che il 68 sia stato, almeno in Italia - ma io dico anche nel mondo -, un momento in cui i diritti della persona, i diritti del lavoro, hanno avuto uno sviluppo. Per esempio, in Italia - stiamo all'Italia -, gli anni 1968 e 1969, sono due anni in cui il movimento sindacale di difesa dei lavoratori, di lotta per il lavoro ha compiuto un grande balzo. Poi dopo è venuta anche una crisi e qui sarebbe interessante anche discutere la crisi. Però, ecco, la mia opinione è che no, lì è stato un momento, in cui c'è stato un vento di libertà, di liberazione e che sono state strappate delle conquiste, che poi sono state colpite, ma non state tutte cancellate. In ogni modo, se questa, se la preoccupazione tua è che ci sia stata un'esagerazione, ma io questa non la condivido.

STUDENTE: Scusi, io volevo farLe una domanda sempre riguardo la presenza dei giovani all'interno dei partiti. Dunque, non crede che, cioè, all'interno dei partiti, gli ideali che vengono proposti siano un po' arretrati rispetto alla vita che c'è oggi? Ovvero, i giovani non si sentono attirati dai partiti perché magari questi gli propongono delle idee, magari un po' passate? Io ad esempio credo che, per una preparazione, diciamo, buona, verso la politica, debba essere, diciamo, costituito un organismo precedente a quello che è l'iscrizione a un partito, perché, adesso come adesso, io, in prima persona, non mi sento pronto a iscrivermi a un partito, perché lo considero un passo un po' importante nella vita, cioè credo che una persona per iscriversi a un partito debba avere le proprie idee molto simili a quelle che propone un partito, che può essere quello che hanno creato loro. Quindi, magari, diciamo preparare la persona a una vita politica, anche soltanto con l'obiettivo di rappresentare i problemi che ci sono, però antecedente, come può essere la scuola ad una preparazione al lavoro.

Ma secondo me c'è oggi una crisi dei partiti e c'è anche una difficoltà dei partiti a parlare ai giovani. Quindi questo fatto qui c'è. Però questo non vuol dire che deve essere sempre così. Io penso che se i giovani, invece di criticare i partiti, agiscono dentro i partiti per cambiarlo, è meglio. Oppure fondando loro un partito su altre basi. Quello che a me sembra il peggio di tutti è il dire: "I partiti vanno male - e oggi hanno tanti difetti infatti - e allora io non m' occupo di politica", perché questo vuol dire: spazio per i fastidi che vanno male. Capisci? Non è che allora tu li cancelli, anzi gli lasci più spazio. E i partiti, o vogliamo dire i sindacati o una forma di organizzazione politica è qualche cosa di necessario per potere godere di certi beni, a cominciare dal bene della libertà e del lavoro. Se non ti piacciono i partiti, criticali o entra dentro per combattere le strutture o fanne tu un altro o organizzati in un altro modo.

STUDENTE: Non è che sia sempre facile farne un altro. Cioè non è una cosa che si fa...

Perché siete così timidi?

STUDENTE: Non è una questione di timidezza, è proprio di praticità. Cioè, non è che da un giorno all'altro uno può fare un partito.

Non da un giorno all'altro, ma voi siete in tanti qui dentro, siete tanti cervelli, tante teste.

STUDENTE: Sì, ma non è detto neanche...

Siete tanti milioni di giovani in tutta Italia. Milioni e milioni di giovani. Dovete conoscervi di più, relazionarvi tra di voi e discutere tra di voi quello che volete cambiare e come lo volete cambiare. E altrimenti c'è solo la sconfitta. Tu non sei persuaso? Perché lo trovi impossibile o troppo difficile?

STUDENTE: No, forse perché, cioè, per dei ragazzi ..., cioè io credo che per adesso dovrebbe essere, cioè per la nostra età, per i ragazzi della nostra età, dovrebbero essere presentati soltanto i problemi e quello che è già stato fatto. Poi, in un secondo momento, possono essere affrontati i modi del come risolvere questi problemi. Dovrebbe esserci magari una maggiore informazione sul ..., cioè proprio presentare il problema, farlo capire, senza un'influenza di partito, cioè il problema così com'è. E poi, in un secondo momento, il ragazzo, dopo aver raggiunto la maggior età, dopo aver preso il voto, che è una condizione fondamentale per poter entrare in politica, perché se no, cioè uno può anche avere le idee, però non votando, non partecipa.

Tu dici quindi, c'è un bisogno di un periodo di preparazione e di studio.

STUDENTE: Io credo questo.

E questo è vero. Però io sostengo e penso che nel vostro studio e nel vostro studiare, dovreste studiare molto anche che cos'è la politica, quali sono le leggi del nostro paese, come funzionano i partiti. Questo non deve venire dopo. Secondo me, dovrebbe venire già nella scuola di oggi. Per esempio, voi avete letto nella scuola vostra un libricino, piccolo così - io ce l'ho nella borsa, non lo tiro fuori - che si chiama Costituzione della Repubblica Italiana? No, non l'avrete letto? Non ve l'hanno fatto mi leggere? Mai visto? Eh? Sì o no? L'avete letto? Eh, beh, allora lì già discutere sulla Costituzione significa discutere su quale è la società, quali sono i vostri diritti e come si può cominciare a cambiarla. Non vi vedo molto convinti.
Va bene, la mia conclusione è molto pratica. Adesso noi abbiamo discusso per parecchio tempo stamattina. Voi ci riflettete un momento e ci diamo appuntamento, con la televisione o senza la televisione, non so, vogliamo dire, di qui a un mese, a un mese e mezzo? E torniamo a discutere. O meglio, voi avete sentito. Mettetevi un po' insieme, chiedete anche ai vostri professori di farvi mettere insieme e discutete tra di voi sulle cose su cui abbiamo ragionato stamattina, in modo da farne uscire una cartellina, una cartellina e mezzo, di questioni, che non vi sembrano risolte o chiarite abbastanza o su cui voi avete maturato delle idee successive. Mi mandate questa cosa, a me. Io lascio l'indirizzo. Va bene? Prendiamo appuntamento e torno da voi. E allora però su questa sedia c'è uno di voi e mi dice ciò che è uscito fuori da questo incontro e da questa riflessione. Tra l'altro voi ne avete avuto uno prima con una persona che i conosco, un carissimo amico, De Giovanni, con cui avrete discusso altre cose. Tirate un po' le somme. Chiedete anche ai professori di aiutarvi a tirare le somme. E, se mi fate sapere che siete pronti a un secondo incontro, in cui prima di tutto parlate voi, io ci vengo anche molto volentieri e, se è necessario, ci torno anche una terza volta. Ve bene? Possiamo rimanere d'accordo così o non lo fate? Non avete voglia di farlo? Va bene?

29/03/09

Luca

Ieri ho scoperto che Luca non è Luca. Cioè è sempre Luca ma però non si chiama accussì che lui mi ha detto che i nomi se li sceglie a secondo di quello che ci dice la testa in quel momento.
Ora è il periodo di Luca pecchè cè stata la canzone di Sanremo e lui lo voleva fare sapere a tutti che ci pareva una minchiata quella cosa che cantavano.
Ieri abbiamo parlato un bello pezzo. E' capitato che cera scappato il cane di casa. Un cucciolo tuttu iancu che hanno da un po' di giorni. Lui allora è uscito di corsa fuori di casa per cercarlo e menza testa comè si è dimenticato di portarsi dappresso le chiavi. Accussì quando è ritornato io lho fatto entrare da noi che avevo sentito prima tutto il trambusto e ci ho preparato una bella tazza di cafè per tranquillizzarlo.
"Mi chiami Cosimo" mi ha detto a un certo punto che già io avevo acceso la sigaretta nel balcone e quando ha visto la mia faccia perplessa ha aggiunto "E'il mio vero nome".
Ora io non lo so pecchè lha fatto però mi piace che ha deciso così.

28/03/09

Dante l'americano

Io non me lo ricordo a Dante. A dire la verità sì lho visto al collo di sua madre dentro alla foto in bianco e nero però non me la ricordo lo stesso la sua faccia.
La Signora Franca invece cè laveva bene in testa quel figghio perso con i puttusa della droga e nel cuore anche se lo ricordava che lui era stato il segno della seconda parte della sua vita quella dove sera innamorata per la prima vota e risposata anche.
Sò marito novu aggiustava e vinneva le machinette per i picciriddi. Quelle dove ci si spinnevano le dieci lire. Quelle che andavano davanti ai bar e ai panifici. Quelle insomma dove cera un volante che ci dovevi guidare una pallina di vetro in una strada piena di buche e che se eri bravo e fortunato la pallina finiva nelle tue mani. Era una magia quel pezzo di vetro. Ciaveva dentro una specie di farfalla acculurata che se la vedevi con un occhio solo in direzione della luce tutto il mondo diventava brillante e meraviglioso. Lui tante volte me le ha regalate quelle palline che io ogni volta mi sentiva ricco e fortunato anche. Dante ci voleva bene a quel mischinazzo di so pattri che ci cascau u munnu incoddu quannu muriu sutta a un carretto in un paese della provincia mentre faceva un nuovo grande affare.
Lui Dante quannu era caruso e mi vedeva giocare al balcone sammucciava nel suo e mi fiscava per poi uscire di sorpresa chiamandomi.
"Sugnu cà! Sugnu cà! E chiffai non mi viri?" diceva e io lo sapevo a memoria quel gioco però mi ci addivittevu sempri.
Aveva diciassette anni Dante quando partiu per Milano. Venticinque quannu sarritirau in vacanza con un figghiu avuto con una carusa americana che sua madre mancu u sapeva. Ventisette quanno a lei ci arrivò un telegramma da Niu Iocchi che ci diceva che so figghiu era morto di overdose.

26/03/09

Le tre grazie

Lucia ciavi locchi belli e parra senza firmarisi mai. E' stata lei la prima che ho conosciuto nel palazzo che a scoprire quali sono le altre famigghie di questa specie di blocco di lego dove vivo credo che ci vorranno anni.
Lei fa la cassiera ma è dietista che me lo ha detto quannu mi visti arritirari con una busta china china di angiove sotto sale che al supermercato cera lofferta e io mi ero fatto la scorta. Non ciarrinisciu purazza a starisi muta: "Ma lei cosa ci fa con tutte queste?" mi spiau. Io però cangiai subito discorso che un po' mi sono vergognato di quella mia spittizza economica e un po' avevo vogghia di parrari.
Lucia abita con altre due ragazze che vengono dalla Puglia come a lei. Emigranti insomma comu menza città del resto.
Le altre due mi piaciunu picca cioè mi piace picca Antonia pecchè il fratello di questa invece è un bravo caruso che mi saluta sempre. Tutte e tre fanno orari diversi e forse è per questo che arrinesciunu a vivere nella stessa casa. Lucia nesci sempri presto e io me ne accorgo che lascia nella scala un profumo gentile che mette allegria. Luca il fratello lo vedo spesso sotto allingresso con i suoi amici che ciciulia e cerca di fare conquiste prima di andare alluniversità o quannu sarritira dalla lezione ma per il resto penso che il tempo se lo passa a casa a studiare. Antonia te ne accorgi che cè pecchè ietta sempri vuci e sinnifutti di tutto e di tutti. A sira parti vistuta comu una buttana con qualche amica strolica come a lei sgommando a tutta velocità dentro machini sempri diverse poi quando sarritira ne matinati per dire al mondo che è ancora viva accumencia a sunari senza sosta il clacson fino a che ci dice la testa. Forse a coca ci fici mali oppure è sulu malarucata ammia comunque la cosa ca mi fici incazzari chiossai fu quando Lucia mi rissi che quella sua amica vutava u milanisi minchiataru. A tutto cè un limite.

24/03/09

Cip e Ciop

Cè che con la picciridda casa casa non posso più fumare e mi devo mettere nel balcone macari se cè friddu o chiovi. Io lo faccio che è giusta questa cosa anche se certe volte è una vera rottura di minchia nesciri fora. Comunque menomale che almeno non ciaiu nessun palazzo di fronte! Accussì può capitari che mi fermo a taliari lacidduzzi o qualche nuvola chiù strana. Una vota mi capitau addirittura ca visti uno scoiattolo. Non lo so come cera capitato sutta a mè casa però stetti un bel pezzo sopra allabete vicino allingresso prima di scinniri e di sparire in un pezzo di giardino che è lì vicino. Io non lavevo mai visto uno scoiattolo. Così dal vivo dico che il massimo erano stati cippi e cioppi alla televisioni. Di suggi invece me ne intendo che ogni tanto nelle strade niscevano fora che erano chiù rossi de iatti e anche di scecchi sò qualcosa che ancora me le ricordo le stalle piazzate nei garage del condominio.
Insomma stu balcuni qualche sorpresa sembra darmela e su arriniscissi a fari crisciri u basilicò e le fresie che ciavevo a Catania sarebbe perfetto. Certo manca u ciauru do mari che al massimo qui tarriva ogni tanto na zaffata di merda di concime ma non si può avere tutto e poi è naturale.

22/03/09

Caserma Cernaia

"Ha da essere fiero di una bimba così!"
Il vecchio sassittau con queste parole vicino a mia. Era arrivato con la vecchia bicicletta e una busta dellesselunga misa nel cesto davanti che si vedeva il filone di pane e il salame ca niscevanu menzi fora.
Ci sorrisi priato che i complimenti non dispiacciono mai soprattutto se sono rivolti a chi vogliamo bene e ci spiai se anche lui ciaveva qualche nipote nel gruppo.
"No, no! Avevo solo bisogno di riposarmi" mi rispose gentile e poi continuò a parlare che io nellascoltarlo facevo fatica a seguire Angelica con la coda dellocchio.
Di certo aveva superato luttantina ma Vanni ragionava ancora come a un carusiddu e ci piaceva parrari e ricordare e discutere che in mezzora oltre al nome vinni a sapiri tante altre cose sopra a questo cristiano. A volte parrava difficili anche se ci scappava ogni tantu na paruledda in dialetto. Secunnu mia lui ava stato di sicuro un prufissuruni delluniversità che mi passi di capiri anche che ciaveva avuto tanti alunni importanti.
Quando era stato carusiddu aveva fatto il partigiano nel piemonte che la sua famigghia si era trasferita lì ed era stato pericoloso e terribile macari che mi cuntau che un suo amico che ciaveva i so anni lavevano pigghiato che qualcuno gli aveva fatto la spia e lavevano portato in una caserma a Torino che si chiamava Cernaia e lì ciavevano luvatu locchi e lugnia e macari la lingua prima di impiccarlo. Diciassette anni ciaveva e una cravatta nova stritta no coddu.
Quanu finiu di cuntarimi questa cosa Vanni si fici il segno della croce e mi passi commosso macari ma si firmau picca che subito riprese a parrari e continuò dicendomi che poi però per fortuna era arrivata la pace e tutti serano misi a fari soddi che non sembrava che ci fosse nenti di più importante che quello e anche lui in fondo ava fattu accussì e un poco si vergognava di questa cosa che mi disse che era anche colpa di quelli come lui che avevano pensato che non si sarebbe mai potuto tornare indietro. E invece.
Vanni cuntava e taliava i picciriddi e poi la sua bici e ammia macari ma io lo sapevo che lui cercava in altri posti. Nei ricordi forse. O nel futuro.

21/03/09

Segreti


La gente ciavi sempre vogghia di parrari e non centrano le città o i posti o la lingua che appena cè tannicchia di intimità subito ti capita qualcuno ca ti cunta i so cazzi. E così una panchina vota o una fila particolarmente lunga o un posto vicino sopra allautobussu ciabbastano per queste confessioni.
Io non mi lamento che mi è piaciuto sempri stari ad ascutari e scoprire cose nuove. Accussì quannu capita  fazzu finta di essiri un parrinu e accalo ogni tanto la testa a fari capiri ca ci sugnu che tanto le persone non hanno bisogno daltro.

20/03/09

19/03/09

Il lavoro

E' chiù forti di mia. Un giorno sì e uno no quando mi affaccio mi aspetto di trovare il mare allorizzonte e tannicchia ci rimango male ca ci sù sulu palazzi e qualche albero a fari cumpagnia ai mè occhi.Però insomma va beni macari accussì che non cè problema a campari.
La picciridda a scuola accumencia a parrari strana. Ciavi questo accento figghiu di nuddu e tutto ammiscato che ammia mi veni di ridere a sintirla però mi pari cuntenta e certe volte si sforza pure di fari la siciliana. Forse per farimi un regalo. 
Quando di pomeriggiu ora ca cè u suli niscemo fora io mi porto i giornali che mi procura Vincenzo e ci dò una occhiata mentre lei ioca collaltalena. Ogni tanto si avvicina per regalarmi una risata e se mi vede tutto concentrato mi ripete che anche a lei a scola ci fanu viriri sta cartazza collinchiostro e mi fa domande e voli cuntati storie. Oggi ad esempio cè questa cosa che al milanese che arriri sempri ci fà schifo travagghiari e io non posso certo darci torto e neanche Vincenzo di sicuro ci va contro e forse nacari la nicuzza qualche vota che la verifica della maestra è difficili ci runa raggiuni. Però mentre ci pensavo na me testa ciavevo sempri davanti a Tanu u meccanico e allora chiamai Angelica e ci chiesi se se lo ricordava a quel cristiano che tanto lo sapevo che non era possibile che quannu partemu lei era troppo nicuzza.
Insomma Tano non cinnaveva di questi problemi che a lui ci piaceva il lavoro che faceva e travagghiava cuntentu. Lento e con precisione.
" La prima cosa Totò non è la machina è il suo padrone. Per questo a tutti quelli che mi cercano io li voglio conoscere e ci parru e mi fazzu spiegare tutto e su ciannu fretta i mannu a cacari che tanto i me soddi mi fazzu u stissu e u supecchiu e comu u mancanti"
E in effetti era piacevole andare da Tano che ci trovavi sempre qualcuno e lui mentre smuntava e rimontava i pezzi di quelle machine scassate parrava e ascutava e faceva dumanni e molte volte litigava macari ma sempre con cortesia che arraggiarisi non ha fatto mai bene a nessuno. Ecco io non penso che a Tano il suo travagghio faceva schifo e forse ora ca ci riflettu bonu mancu a Vincenzo che a fine mese sarritira sempre tutto contento e quasi di sicuro mancu alla picciridda che ci rimane male ogni vota che non ci può andare a scuola.
Arrestu iu allora ma iu non cuntu.

17/03/09

Ancora L'Internazionale, ancora Fortini



Traducendo Brecht

Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov'erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d'un poeta o mutarsi
in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l'odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.

Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.

Franco Fortini da Una volta per sempre, poesie 1938-1973

14/03/09

Tigri

"Mentre la tragedia si srotolava in diretta tv, i mezzi-busti continuavano a interrompersi, chiedendo scusa ai telespettatori per aver annullato la cronaca delle partite. - Debbono essere inondati di proteste dai fan di baseball-, mi sono detto. Molta gente era infuriata perché le partite erano state annullate e non per la brutalità di quanto stava accadendo."
Saul Bellow

"Adesso l’imperialismo americano è molto forte, ma la sua non è una vera forza.
Politicamente è molto debole perché è staccato dalle grandi masse popolari, non piace a nessuno, nemmeno al popolo americano. In apparenza è molto forte, ma in realtà non non c’è da averne paura, è una tigre di carta. L’apparenza è quella di una tigre, ma è di carta, non resiste alle raffiche di vento e agli scrosci di pioggia. Secondo me gli Stati Uniti sono proprio una tigre di carta."
Mao Tse-tung


A Sigonella prima unu ci poteva comprare un sacco di cose con due lire e se conoscevi a genti giusta ci travagghiavi che anche il lavoro era buono e pagato assai. Basta ca non eri comunista o sindacalista scassaminchia che allora ti ittavunu fora tempo due minuti e nuddu taddifinneva.
Da tempo ormai però tuttu è chiù difficili e fu pecchè larabi sinficcanu collaerei dentro ai grattacieli americani e che dopo ficiunu la guerra che mossunu macari i soldati italiani. Che noi siamo alleati e se cè di pattiri pattemu.
Accussì ora non fanno passare vicino alla base chi non cià le stellette che cè pericolo dicono .
Mah! Non durerà assai penso e infatti mi passi di sentire che si preparano a allargari tutto e che anzi la base diventerà ancora chiù importanti che cè bisogno di controllare i nuovi nemici.
Io non ciò avuto mai tanti contatti e neanche di queste cose della storia me ne intendo però sarà chiffù veramente con quellaerei di Niuiocchi. Chissà come lo prepararono i registi quel filmi.
A diri la verità io quel giorno maddumiscii mentre crollava uno dei due palazzi che prima cera stata la pubblicità della pattita e ho dormito così assai che ho sognato macari. Ed è stato un sogno accussì strano che ancora me lo ricordo.
Cera un leone come quello prima dei filmi e io che mavvicinavo e non mi scantavo e lui che rapeva la bocca sempre chiossai e io che ci entravo dentro e prima cera buio ma dopo mi trovavo in un supemmercato grandissimo dove tutti mettevano cose meravigliose dentro al mio carrello che io lo sapevo che non mi serviva tutto però li ringraziavo lo stesso e ci facevo un inchino.
Quando arrivai alla cassa ogni cosa addivintau di novo niura e io mi trovai in una stanza nicuzza ma pulita e di nuovo di fronte a me ci stava un leone. Era chiù nicu però. Non ruggiva. Non si muoveva. Non dava segni di vita. E come poteva purazzu se era di carta velina? Sì carta velina come quella che usavo quandero nico per fare laquiloni.
E questo ci feci. Con le foffici la colla e le canne che trovai sopra a un tavolo. Un aquilone bellissimo e colorato. E vicino a mia allimprovviso fu tutto pieno di gente e cera il mare vicino e si potevano viriri le spiagge dallaltro lato come da reggio a messina e ognuno faceva avvulari un aquilone. Chi una tigre chi un leopardo o un orso o un lupo.
Nessuno ciaveva paura. Nessuno.

12/03/09

desideri


Vulissi ora aviri
due coppette
di ceusa niuri e panna chini chini.
 Una pittia,
a copiare, ne me occhi, la tua bocca.
Una pimmia,
a stutari st'ansia sciocca.

10/03/09

La iattaredda



Era stata chiusa tutto questo tempo... la casa di Agnori dico. Ora cera tornata a stare una iattaredda.
Lò vista una volta sola io. Tutta con il pelo nero come al petrolio e due occhi verdi che sembrano il mare illuminato dalle lampare.Il suo padrone viene due volte al giorno la matina e il primo pomeriggio mentre lei invece non nesci mai. Sarà un destino degli abitanti di quella casa maliritta. O forse è lui che si scanta di perderla.
Le prime volte dopo che lui trasiu  per le sue visite io mi avvicinai arreri alla porta per avere qualche notizia. Lo so che non si fanno queste cose ma uno lo deve sapere che vicini ciavi e comunque non mi visti nessuno così la mia coscienza era a posto. Insomma da dietro alla porta si sentiva una cantilena duciduci e sospiri. Fusa pinsai o comu cazzu si chiamano sti cosi dellanimali.
Cera però un particolare che mi sorprendeva. Quel cristiano non veniva mai di domenica.
Poi un giorno ho capito.
E' stato quando stavo niscendo per andare a comprare la birra e lui era davanti all'ascensore con il telefonino.
"Non ti preoccupare, non ti preoccupare. Sto andando a darici da mangiare alla iattaredda"
Forse devo averlo guardato troppo pecchè scansandosi per farimi acchianare sopra allascensore mi disse tutto confuso:
" Era mia moglie, lo sa come sono le mogli".
No. Non lo sapevo. Ma ci accalai la testa e chiurii la porta.

08/03/09

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA (1791)


PREAMBOLO

Uomo, sai essere giusto? E' una donna che te lo domanda: non vorrai toglierle questo diritto. Dimmi, chi ti ha dato il sovrano potere di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?
Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza cui tu sembri volerti avvicinare, dammi, se puoi, un esempio di questo impero tirannico. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, da' infine un'occhiata a tutte le modificazioni della materia organizzata e arrenditi all'evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, scava e distingui se puoi, i sessi nell'amministrazione della natura.
Ovunque tu li troverai confusi e cooperanti nell'insieme armonioso di questo capolavoro immortale. Soltanto l'uomo ha fatto di questa eccezione un principio.
Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo di lumi e di sagacia, nell'ignoranza più crassa, vuole comandare su un sesso che ha tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione e di reclamare i suoi diritti all'eguaglianza, per non dire altro.
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale.
Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono la cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna. affinchè questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinchè gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica siano più rispettati, affinchè le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi e alla felicità di tutti.
Di conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara in presenza e sotto gli auspici dell'essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.

ARTICOLO I
La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'interesse comune.

ARTICOLO II
Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell'Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all'oppressione.

ARTICOLO III
Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione che è la riunione della donna e dell'uomo: nessun organo, nessun individuo può esercitarne autorità che non provenga espressamente da loro.

ARTICOLO IV
La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene ad altri; così l'unico limite all'esercizio dei diritti naturali della donna, la perpetua tirannia dell'uomo, cioè, va riformato dalle leggi della natura e della ragione.

ARTICOLO V

Le leggi della natura e della ragione proibiscono tutte le azione nocive alla società: tutto ciò che non è proibito dalle leggi, sagge e divine, non può essere impedito e nessuno può essere costretto a fare quello che esse non ordinano.

ARTICOLO VI
La legge deve essere l'espressione della volontà generale: tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o con i loro rappresentanti, alla sua formazione; essa deve essere uguale per tutti: tutte le cittadine e tuttii cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammessi a tutte le dignità, posti e impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altre distinzioni che quella delle loro virtù e dei loro talenti.

ARTICOLO VII
Non è esclusa nessuna donna; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi stabiliti dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa Legge rigorosa.

ARTICOLO VIII
La Legge deve stabilire solo pene strettamente e evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.

ARTICOLO IX
Su ogni donna dichiarata colpevole la Legge esercita tutto il rigore.

ARTICOLO X
Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di principio, la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve pure quello di salire sul podiosempre che le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dallaLegge.

ARTICOLO XI
La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna poichè questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio vostro, senza che un pregiudizio barbaro la forzi a nascondere la verità; salvo rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.

ARTICOLO XII
E' necessario garantire i diritti della donna e della cittadina; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti e non solo di quelle cui è affidata.

ARTICOLO XIII
Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese dell'amministrazione, i contributi della donna e dell'uomo sono uguali; essa partecipa a tutti i lavoriingrati, a tutte le fatiche, deve quindi partecipare alla distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche, delle dignità e dell'industria.

ARTICOLO XIV
Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare da sè o tramite i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico. Le Cittadine possono aderirvi soltanto con l' ammissione di un'eguale divisione, non solo nella fortuna, ma anche nell'amministrazione pubblica e di determinare la quantità, l'imponibile, la riscossione e la durata dell'imposta.

ARTICOLO XV
La massa delle donne coalizzata con gli uomini per la tassazione ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione a ogni agente pubblico.

ARTICOLO XVI
Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, nè la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione; la costituzione è nulla se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione.

ARTICOLO XVII
Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o separati; esse hanno per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno può esserne privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica legalmente connstatata, lo esiga in modo evidente e a condizione di una giusta e preliminare indennità.

Cahiers de dolèances. Donne e Rivoluzione francese, introduzione e note di P.M. Duhet, Palermo, La Luna/ Editions des femmes, 1989

07/03/09

05/03/09

Colori

Il colore buono è il bianco, che rimane fedele. Il resto si ribella. Il grigio si intristisce e butta acqua, il viola scappa al tramonto, il nero si fa nero, il rosso è bello ma dura minga, il giallo brucia tutto, l'azzurro costa caro e fare il cielo ce ne vuole, mica solo un tubetto... cento, duecento, anche cinquecento tubetti ci vogliono per fare il cielo.
Io, con gli occhi chiusi, ci sto sempre, anche se non canto. Sono cieco dalla nascita. Non ho mai visto una luce, un colore, un movimento. Ascolto. Anche i colori per me hanno un altro significato. Hanno una voce, i colori, un suono, come tutte le cose. Un rumore che li distingue e che posso riconoscere. E capire. L'azzurro, per esempio, con quella zeta in mezzo è il colore dello zucchero, delle zebre e delle zanzare. I vasi i viali e le volpi sono viola e il giallo è il colore acuto di uno strillo. E il nero, io non riesco a immaginarlo ma so che è il colore del nulla, del niente, del vuoto. Però non è solo una questione di assonanza. Ci sono colori che per me significano qualcosa per l'idea che contengono. Per il rumore che contengono. Il verde, per esempio, con quella erre raschiante, che gratta in mezzo e prude e scortica la pelle, è il colore di una cosa che brucia, come il sole. Tutti i colori che iniziano con la b, invece, sono belli. Come il bianco o il biondo. O il blu, che è bellissimo. Ecco, ad esempio, per me una bella ragazza, per essere davvero bella, dovrebbe avere la pelle bianca e i capelli biondi. Ma se fosse veramente bella, allora avrebbe i capelli blu.
La prima immagine è un cartone colorato, fantastico e stilizzato come certi disegni di bambini: striscia azzurra di terra, cielo viola, grattacieli neri, il ruvido arancione di una cupola situata al centro come un mezzo sole.
Esplodono fuori campo le voci e le risate di alcuni ragazzi.
-ragazzo- Ehi, c'è la scimmia! Puìt, puìt...
-ragazza- (grida) A macaco
-ragazzo- (grida) A scimmia!... (a un amico) Dio fà guardala, sembra proprio una scimmia, col muso da
scimmia!
-amico- Ma quella è una scimmia vera! Minchia, con quella faccia da cazzo che ha!
-ragazzo- (ride) E' una che se la graffi in faccia ti sporchi le mani e lei resta a righe!... (urla) Scimmia, Scimmia!...
-ragazze- (in coro) Macachi, macachi!...
Appaiono in sovrimpressione i "titoli di testa" del film.

04/03/09

definizioni

"Certamente oggi - non due o tremila anni fa quando, probabilmente, la questione sarebbe stata diversa - quando noi diciamo "una poesia" intendiamo una composizione, un testo non lungo dove sia possibile identificare un certo sistema che è indicato graficamente dagli "a capo" e poi anche da un congegno di pause maggiori, quelle che separano una unità ritmica da un’altra. Ebbene, queste possono corrispondere o non corrispondere alle intonazioni cosiddette naturali e in questo caso comunque le chiamamo 'verso'."

03/03/09

Kind of Blue (1959)


Kind of Blue

  Miles Davis - tromba
  Julian "Cannonball" Adderley - sax contralto, ad eccezione di Blue in Green
  John Coltrane - sax tenore
  Wynton Kelly - pianoforte, soltanto in Freddie Freeloader
  Bill Evans - pianoforte
  Paul Chambers - contrabbasso
Jimmy Cobb - batteria




la mia preferita


02/03/09

Filu di vespru - 13 -

Quandero nico aspettavo che lei usciva per fare la spesa e andavo subito là, nella sua stanza, a prendere quello che era mio. Ci parlavo con quelle macchie. E ci contavo i fatti miei a quel fantasma e se chiudevo locchi sentivo anche la sua mano che mi accarezzava i capelli.
Era bello. Mi sentivo più felice in quei momenti, che poi basta poco per esserlo a pensarci bene.
Ora però non lo sapevo più dove erano quelle foto. Quando menero andato a stare da solo non le avevo portate con me che mi seccava dirici a mia zia che io lo conoscevo quel suo segreto. Così quando lei mossi e non li trovai chiù non potei sapere dove erano finite.
Rapii locchi pulendoli dai ricordi.
Umbriacu era sparito di nuovo e io no sacciu chi mi pigghiau ma allinizio fu che passai per sbaglio sopra a quel gesso con i piedi facendo sparire qualche ciocca di capelli e che poi mi abbassai in ginocchio per guardare meglio il ritratto, per aggiustarlo forse, ma invece con le mani cominciai a carezzarlo e poi a strisciare sulla terra, forte, sempre più forte. Fino a quando non rimase solo che uno scarabocchio senza senso. Un fantasma nuovo, diverso da quello che ricordavo. Una macchia che non riconoscevo, che non ciaveva vita .
Solo allora fu che accuminciai a piangere. Le braccia a nascondere il viso, accartocciato come una pezza lodda, piangevo. Non lo sapevo preciso pecchè ma non aveva importanza.
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