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29/04/08

Lettere di condannati a morte della nuova Resistenza italiana - Il quarantenne -


Così
con la pancetta
il mutuo trentennale
la precarietà stagionale

così
con la gita fuoriporta
l'utilitaria un po' scassata
la domenicale passeggiata

così
con il discount sotto casa
la tele sempre accesa
il centesimo sulla spesa

così
anche così
ci sarà chi mi vendicherà.


Fonte immagine: Cronologia Resistenza romana

27/04/08

La picciridda - 7 -

U cafè mi stava bruciando la lingua però cera qualcosa che ancora non andava. Quel rattari fastidioso alla porta si sinteva ancora. Per un attimo pinsai che sbagliavo direzione e che fosse la nicuzza nella sua stanza. Così andai a guardare ma lei si era di nuovo addummisciuta.
Che fare? E se aprivo la porta e il suggi mi entrava a casa?
Mi venne da dire "Cu ie?" e "Chivvoi?" come se si potesse parlare a un animale che manco ti conosce e di certo non maspettavo risposta ma la cosa invece funzionò che dallaltra parte arrivò un:
"Sono io Totò! Apri!"
Comè strana la natura che fa succedere anche questi miracoli pinsai.
Piano piano che così potevo sempre chiudere in fretta e con un piede messo proprio darreri allo spigolo rapii.
La scala era senza luci ma i me occhi non putevano sbagghiari. Era Suellen la scomparsa.
"E tu chiccifai cà?"
"Fammi entrare prima"
"Sì sì. Certo!"
Mi spostai che non ero tanto sicuro di quello che stavo facendo e infatti appena il fantasma misi peri a me casa accuminciau a fari vuci:
"Dovè? Dovè?".
A girare le due stanze che avevo non ci voleva assai anche senza fare quel bordello. "Finiscila!" ci rissi deciso. Non lo sapeva quella disgraziata comerano fatte le case del condominio? Chiurii subito a chiavi la porta poi girando la testa vidi quella disgraziata con in braccio Angelica che piangeva.
"Chi stai facendo?" mi scappò tutto incazzusu.
"Tu non puoi capire! Non puoi capire!" mi rispose lei senza nemmeno alzare gli occhi dalla creatura.
"Capire cosa? Veni cà e non fare a scema. Veni! Assettiti! Che cè anche il caffè pronto"
Con le lacrime che ci uscivano mute come a una marunnuzza dei miracoli Suellen si sistemò nella seggia della cucina. Come se non avesse pensato a altro fino a quel momento tirò fuori una minna bella china da sotto la maglietta ianca con la foto di orsacchiotto e si misi tutta tranquilla a dare da mangiare alla nicuzza.
Laltra minna era metà di fora e io non potti fare a meno di sentiri tannicchia di fami nello stomaco e un pizzico di prurito dove non stava bene.
"E' la tua?" ci spiai senza tanta convinzione.
Ma lei non mi rispose come se non fosse stata capace di sentiri nenti. Mi misi allora a taliarli come si talia un quadro alla chiesa. Un sorriso acculurato e due occhi attenti avvolgevano la mia Angelica.

25/04/08

23/04/08

Dinah


Elsina Licetta Tildina
tre nomi per dire qualcosa
un bruco
un pozzo
me stesso
che solo reclama
un bacio
da te mia regina
o la corta sottana
quella che mostri ai miei gatti
ai loro cappelli un po' matti
sinceri
ripeto sinceri
come carte da gioco ma ieri
rimembro
un magnifico strip
come dici?
Ah sì!
Copiato alle amiche
(di certo gran fiche al di là della rima carina bambina)
così oggi invece
racconti
di avere appena cacciato un coniglio ubriaco
bendato
fasciato
sperando restasse ricordo
dentato sorriso
non corpo
non viso
non pene d'amore.

27 Marzo 2000

Fonte immagine: Alice in Wonderland From Wikipedia

22/04/08

20/04/08

La picciridda - 6 -

Rincasai che la nicuzza stava chiancennu che aveva fame o almeno accussì suggerì Concetta.
"Però è stata brava tutto il tempo" ci tiniu a dirimi. Che dallocchi felici che aveva pinsai che avevo fatto bene e che a lei non cera dispiaciuta affatto quelloccupazione.
Pigghiai Angelica in braccio e accuminciai a fare lo scemo mentre lei ci scaldava il biberon.
La picciridda ciaveva tutta una piluria leggera leggera sopra la testa che era tunna come una mulinciana di sita con il collo che quasi non si vedeva.
Il resto però mi passi troppo nico che io non me lo ricordavo o forse non ciavevo mai fatto caso a come sono strani quando nascono queste creature che le forme che cianno non centrano niente con quello che ci immaginiamo.
Angelica poi aveva certe mani enormi che su crisceva così poteva fare a pugni con chi voleva. Forse ci poteva essere utile un giorno e a mia mi piaciu questo particolare che un po' mi ricordava anche una persona della mia famigghia a cui ero stato molto affezionato.
Ora sera calmata. Forse pecchè aveva sentito la voce di Concetta che mi diceva che era pronto oppure che sera messa anche lei a sturiarimi proprio con quelle mani tutte prese a esplorare la mia faccia.
Si muovevano leggere e ogni tanto si fermavano a ripassare la strada. Proprio come fa un cieco al suo primo incontro damore.
La notte era bellissima.
La luna china di luci ciaveva tuttattorno come unalone che la faceva appariri più grande. Gigantesca. E mi fissava come a taliari dentro di mia. In tutti questi anni non mero mai sentito accussì. Quella picciridda mi faceva pazzo e più provavo a non pinsarici e più quacche cosa mi faceva veniri in mente a lei.
Assittato nel balcone taliavo le luci dei palazzi che a poco a poco si astutavano e cercavo di immaginare se cera qualcunaltro che si poteva sentiri accussì supra alla Terra. Ma poi in fondo che cera di strano.
Ciavevo una figghia bellissima che però non era mia figghia e che se la potevano portare e io non ci potevo fari nenti ma che poteva crescere cummia e io allora ci avrei dovuto dare tutto.
Mi rissi da solo che era come quando le cose non le conosci che macari che non vuoi ti fanno paura e non sai come comportarti anche se magari li hai sempre sognate senza sapiri come si chiamavano.
Insomma la mia testa era completamente partuta e mi accorgevo che i pensieri si mittevano uno sopra o dentro allaltro senza che io ci potevo fari nenti.
Mi susii per andare al frigorifero e per taliari se Angelica stava dormendo. Sì. Eccola. Tutta ammugghiata di sicuro sognava che una specie di sorriso ci scappau dalla vuccuzza. In cucina cera un ordine perfetto.
Concetta sarà che sera passata il tempo e certo non mi dispiaceva quellodore di pulizia. Chissà se celaveva detto a so marito che era stata a casa mia. Forse a questora stava ancora cercando di fare la santa anche per quella sera. Però nessun rumore cera dallaltro lato del muro. E anche fuori. Dormivano tutti. Macari i mura.

La prima luce arrivò come un solletico sopra allocchio chiuso. Mi susii di scatto che la nica non sera svegliata per tutta la notte e maccuminciano a veniri alla testa una cascata di mali pinseri.
Tutta scummigghiata era a panza allaria che taliava langileddi. La controllai di sutta ma non mi passi vagnata. Che dovevo fare? Ci preparavo il latte? Ma lei era ancora tranquilla! Decisi di aspettare e minnii a fare il caffè. Prima però mi pigghiai qualche biscotto che avevano portato per lei. Tanto ancora era troppo nica per metterceli nel latte e a me mera spuntata tannicchia di fame.
Ritornando davanti al fornello sentii come un suggi che arrattava dietro alla porta. "Sinzignanu a acchianari i scali" pensai a voce di testa. Ma poi non ci feci più caso che il ciauro della macchinetta mi tirau come lacqua nel deserto.

15/04/08

Elezioni 3-Fine (da" Promemoria" di Riccardo Orioles)

"In sostanza, dopo la tivvù, l'acqua, i telefoni e un po' di altre cose, hanno privatizzato la politica. Puoi votare Coca-cola e questo è facile, basta votare per l'uomo più ricco del regno sperando che qualche soldino rotoli fino a te. O puoi votare Pepsi, e qui devi perdere un po' più di tempo a leggere i giornali. Comunque per uno dei due. Alla fine ha vinto Berlusconi ma ha vinto - a modo suo - pure Veltroni. Abbiamo perso Peppone, Don Camillo, ed io. La politica è una cosa troppo importante per lasciarla fare alla gente comune, è l'idea di ora. Possiamo applaudire i politici, gridare viva e abbasso, ma far politica noi poveracci è cosa ormai d'altri tempi, come il maestro Manzi o l'idrolitina. Veltroni non solo non si dimette, ma è anzi commosso; Berlusconi non solo non finirà in galera, ma ci manderà giudici e carabinieri. E va bene. Adesso spariamo un po' sulla croce rossa.

Veltroni. Andare a una lotta per un premio di maggioranza proclamando per prima cosa "corro da solo" significa istantaneamente trasmettere il messaggio "cerchiamo di perdere le elezioni, e in compenso sbarazziamoci di Prodi, di D'Alema, dei cortei, dei sindacati e di tutte quelle noiose faccende che c'impediscono di fare i Grandi Leader senza dar conto a nessuno". Confusione e basta. Ora non c'è più confusione, c'è Dell'Utri, c'è Caldiroli, pazienza, in compenso nel nostro feudo finalmente comanda uno solo. Come in Russia, dove Putin del comunismo s'è tenuto il potere assoluto e la disciplina, e ha buttato alle ortiche tutto il resto.
(Una campagna cominciata con un "Vinceremo come i Giants di Chicago" e finita con un "Pronto Duce? Mi congratulo per la sua vittoria! Come fa Al Gore!").

Bertinotti. Si poteva fare una sinistra decente. Con Vendola, con Zanotelli, comunque non con un segretario di partito. S'è fatta una sinistra di notabili, col capo del partito A, il vicecapo del B, ecc. Tutankamon in rappresentanza di Egitto Alternativo, Hammurabi per la Sinistra Babilonese, ecc. "Mi dimetto" è una risposta da otto settembre. Il problema non era attacccarsi o meno alla falcemartello (la coperta di Linus). Era se fare una sinistra di giovani, con tutti i particolari antipatici che ciò comporta, o mantenersi attaccati alle piccole poltrone foderate di rosso.

Beppe Grillo. Tanto utile prima, quanto coglione poi. "Non si vota! Astensione!" e un minuto dopo "Vota Puro-e-Duro! La lista della rivoluzione!" (questo in Sicilia) è esattamente quel che faceva, temporibus illis, Servire il Popolo. E' andata com'è andata.

Di Pietro. Non mi ha nemmeno telefonato per dirmi che non è d'accordo col suo collega di schieramento Salvo Andò, quello che ha messo in programma "basta coi professionisti dell'antimafia" (cioè, filologicamente, con Paolo Borsellino). Orlando, per prima cosa, ha detto che "perlomeno ci siamo sbarazzati della sinistra". Anche i migliori peggiorano, con le cattive compagnie.

Dalla Chiesa. Non ha preso neppure un voto. Più che altro perché non l'hanno neanche candidato. I voti, a Milano, li doveva portare il figlio di Colaninno. Napoleonico.

Finocchiaro. Era la Segolene italiana, era la futura presidente del consiglio donna, era qua, era là. Ora è semplicemente il politico più catastrofico dell'intera storia politica della Sicilia. Che avrebbe straperso si sapeva già, visto che non aveva mai vinto un'elezione. E allora perché l'hanno presentata (non ci voleva un genio per capire che la Borsellino avrebbe preso più voti)? Perché l'ha ordinato Veltroni, alla faccia della democrazia. E noi antimafiosi non siamo stati nemmeno capaci (ognuno per sè e Dio per tutti) di tenerla lontana da un'elezione in cui ci si giocava dieci anni di Sicilia.

Bossi. E' riuscito a far digerire ai lombardi la perdita delle fabbriche, che ora sono in Cina. Bravo. Come Goebbels, quando riuscì a persuadere gli operai di Berlino che la colpa dell'inflazione era degli ebrei.

Fini. Fini chi?

Prodi. Per ironia della storia, l'unico a far vincere (per due volte) la sinistra è stato un democristiano. E - ironia esagerata - per due volte è stato accoltellato alle spalle da un ex "comunista".

Cipputi. Il popolo di sinistra. Il meglio dell'Italia, quel che una volta ne faceva un paese civile. Ha votato disciplinatamente come gli hanno detto i capi. I capi via via erano Stalin, Togliatti, Berlinguer, Occhetto, D'Alema, Arlecchino. Hanno obbedito a tutti, con eroica disciplina. Forse sarebbe stato meglio obbedire di meno e ragionare di più.

Noialtri. Non siamo stati all'altezza. Neppure i socialisti lo erano stati, quando salì Mussolini. Erano convinti che si trattasse ancora di destra e sinistra, che Benito fosse solo un sabaudo più cattivo degli altri. Non era così. Ci vollero proprio i giovani per capirlo (Gobetti, Gramsci e compagnia) e anche stavolta le carte della sinistra sono in mano all'ultima generazione. Ai vecchi il compito, essenzialmente e per chi ce la fa, di non tradire. I partiti che butteranno giù Berlusconi non hanno ancora neanche un nome. Eppure in un certo senso stanno già nascendo, e proprio ora."


Fonte testo: La Catena di San Libero
di Riccardo Orioles

http://www.mondine.it/radici-resistenti/


Oggi sono andata con mio nonno alla Festa della Liberazione. Prima abbiamo camminato e c'era anche la banda che però suonava canzoni che io non conoscevo ma il nonno sì.
Il nonno si era preparato presto tutto sbarbato e profumato e con il vestito in ordine che era lo stesso del matrimonio della zia. Oggi mi sembrava più giovane e più bello anche. E non aveva nessuno dei dolori che ogni volta gli vengono e noi possiamo giocare poco perché dopo si stanca.
Il nonno camminava dritto dritto e io gli ho stretto forte la mano perché c'era confusione e la mamma mi aveva detto di stare attenta anche a lui.
Quando siamo arrivati in Piazza con il monumento tutti si sono fermati e hanno fatto silenzio. Io ho guardato il nonno e anche lui mi ha guardata. Mi è sembrato che aveva gli occhi lucidi perché non parlava e mi carezzava solo piano la testa.
Prima di uscire mi aveva spiegato che andavamo a trovare dei suoi amici che non c'erano più. Io gli ho chiesto allora se erano partiti e lui mi ha risposto che erano morti e che bisognava ricordarli perché erano morti anche per me. "Per me nonno?" gli ho chiesto, ma mamma ci ha interrotto che allora si faceva tardi e io non me lo sono fatto spiegare. Ma più tardi glielo chiedo di nuovo.
Dopo ci sono stati i fiori e tante colombe che qualcuno li ha liberate e loro sono volate via ma più di tutto c'è stato che siamo andati insieme alla giostra e ho potuto giocare tantissimo.
Io questo 25 Aprile mi sono divertita e spero che ce ne siano tanti altri anche se il nonno dice di no ma per me è perché gli ho fatto spendere tanti soldi alla giostra.

Fonte immagine: http://www.anpimarassi.it

14/04/08

13/04/08

12/04/08

La picciridda - 5 -

Non ci vosi molto a trovare una volontaria. La moglie di Alfio appena ce lo chiesi fu tutta cuntenta per quellimpegno accussì importante.
Lei figghi non ne aveva avuto che so maritu Alfio faceva tuttu u masculo con lei ma poi di unni serviva ci nisceva sulu acqua frisca. Me laveva confidato in uno di quei giorni che spuntava a farimi i sorpresi e mancu maveva chiesto di tenere il segreto che lei lo sapeva che di me si poteva fidare.
Appena fu vicino alla picciridda mi sintii più tranquillo. Di corsa mi o pigghiai una confezione da sei di birre che avevo messo nel frigidere per portarle da Discreto.
Quello sembrava che mi aspettava. O forse fu solo impressione mia.
Fatto sta che appena massittai nella sua cucina lui cambiò mutu mutu stanza per ritornare subito con un cestino pieno di calia e simenza. Cerano anche le castagne napoletane che a me mi piaciuno assai e che con la birra calano che è un piacere.
Non contento Discreto ci mise dentro al frigorifero unaltra confezione di birra come a quella che avevo portato io. Di sicuro frequentavamo lo stesso ardiscaunt. Quello che aveva aperto un mese prima a cento metri dal nostro palazzo e che aveva quella marca in offerta.
"Come va?"
"Crisci"
"Non scherzare! Se è solo due giorni che ce lhai"
"E cu scherza?"
"Io intendevo come ti trovi. Se è difficili... cose così"
"Mah! No saccio. Cioè non me le sono fatte queste domande però..."
"Però?"
"E che ciavrei da dirti una cosa e non sapevo con chi parlare..."
"Sono qua"
"Ma forse sono tutte minchiate"
"E io ti ascuto lo stesso"
Per farla breve ci cuntai tutte le cose che avevo pensato della signora Adonia e lui prima si mise a ridere poi addivintau serio serio e si calau una birra tutta di un ciato.
Avevo visto giusto a preoccuparimi?
Discreto si alzò di scatto e sparì di nuovo. Questa vota però la cosa fu lunga.
Quale altra novità cera? Stava cercando quacche cosa?
Fici finta di non darici importanza a tutto questo e con la bocca piena di nucidde rapii il frigorifero che la razione che avevo portato era finita.
"Stava murenno! Stava murenno!"
Lo guardai con la faccia perplessa.
"Ma come? Non te ne sei accorto che non riuscivo più a respirare?"
In effetti prima mi era sembrato tuttu russu nella facci ma pensavo che era leffetto della birra e do cauro misi insieme.
"Mi deve essere andato storto quacche seme" mi disse indicando il cestino. Poi sassittau di nuovo vicino ammia e come se niente fosse successo accuminciau a parrari:
"In effetti..."
Discreto è fatto così.
Uno non se la deve pigghiari se nel mezzo di una discussione accumencia a santiari supra alli potenti e ai dannati. E' nel suo carattere.
Che poi nelle sue cose quacche fatto che ti serve ce la trovi sempre come quando mi disse che sera accorto che da un paio di giorni sintevu vuci strani dalla porta della Adonia. Come di persone che sacchiappano tra di loro e che era sicuro che non era la televisione con quacche politico di quelli che a lui ci facevano veniri lorticaria. Pecchè lui si era anche preoccupato e allora aveva suonato con la scusa di chiedere tannicchia di sale e così le voci da dietro alla porta erano finite.
Poi concluse il suo ragionamento:
"Ora che siccome il marito è vuricato e i parenti sono spariti dopo la seconda disgrazia non ci sono dubbi che lì dentro sta succedendo qualcosa di strano"
E su questo eravamo daccordo.
Ni sugamu le ultime due birre alla russa ma senza ittari le bottiglie che allora si faceva troppo casino e ci salutamu.
Tuttu suratu e mezzo ubriaco non mi sentivo di tornare a casa. Decisi allora di andare a farimi una passiata al lotto e poi di pigghiarimi un cafè.
La signora Nunzia non sembrò sorpresa di vedermi. Forse sapeva già quello che era successo anche se lei con il condominio non centrava nenti.
"Totò! Finalmente! Chiffai non veni chiù a trovarmi?"
Na me testa stava partendo la machina delle domande che a me queste smancerie mi fanno sempre preoccupari.
"Ciò avuto chiffari" ci risposi evasivo.
In effetti capitava di rado che per tre giorni di fila io non minventassi un sogno e ogni volta che sognavo era Nunzia a prendere il posto di Giuseppe quello degli Ebrei e a darimi i numera giusti.
"Come vuoi tu" mi scappò a lei un poco risentita " E allora chi mi cunti?"
continuò però subito dopo con il tono di sempre.
"Cero io una fimmina e un carabbineri con la pistola e io inseguivo a lei e lui a tutte e due"
"Macchittipassa na testa Totò? Che sei a siccu? Su voi tela presento io quacche signora giusta pittia. E che si fa pigghiari macari"
Nunzia ci piaceva fare queste battutte che non si vergognava di queste cose ma io quella volta mi sintii tannicchia a disagio.
"E allora. La fimmina che scappa sta 10. Il carabbineri con la pistola invece è facili facili ed è 32. Poi io direi di mittirici anche linseguimento che è 44 e accussì ciai un bello terno"
"Chiffai tu iochi ora?" mi domandò conoscendo già la risposta.
"No chiù tardi" ci risposi e niscii dal negozio.
Il bar vicino era già chiuso.

08/04/08

05/04/08

"Propaganda elettorale" di Filosoffessa

Premesso che considero il voto un dovere, oltre che un prezioso diritto, se non altro per il sangue che è costato conquistarlo, mi permetto di indicare come mi sto muovendo in vista delle prossime elezioni politiche.
In linea di massima ho in testa questo decalogo, che Io voto libero ha pubblicato per la Calabria, ma mi pare possa adattarsi tranquillamente all’Italia tutta.
Quindi, innanzitutto, mi sono informata sui candidati dei vari partiti nelle mie circoscrizioni elettorali.
Per sapere quali sono le mie circoscrizioni (non me lo ricordavo) sono andata sul sito di Openpolis, ho inserito il mio Comune di residenza e aperto i risultati di Camera e Senato.
Per conoscere i nominativi ho invece consultato rapidamente Elezioni Italia, che offre una pagina riassuntiva con l’elenco dei candidati e i link ai programmi o alle pagine web dei partiti.
Mi interessava inoltre sapere come si erano comportati gli eletti nella passata legislatura ed è stato ancora Openpolis a venirmi in soccorso.
Ho inserito il nome del politico in questa maschera di interrogazione e dato uno sguardo all’attività parlamentare già svolta, per capire se meritasse di essere riconfermato o meno.
Ho così individuato una rosa di possibili partiti, tra i quali, nei prossimi giorni, cercherò di scegliere.
Come si sa l’attuale legge elettorale è un discreto pasticcio.
Quindi, per chiarirmi le idee, sono partita dalle pagine web del Governo Italiano, che ha predisposto un dossier intitolato Elezioni 2008, istruzioni per l’uso.
Ho trovato ulteriori approfondimenti nell’opuscolo Informati al voto (qui l’indice degli argomenti), scaricabile dal sito del Ministero dell’Interno nell’ambito dello speciale elezioni 2008.
Ho letto con interesse anche queste due riflessioni di Gennaro Carotenuto: L’arte di votare al tempo del Porcellum e Il caso pratico dell’Umbria, utili soprattutto a chi, come me, desideri contrastare l’avanzata di Berlusconi.
Ritenendo che la strada suggerita da Carotenuto potesse avere una sua validità, sono andata a spulciarmi i risultati delle precedenti politiche nella mia circoscrizione.
Ovviamente tutti i dati, sia per la Camera, sia per il Senato, si trovano sulle pagine del Ministero dell’Interno. (Io ho consultato Camera Collegio Lombardia 1 e Senato Lombardia.)
Due ultime considerazioni.
La prima.
Circolano molte leggende metropolitane circa l’utilizzo delle schede bianche o nulle. Sono bufale.
I conteggi vengono effettuati sulla base dei voti validamente espressi e non sul numero dei votanti. Quindi schede bianche e nulle non vengono attribuite a nessuno.
Al limite, una scheda bianca è più a rischio di brogli di una nulla, perché sulla bianca è possibile tracciare un segno da parte di chi la maneggia, ma per il resto sono del tutto equivalenti. Né le bianche, né le nulle rientrano nel computo dei voti.
La seconda.
Numerosi appelli in rete invitano a recarsi alle urne, ritirare le schede ma non riconsegnarle, facendo mettere a verbale del seggio la propria contrarietà all’attuale sistema elettorale o alla scarsa rappresentatività dei nostri politici.
E’ una posizione che, a mio parere, ha poco fondamento. Oltre che pericolosa per l’elettore.
Le Istruzioni per le operazioni degli uffici elettorali, infatti, fanno riferimento alla verbalizzazione di reclami e proteste presentati solo ed esclusivamente in ordine a irregolarità nello svolgimento del voto o irregolarità nell’attribuzione dei voti durante lo spoglio.
Inoltre vi si dice chiaramente:
§ 7. — Poteri di polizia spettanti al presidente dell’Ufficio elettorale di sezione. “Il presidente può disporre (…) che gli elettori, i quali indugino artificiosamente nell’espressione del voto, o che non rispondano all’invito di restituire la scheda riempita, siano allontanati dalle cabine, previa restituzione della scheda stessa, e che siano riammessi a votare soltanto dopo che abbiano votato gli altri elettori presenti. Di tali decisioni del presidente è dato atto nel processo verbale (art. 44, ultimo comma, del testo unico n. 361).”
§ 63. — Caso in cui l’elettore indugia artificiosamente nell’espressione del voto. “Il caso dell’elettore che indugia artificiosamente nell’espressione del voto è disciplinato dall’ultimo comma dell’art. 44 del testo unico n. 361. La valutazione circa l’intenzionalità dell’indugio dev’essere fatta dal presidente, tenendo presente il tempo che occorre per esprimere il voto. Non è ammissibile che tali operazioni si prolunghino più dello stretto necessario, con l’eventuale effetto di ritardare o di congestionare le operazioni di votazione degli altri elettori. Le schede, restituite dall’elettore che ha indugiato artificiosamente, e che non contengono alcuna espressione di voto, devono essere annullate. In sostituzione di ognuna di esse, verrà subito introdotta, nella scatola, una scheda autenticata, prelevata dal rispettivo pacco di quelle residue.Accanto al nome dell’elettore, sarà fatta un’apposita annotazione. L’elettore che ha artificiosamente indugiato non sarà riammesso a votare se non dopo che abbiano votato tutti gli elettori presenti (citato art. 44, ultimo comma). (…)”
§ 65. — Caso in cui l’elettore non restituisce la scheda consegnatagli dal presidente. “Dell’omessa restituzione della scheda, deve farsi speciale menzione nel verbale, con l’indicazione del nome dell’elettore (art. 58, quinto comma, del testo unico 30 marzo 1957, n. 361). Analoga annotazione va fatta nella lista sezionale, accanto al nome dell’elettore, affinché se ne possa tenere conto all’atto del riscontro del numero dei votanti con il numero delle schede autenticate (art. 67, n. 3, del testo unico n. 361).”
§ 66. — Caso in cui l’elettore non riconsegna la matita usata per l’espressione del voto. “Anche della mancata restituzione della matita dovrà farsi speciale menzione nel verbale della sezione, con l’indicazione del nome dell’elettore. Il presidente avrà cura di denunciare all’autorità giudiziaria gli elettori di cui al precedente ed al presente paragrafo, per la conseguente applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie, stabilite dall’art. 110 del testo unico n. 361.”
Mi pare non ci sia altro da aggiungere.
Grazie per la pazienza.

Fonte testo: Filosoffessa

04/04/08

02/04/08

Che tempi!



Modernità di Alberto Bellocchio

Hanno vent'anni. Gli si è messo
In banca quattro soldi (il compleanno
Il regalo del nonno la busta delle zie)
E già vengono invasi dagli estratti conto,
Comunicati, proposte di card e di lussemborghesi
Inviate tramite Rinaldi
Poveri bambini, rastrellati
Fatti prigionieri, già sottoposti
Ai protocolli del Frankenstein bancario!
Chi li tira fuori ormai?

01/04/08

[Didascalie] David Teniers il Giovane

David Teniers (1610-1690),
La scuola delle scimmie
Madrid, Prado.
Il processo di differenziazione, di progressivo allontanamento tra mondo dell'infanzia e mondo dell'adulto procedette, durante l'affermarsi della società borghese, di pari passo ad altri due processi analoghi: quello che separò gli strati sociali superiori dalle classi popolari e quello che segnò i rapporti tra i popoli civilizzati dell'Europa e le culture extraeuropee.
Questi tre processi sembrano potersi legarsi tra loro nella definizione di selvaggio. Con tale termine fu possibile, infatti, indicare il bambino non ancora sottoposto ad un regime normativo; il comportamento e l'aspetto propri delle classi popolari; l'indigeno non ancora civilizzato.
Il progressivo senso di dominio che l'uomo ritenne di poter esercitare sulla natura si trasferì, rispetto al bambino, nella possibilità, che l'educatore sentì propria, di modificare, civilizzare, quel selvaggio che ogni infante rappresentava.
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