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20/11/08

Via Badia

Sedici edifici circondati da un muro. C'è anche un piccolo fortino lì dentro per cinque di questi palazzi; aiuole, gattini... i suoi felici abitanti vi accedono attraverso un cancello automatico. Sempre aperto, purtroppo per loro.
Per creare un clima d'ordinata, ma non inetta, civiltà il comune ha pensato bene di dividere i caseggiati a metà, assegnando loro solo due numeri civici e lasciando il resto alla fantasia degli abitanti. Così sono nate le mie disavventure.
All'unica entrata generale tre negozi ed un gruppo di anziani. Cambiano con le ore, i vecchi naturalmente (però a volte anche i negozi, tranne uno: il panificio), ma il loro numero misteriosamente rimane costante, da tre a cinque, né più, né meno. Tra loro, quasi sempre, c'è u zu Cola. Due figli, pensionato, si dice che la moglie sia la sorella di uno "importante".
Fin dal primo giorno lo zu Cola mi ha offerto il suo aiuto. E' stato lui a darmi le dritte giuste per rintracciare i miei "clienti" ed è stato ancora lui a farmi ritrovare un pezzo del motorino che era misteriosamente sparito mentre tentavo di consegnare una multa; un vero amico insomma, se non fosse che, a fine mese, mi ha presentato il conto del servizio svolto.
C'era proprio tutto in quel foglietto che mi sono ritrovato sotto gli occhi. Duecento euro, il bastardo.
Mi sono messo a ridere, ma lui si è incazzato "O mi pavi o non ci campi chiù ca" mi ha detto. Non sapevo proprio cosa fare, "Non ciaiu soddi cummia -gli ho risposto- Ni viremu dumani". Speravo nel miracolo, una morte, un incidente, magari solo una semplice influenza... ma l'indomani lui era ancora lì, ad aspettarmi. Cazzo.
Avevo notato come ogni giorno al passaggio del mio motorino la signora Puglisi, una quarantenne separata della scala H, si chinasse sul balcone al primo piano per sistemare le piante; senza nemmeno riflettere sulla bontà delle mie ipotesi prima di ricevere nuovamente la richiesta promisi al vecchio qualcosa di speciale da barattare con i duecento.
"Signora ho da firmare per lei"
"E cu po essiri?"
"Non lo so! Non si vede bene qua. Cheffà mi fa entrare ca ci rugnu a pinna?"
Sapeva di peperoni e aglio, ma non si può sottilizzare su queste cose.
Andò avanti per una settimana fino a quando le chiesi un regalo speciale. Sorrise diventando rossa:
"Macchì voi chiossai?"
U zu cola entrò che la casa era tutta al buio. Senza far rumore. A lui avevo lasciato la porta aperta e raccomandato di non parlare mentre a lei avevo promesso che non avrei tentato di guardarla.
"Mi sento una buttana allura, macari su u sacciu cofazzu cuttia".
Era così timida!
Quando accesi le luci per scattare le foto il vecchio aveva una strana smorfia in viso, le mutande erano a mezza coscia, ma la bocca piena della Puglisi era ben attaccata al suo ventre. Per un attimo provai un pizzico di gelosia, o forse era solo la consapevolezza di aver perso un grande pompino.
Ieri sono tornato per sostituire un collega, la signora del panificio mi ha raccontato gli ultimi avvenimenti. "Cose da non crederci!" diceva. Le sorridevo, forse un po' lo avevo immaginato, ma pensavo diventasse la sua amante, non certo la sua nuova "fidanzata".

2 commenti:

  1. dicevo: se provi a far uno "spartito" teatrale dal momento di:
    U zu cola entrò che la casa era tutta al buio.....
    fino alla fine, per spiegare otticamente la faccenda del: perso un grande pompino....
    ;)

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  2. Sarebbe un pezzo a parte fatto di fotogrammi... si potrebbe tentare (magari aspettando la vena) :-)

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