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21/07/08

Infanzia & Media - (2) I "modelli"

Abbiamo già detto che una nascita ha marcato il nostro tempo e tale marcatura pare simbolizzare l'importanza, per la religione cristiana, dell'infanzia.
Il puer natus est (superando il parvus puer ellenico-romano) si pone, accanto al crocifisso, come figura centrale di ogni pratica di devozione.
Un trio della croce ed un trio familiare, un solo vero protagonista ed un gruppo in cui domina l'elemento femminile e materno: Maria/Gesù è questo il doppio punctum di tutta l’iconografia cristiana.


Arte longobarda, Madonna col Bambino.
Particolare dell’Ara di Ratchis (VII sec.) - Cividale del Friuli-


Ricordiamo inoltre che la mancanza nei Vangeli di precise testimonianze, non solo brevemente accennate, relative ai primi anni di vita di queste due figure simboliche di santità maschile e femminile, ha permesso che la casella infanzia divenisse un contenitore adatto più di altri a recepire diverse immagini idealizzate in relazione al contesto sociale esistente.
Possiamo quindi, a questo punto, cercare di definire il proprium dei modelli cristiani dell'infanzia e le loro eventuali differenze rispetto al mondo classico .

L'ETA'. Cronologicamente è possibile affermare che per il mondo antico (ne sono testimonianza numerose notizie biografiche relative a personaggi illustri) e per il primo cristianesimo (in questo caso l'esempio principe é fornito dall'episodio della disputa tra Gesù ed i dottori nel tempio) era l'età compresa tra la nascita ed i dodici\quattordici anni a segnare il periodo dell'infanzia; l'acquisita maturazione fisica e intellettuale permetteva, successivamente,al puer di determinare il proprio percorso di vita.

LA MORALE. Nelle tradizioni sia pagane che paleocristiane donne e bambini erano caratterizzati dalla loro debolezza sia fisica che etica, debolezza che li faceva considerare particolarmente vulnerabili, corruttibili e corruttori. Nel Medioevo tale immagine persistette e se l'infanzia, nel tempo, acquistò una sua valenza positiva divenendo esempio per l'adulto di una semplicità da ritrovare restò tuttavia una valutazione negativa legata al peccato originale di cui il bambino è portatore.
Rimase dunque una profonda diffidenza nei confronti di chi rappresentava, al tempo stesso, la porta d'ingresso del diavolo o di Dio nel mondo.

IL CARATTERE. L'immutabilità del carattere fu uno dei dati accettati dall'antichità (è il tema del puer senex per cui il bambino, pur rimanendo tale, mostra pubblicamente quelle doti che gli saranno proprie nell'età adulta). Riprendendo anche in ciò elementi delle biografie classiche, perfino l'attività riconosciuta come propria dell'infanzia, il gioco, divenne manifestazione anticipatoria del carattere o delle attitudini dell'individuo. In questa atmosfera di totale predestinazione quasi solo l'intervento della divinità poteva assicurare una trasformazione che avveniva, verrebbe da dire ovviamente, dal negativo al positivo.

LA FAMIGLIA. I rapporti familiari furono modellati dal racconto dei Vangeli (la Sacra Famiglia) anche se il furore mistico premette per un allontanamento totale dalla vita mondana; in ogni caso il luogo privilegiato dell'infanzia fu la famiglia (una struttura non statica bensì pronta a mutare la propria organizzazione e dimensione nel tempo storico).

L'EDUCAZIONE. In generale possiamo rintracciare nelle descrizioni biografiche dell’epoca, una separazione ben visibile tra “i normali” ed “i santi”.
I bambini non santi ebbero attribuzioni per lo più connotate negativamente. Li si accusò di essere: indolenti; altezzosi; incontentabili; pieni di capricci.
Il/La futuro/a santo/a rifuggiva, invece, da un rapporto di familiarità con gli altri fanciulli poiché nelle intenzioni del biografo ciò poteva preservarlo/a dalla contaminazione del peccato.
Questo atteggiamento passò in un primo momento (la fase eroica) anche attraverso il rifiuto della educazione tradizionale, rifiuto che, nella redazione delle vite, si stempererà fino a ribaltarsi.

LA FEDE. Nella chiesa degli inizi poca importanza assumeva l'età in relazione al martirio, anche se centrale rimaneva l'esempio evangelico della strage degli innocenti. Nello stesso modo le apologie cristiane rigettarono gli elementi essenziali dei racconti biografici pagani (patria, bellezza fisica, condizioni sociali, etc.) per glorificare esclusivamente le virtù. Anche per ciò che riguarda il martirio, il topos fu quello del puer senex in un superamento o snaturamento dei caratteri propri (oggi, per noi) dell'infanzia.

Autori e Libri per possibili approfondimenti:
DIETER RICHTER, Il bambino estraneo. La nascita dell'immagine dell'infanzia nel mondo borghese, La Nuova Italia, Firenze

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