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20/06/08

La picciridda - Fine -

Ogni tanto penso di smettere di fumare. Allora mi accatto il pacchetto da dieci. Quello nico che lo puoi mettere dappertutto e perderlo macari che spesso mi capita anche con gli altri più grossi ma con questo è più facile specie se ti sei svegliato con lidea di finirla di spendere quei soldi.
Quanto mi vengono queste fantasie sono bravo. Riesco a tenere preciso il conto delle sigarette che fumo. Almeno fino a quando finisce il primo pacchetto della giornata pecchè poi dopo mi confondo.

Quando rientrai a casa Suellen stava parlando con Concetta. Largomento manco a dirlo era Angelica. E se mangiava. E se dormiva. E se cacava.
Io ero ancora chino per le granite che mi ero calato e così ci dissi che sarei stato fuori e che tornavo nel pomeriggio.
"Ma unni tinnivai?" mi chiese Concetta.
Già! Dove me ne andavo? Io non cero abituato a furiare così tanto che la mia casa mi bastava e la paci macari che non ci vuole assai ad avercela se uno vuole. E allora ci risposi con una alzata di spalle che così senza chiacchiere fui di nuovo subito fora.
Penso di essere stato sempre in questo modo che mi piace a starmene per i fatti miei e da bambino sì ci giocavo a pallone ma poi me ne andavo a passiare in mezzo alla sciara e quando faceva scuro per farimi coraggio fischiettavo. Una cosa qualsiasi che tanto non era importante.
Ricordo che dalla finestra si vedeva tutto il mare e il faro anche. Lampeggiava. A me a volte quello mi sembrava come se mi stesse salutando. Altre invece pareva chiamarmi come se io dovevo aprire la finestra e raggiungerlo. Allora per non rispondere chiudevo gli occhi e aspettavo il tempo esatto. Quello che occorreva per non vedere la luce. Era quello il trucco. Lavevo imparato da solo. E funzionava.
Mah! Forse era meglio se andavo da Discreto. Così pensai e ci provai anche solo però lui non cera.
Sarà che è così con me il destino. Che quando ciò voglia di fare una cosa quasi sempre non marrisutta. Oppure è che le cose si devono fare senza dirle a nessuno. Neanche a se stessi.
Ero confuso. Potevo passare dalla Azzara per spiegarici ogni cosa e tentare di farici capire quello che era successo ma a quellora cera suo marito e sua figghia anche e forse non era il caso. Del resto di andare dallAlicata non se ne parlava nemmeno e tutti gli altri avevo poca voglia di vederli.
Fu così che senza sapiri come mi ritrovai sopra alla terrazza del palazzo.
Il boschetto delle antenne mi passi un poco sciupato. Qualcuna doveva essere caduta da tempo qualcunaltra si vedeva che lavevano proprio scippata pecchè era rimasto solo il ferro della base.
Tutto attorno a dove ero i palazzi invece erano aumentati. Ora parevano cristiani. Cummari che si sono incontrate prima del mercato e ritte in mezzo alla strada chiacchierano tra di loro.
Massittai appoggiando le spalle al muretto dove una volta ci stavano le giare e maddummiscii. Sognai anche. Ma ora non me lo ricordo che cosa. Quando finalmente mi svegliai il sole era girato e ora mi arrivava dritto in faccia. Una zazzamita coraggiosa si stava arrampicando sopra alla mia gamba. Mi stesi fermo fermo per non farla spaventare poi quando finalmente arrivò al muro mi susii.

Il Cavaliere era già a me casa. Mi pareva tranquillo. Forse Giorgi non era un minchiatario.
"Totò! Veni! Assettiti!"
Suellen mi guardava un poco timorosa. Quando però girava locchi verso di lui si vedeva che era felice.
"Allora... ce lo vuoi dire tu?"
"Io..."
"Non fare la carusidda ora! Forza!"
"Totò tu la terresti la bambina? Non è per assai però... e che io... io lo so che tu ci vuoi già bene e mi sintissi più tranquilla e poi appena tutto è sistemato io e Giorgi torniamo e la portiamo con noi e anche a te se vuoi che lamerica è grande e secondo me a tia ti piacerebbe... e io non te lavrei chiesto ma mia madre ciavi una tistazza di lignu e non si fida delle cose che ci dico e di Giorgi anche. Dice che lui mi fa solo sognare pecchè accussì ci veni meglio a... che insomma si approfitta di me e già i risultati si sono visti e io mi ritroverò male ma il Cavaliere invece lo sa che non è così e sarebbe solo per ora Totò! Solo per ora!"
"Vabbene! Vabbene! - Arcidiacono riprese in mano la discussione - Senti Totò la carusa avi raggiuni. Non se la può portare la nicuzza per ora"
Continuavo a non capire picchì non poteva. "Spiegatemi megghiu" ci dissi.
I due si guardarono nella faccia poi nello stesso momento sinniniscenu con un:
"Ora non è possibile!"
Una frase che non voleva dire niente ma in fondo a mia mi andava bene anche accussì.

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