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12/06/08

La picciridda - 14 -

Non cera tempo da perdere. Dovevo passare di casa a cangiarimi?
Mi resi una ciaurata di nascosto che ero in mezzo alla strada e decisi che potevo andare bene. Arrivai però così in anticipo. Nella foga di fare presto sarà che non me nero accorto di correre. Però anche lei! Si poteva spicciare. Era già più di un quarto dora che ero lì.
Dove la portavo? Ci dicevo di restare in macchina? No! E con quale scusa? Meglio indirizzarla veramente verso qualche cinema e poi strada facendo... e se spuntava con suo marito? Lavevo scoperti i giochini che ci piaceva fare a quei due ma pinsai che ci dovevano essere arrivati a capire che a me non minteressano quelle cose. Certo però che non melaspettavo questa nuova occasione!
Mappoggiai a un muretto. Non sapevo proprio che fare. Nel cielo stavano nascendo le prime nuvole.
Una volta me lavevano spiegato tutto il meccanismo che cera dietro a quelle striscie bianche nellaria ma io ho sempre pensato che era più bello immaginare a qualcuno che se ne occupava lui di quelle cose. E questo cristiano destate andava in ferie come a tutti noi e quando riprendeva lo faceva piano piano che purazzo si doveva riabituare a ventiquattro ore di lavoro.
Machine cenerano poco a quellora che quella non era una strada molto trafficata e da dove ero messo io potevo controllare quelle che niscevano dalla traversa che interessava a mia. Di Margherita però dopo tre quarti dora non si vireva lombra.
Non me lo ricordavo preciso dove avevano il garage. La machina quella la conoscevo. Era una Uno blu con unammaccata nello sportello del guidatore. Era capitata tanti anni prima quella botta ma non lavevano mai aggiustata.
A occhio e croce era passata più di unora. Forse unora e mezza.
Mi ero sbagliato? Unaltro po'! Unaltro po'! Ripeteva qualcuno nella mia testa.

"Totò che ci fai qua? A cu aspetti?"
Era Antonina Ampecchi che si stava ritirando da qualche condominio di quelli dove puliziava le scale.
"Aspittavo a tia! Me lo dai un passaggio ca mi sentu stancu?"
"Acchiana"
Dentro lauto cera il classico odore delle scale appena lavate solo che era tanto forte che quasi furiava la testa. Mi veniva da vomitare.
"Che ti succede stai male?" mi disse lei che aveva visto la mia faccia addivintari tutta ianca.
Io avevo aperto il finestrino.
"Nenti nenti non ti preoccupari ora passa..." ma non fici in tempo a rassicurarla che partiu la prima boccata.
Il portone per fortuna era aperto. Di corsa accuminciai a farimi le scale per arrivare nel bagno di casa mia a completare quel disatro.
"Totò!"
Margherita Azzara tutta impillicchiata e ciaurusa stava scendendo come a una stella del cinema.
"Io credevo..."
"Ma non ciavevi un appuntamento?"
Mi guardò come si guarda un pezzente. Ero tutto sudato. La bocca mi puzzava e qualche schizzo di fitinzia acculurava la mia camicia.
"Ma io..."
"Tu si scemu figghiu mio! E io più scema di te! Ma come? Un quarto dora fa tu..."
Non mi fici dire niente. Tornò indietro verso casa sua e sintii chiudere con forza la porta.
Io ero rimasto fermo come a uno stoccafisso. Allimprovviso mi resi conto che ciavevo ancora voglia di vomitare.

Non lo so più se ciaveva ragione lei o io. Ho scoperto che il tempo alla fine è come uno lo tiene dentro e ce nè sempre poco o suppecchiu per tutte le nostre cose.
Mi resi una sistemata e mi cangiai. Oramai anche questa seconda occasione era persa e non ciavevo più voglia di fare discussioni
con la signuruzza del piano di sopra.
Suellen sera misa a cucinare e tutta contenta la vedevo trafficare tra il tavolo e i fornelli.
Non maveva chiesto niente di quel pomeriggio e niente io avevo voglia di cuntare.
"Totò ma tu come fai senza telefono?"
Mi fece quella domanda allimprovviso come se solo in quel momento si fosse resa conto di quella che lei giudicava una stranezza.
"E a che mi serve?"
"E se ti cercano?"
"Cui?"
Era stato un giro di domande che neanche alla giostra con i cavalli uno ci arrivava a quella velocità. Comunque finiu accussì la nostra discussione che per evitare problemi addumai la televisione e ficimu cena guardando disastri e facci di minchia.
Angelica sarrusbigghiau che cera un quiz che si vincevano soldi ma lei cercava solo le minne di sua madre che ancora era salva da queste cose inutili. Quando finì Suellen me la vosi mettere in braccio per addommentarla di nuovo.
Comera morbida. E calda anche. E niciula niciula che anche se non era la prima volta avevo sempre paura di poterle fare male.
Con la sua testa sopra alla mia spalla e un passo avanti e uno indietro mi passau tutto:
"Oh... oh... oh!" ed ogni cosa aveva senso
"Oh... oh... oh!" ed ogni cosa non cillaveva.

3 commenti:

  1. Ho capito tutto meno sarrusbigghiau. (forse prima di cena ci arrivo)

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  2. Ciao Giuliano :-) scusa il ritardo. La soluzione è: si svegliò :-)

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  3. XXXXXXX!! E quando mai ci sarei arrivato?

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