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11/06/08

La picciridda - 13 -

Arrivai giusto in tempo a casa che spuntau Arcidiacono dietro alla porta.
Sera liberato di Nunzia e per un po' mi aveva anche aspettato ma poi troppo curioso per non cercare di sapiri le novità mera venuto di nuovo a cercare. Lo anticipai di netto:
"No! Non è lei"
"Picchì? Come puoi essere sicuro?"
Nella mia testa avevo già deciso che quelle dellAlicata non erano storie che mi riguardavano e neanche a loro dovevano interessare.
"Lo so e basta"
"Che significa Totò?"
Quando si faceva incazzusu al cavaliere ci addivintava mezza faccia rossa. Forse ciaveva qualche problema di circolazione pinsai mentre continuavo a starici davanti come se lui non si stesse rivolgendo a me.
"Pecchè io lo so chi è la madre"
"Davvero?"
Chi fissa! Questa proprio non se laspettava e il risultato fu quello giusto che ci passanu tutte quelle fisime che aveva in testa. Se cera da risolvere questa storia lunico poteva essere lui e per questo mi ero deciso a dire quello che sapevo. Chiamai le due picciridde che stavano ammucciate nella stanza da letto e aspettai di vedere la faccia a pisci morto del panzone.
Suellen non sembrò affatto sorpresa della mia trovata. Dopo avere salutato come fanno i carusiddi quando in classe entra il preside cominciò a parlare. Assittato bello comodo Arcidiacono ascutava serio serio. Ogni tanto si arrattava il naso o la fronte come se stesse pensando a cosa fare e una sola volta stava quasi per fermarla ma poi però non disse niente.
La mammina dal canto suo si sfogò per bene che a furia di sentiri il nome di Giorgi ammia mi venne lansia.
"Quando sono scappata era perchè io lo sapevo che mia madre non avrebbe voluto. Lontana da casa e con un niuro per giunta non me lavrebbe perdonato mai... come una di quelle. Come una di quelle mi avrebbe trattato ma io mi sono sposata... cè lo detto a lei... e anche voi lo dovete sapere questo. E' stato facile e la religione sua lo permette anche se ancora non ce lho le carte per dimostrarlo che lui è mio marito. E poi quando è nata la picciridda ho pensato che tutto si poteva sistemare... e insomma è sua nipote... un po' di amore penso che dovrebbe essere naturale. Vossignoria non ci voli beni ai suoi nipoti?"
Era da un cafolu di tempo che non sentivo più quella parola. Vossignoria. Pensavo che non si usasse più e che i giovani non la conoscessero ma Suellen ce la mise con tanta furbizia dentro alla sua storia che visti Arcidiacono susirisi di scatto tutto impettitto come a un granduomo e avvicinandosi tutto serio alla carusa dire:
"Non ti preoccupare. Ci penseremo noi. Tu non ti preoccupare"
Ma noi chi? Mi venne da pensare ma subito scartai questa preoccupazione che già ciavevo i miei cazzi. Non potevo essere io. Forse voleva dire lui e lamici suoi e questo mi sembrò più logico.
Arcidiacono si fece dare di nuovo tutti i nomi e le notizie importanti e se le appuntò in un pezzo di carta che tirò fuori dallinterno della giacca. Poi rimise lo stesso foglio nello stesso posto da dove lo aveva preso e si preparò per uscire.
" Allora... tu per ora rimani qua con Totò - e mi diede unocchiata che voleva dire tutto- io invece cerco di aggiustare tutta questa faccenda. Però devi dirmi una cosa in sincerità. Tu te la vuoi portare alla nicuzza nellAmerica? Sei sicura?"
Mi sembrò strana quella domanda. Forse che lui aveva capito qualche cosa a cui io non ero arrivato?
Suellen giocava con una tazzina che era ancora sopra il tavolo e dava limpressione di non stare sentendo niente.
"Non lo so" ci nisciu alla fine dalle labbra. Come un sospiro a forma di voce.
"Bene se è così non cè premura. Diciamo che per ora cercherò di farvi partire insieme e quando sarà tutto pronto mi darai la risposta - poi rivolgendosi a me concluse- nel frattempo tu Totò comportati bene che ora sei due volte papà" E mi schiacciò locchio prima darririri come se
avesse fatto una battuta indimenticabile.
Feci un sorriso anchio e lo accompagnai alla porta. Avevo bisogno di stare un po' tranquillo.
Ora che la cosa era ufficiale non cera più bisogno che nascondevo le mie inquiline e accussì aspettai un attimo e uscii anchio per andare da Nunzia a sentiri che cosa voleva.
Prima però avevo bisogno di una passeggiata e di calmarimi che in fondo il Cavaliere non ciaveva tanto torto su certi miei pensieri.
Pigghiai lautobusso e decisi di andare verso il centro ma no nei negozi che non ciavevo niente da comprare e neanche i soldi. Volevo arrivare al lungomare. Assittarimi in mezzo agli scogli.
Cè una cosa che mi fa impazzire del mare. E' lacqua che scava i puttusi nelle rocce e si muove e va avanti e torna indietro che al confronto è proprio niente tutta la confusione che facciamo. Anche quando è tranquillo come in quella giornata il mare non si stanca mai. Io ciò un posto dove nessuno mi può vedere dalla strada e quando arrivo là sto fermo senza fari nenti che tutto è inutile.
Certe volte arrinescio senza volere pure a non fumare pecchè mi sono perso dentro a qualche sogno a pelo dacqua o che sto fissando una barca lontana oppure che gli spruzzi delle onde giocano cummia.
Quel giorno però qualcosa non andava. Ciavevo una frinisia nella mente e in mezzo alle gambe che conoscevo bene e cera sulu un modo per astutarla.
Si stava facendo scuro. Pigghiai lautobusso del ritorno e mi firmai da Nunzia. Cera anche Margherita da lei che si stava facendo una giocata. Appena mi videro entrare ciarrirenu locchi a tutte e due.
"Finalmente! Che ci vuole per parlare con te? Lo vedi a questo Margherita? Ciavi la fortuna nella testa però fa finta di non saperlo che accussì il mondo non ci prende linvidia di lui..."
Margherita arrirriu e mi resi una taliata come per dire che lo sapeva anche lei.
"... e scommetto che non è solo nella testa che non se la passa male" Aggiungiu quella malarucata.
Se cercava di farimi imbarazzare cera riuscita.
"Vabbene! Torno chiù tardi" ci rissi che già ci bastava il culo magnifico dellAzzara a farimi innervosire.
"Ma unni scappi? Veni cà che ti devo dire una cosa"
Margherita faceva finta di scegliere un portafoglio nuovo per suo marito ma lo sapevo che lei era piu curiosa di mia.
"Te li ricordi i numeri che mi hai dato? Nisceno tutti e tre! Mi facisti pigghiari un bel terno sicco Totò! E penso che questi te li sei meritati!"
Dalla sacchetta della camicetta tirau fuori una banconota. 500 euri. Novinovi come non lavevo mai visti.
Margherita si fici chiù vicino e io allungai la mano per pigghiarli. Inutile fare tanti storie. Se Nunzia aveva deciso così voleva dire che come minimo aveva pigghiato dieci vote tanto e a mia mi servivano.
"Che ti posso dire? Grazie! Ma tu te li iochi sempre le storie che ti racconto io?"
"Ma chi dumanni fai? Scemo! Perchè non dovrei? Diccelo anche tu Margherita! Non ti pari giusto fare accussì?"
Ma picchì tirava in ballo sempri a Margherita? Non lo vireva come mi faceva surare quella fimmina? Lilluminazione mi venne allimprovviso. Approfittando che era entrato unaltro cliente ci rissi piano allAzzara.
"Stavo pinsando di fari una passiata al cinema perchè non mi fai compagnia?"
Era dal giorno che ciavevo cuntato una favola a sua figghia che non ci parlavo così con quella donna. Lei accalau la testa poi a vuci di testa ci disse a Nunzia.
"Questi portafogli non mi piacciono! Sai cosa ti dico? Approfitto che la picciridda è a casa della nonna e me ne vado al centro. Però prima passo dal benzinaio allangolo che allora non ciarrivo con la macchina"
Nunzia non ci rispose niente ma appena lei nisciu prima mi sorrise tutta soddisfatta e poi mi lassau perdere.

1 commento:

  1. sul commento che mi hai lasciato: è vero, è proprio così.
    un abbraccio dario :)

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