Cerca nel blog

07/03/08

La picciridda -1-

Nelle mattine di festa uno si susi un poco più tardi. La faccia impiccicata di sonno. Due colpi di tosse. Il caffè ca nesci di fora e allodda tutta la cucina.
Per fortuna la nicuzza sembra che non me la vuole fare perdere questa abitudine. Non ora almeno. Non questa prima domenica.
Il palazzo è quasi vuoto. Chi ha deciso di farisi u bagnu se ne già andato di matina presto a mare che poi cè confusione e accussì tra sti mura rimane a surari solo qualche vecchio o qualche caruso che ha fatto tardi la sera prima.
Nina dorme ancora.
La sua facciuzza niura gioca a dama con il lenzuolo e io mi metto a sistemare tutto per quando si sveglierà. Stanotte ogni tanto mi suseva per vedere che tutto era a posto. Il respiro. Il cuscino. U linzuleddu.
Ancora non ci riesco a riposare tranquillo e poi non lo sapevo se a attaccarici il ventilatore vicino facevo bene. Poi però non lò fatto. Ci ho solo levato la maglietta prima di coprirla che mi scantavo che si arifriddava.
Su ci cririssi me ne andrei alla missa a ringraziare il Signore. Di certo però lui se cè lo sa già e allora io posso ancora perdere tempo a fumarimi la prima sigaretta prima di puliziari il biberon.

Ancora non li ho accattati i frigoriferi per le case. Certo di sicuro pecchè mi mancano i soddi ma anche pecchè mi sembrano tutti pazzi dentro quelle gabbie chiuse che uno non può aprire la finestra o aspittari u vento o che macari su ciavi voglia di nesciri non lo fa che fuori è troppo caldo.
Io ciò il ventilatore. Uno antico che ho agganciato al paletto che serve per fare le fotografie. Quacche fotografo tannicchia scarso lo aveva ittatu dentro il cassonetto della munnizza e a me mi fici pena che si vedeva subito da come pinneva che ci mancava solo una vite. E insomma non era una morte giusta e accussì u pigghiai che prima o poi di sicuro poteva essermi utile. E infatti.
Certo forse non dormo bene come agli altri macchimminifutti? Se uno ciavi vogghia di dormiri dormi lo stesso.
Quando proprio cè troppo caldo poi mi piaci nesciri appena fa luci con quellaria frizzantina che pari fatta apposta per quelli come a mia.
Scinno le scale. Mi affaccio nella strada per vedere se per qualche miracolo il bar ha aperto prima e poi quando mi tranquillizzo che linsegna è ancora astutata mi faccio un giro tutto intorno al palazzo.
Visto di sutta è unaltra cosa. Sembra gigantesco. E poi in questa stagione è ancora più pieno di colori che in ogni balcone cè stesa almeno una tovagghia del mare e macari se non lo sai quanta gente e di quale età ci vive in quella casa fai presto a fare i conti. Onde con la schiuma bianca bianca e fimmini con il culo bene in vista e poi palme o grattacieli e i colori delle squadre e i pupazzi dei cartoni. E come se ognuno ciavissi il suo biglietto di visita e ci facissi pubblicità.
Cè silenzio macari a quellora. Tutti ancora dormono.
Era un giorno così che il sole aveva appena iniziato a farisi il suo solito giro quando accuminciau questa storia.
Mi ricordo preciso che quaccuno aveva festeggiato la notte abbruciando un cassonnetto e che il feto e il fumo avevano costretto tutti a trasiri i robbi dentro casa. Eppoi anche che il bar non si sappi picchì era aperto quel giorno e cera Mario il barista che faceva la lotta con le bratte che avevano conquistato la machina del cafè.
"Non ti pozzu fari nenti Totò!"
"Ma un cafè friddu non cillhai?"
"Aspetta allora"
Con la mano sinistra si scutulau quacche cosa che camminava sopra alla sua camicia bianca e vinni da me. Mentre saccalava per prendere la bottiglia di cafè dentro il frigorifero sotto al bancone io ci resi una occhiata in giro.
Mario sera candidato per fare il consigliere di quartiere con il partito do minchiataro ma lui dentro il suo bar ciaveva tutti i ricordi di Benito.
Le monete. La bandierina. Il busto come ai musicisti. Il calendario con le foto che ogni anno se ne accattava uno nuovo.
Mavevano anche raccontato che era stato dentro per una cosa di bummi. Io comunque non celavevo mai spiato anche se penso che era vero.
"Mario ma poi comu finiu?"
"Con che cosa?"
"Collelezioni"
"Mi mancavano cinque voti"
"E allora?"
"Nenti. E allura nenti."
"Ma i prossimi?"
"I prossimi chi?"
"Le elezioni Mario! Chiffai ti presenti?"
"Totò ma chi mi stai pigghiannu po culu?"
"No"
"Qua cè il caffè "
"Grazie. Chiffai me li segni?"
"Ma se non veni mai? Lassa perdiri te lo offro io"
"Grazie. A buon rendere"
Niscii fora allaria aperta senza aspittari nemmeno di accendermi la sigaretta.
Io la sapevo la storia dei cinque voti e anche che i soddi comu consigliere di quartiere gli servivano per lunico suo figghio che ancora non aveva travagghio. Però mi divertiva stuzzicarlo e facevo finta di dimenticarlo ogni vota.
Cheppoi ciavevano tentato tanti a pigghiarli quei soddi al comune. A conti fatti vinciu chi ciaveva più parenti vicino casa.
Volendo a Mario ciavissa bastato pensarci prima invece di fare u iettabummi.
Futtiri chiossai e fari figghi che accussì anche lui acchianava.

Tornando verso casa me ne accorsi subito che cera un po' di confusione strana davanti al portone.
Era troppo presto per pensare a qualche gita a mare o minchiate simili.
Per un momento pinsai anche di accelerare il passo ma ci rinunciai subito. Non volevo iniziare la giornata sudando e poi se era successo qualcosa io ero già in ritardo.
Quando finalmente arrivai che mero fumato la prima e addumato la seconda sigaretta era sceso anche il resto del palazzo. Ora tutti insieme formavano un cerchio come a quello delle squadre di regbi quando ciabbiano la palla in mezzo alle cosce solo che lì in mezzo non cera un pallone a forma di uovo di pasqua ma la sorpresa già bella scartata e pronta.
Mi ficiunu passari in prima fila come se si fossero messi daccordo e al centro del gruppo il Cavaleri tinena una pezza ianca ca chianceva.
"E chistu cu ie?" mi venne da dire.
"No sacciu Totò! Però è fimmina!" marrispunniu tutto premuroso il vecchio.
Il Cavaliere sembrava quasi una persona normale. Nessuna delle donne che lo circondavano ci livava quel fagotto dalle mani e lui con la faccia tutta sorridente si abbracciava quella picciridda quasi fosse stata una sua niputedda.
Alfio u curnutu si avvicinò e accuminciau a parlarmi.
"Stamatina la Signora Alicata nisciu presto che doveva partire per una visita a so maritu e appena arrivau con lascensore al piano terra visti che davanti alle scale cera un sacchettino strano. Quando si accorse di quello che era chiamau a tutti..."
"Macari i carabbineri?"
"No! E' che ne abbiamo parlato e tu non ceri e..."
"Ma a scusari qualcuno la deve avere lasciata sta..."
Alfio continuava a non darimi veramente cuntu. Era tutto preso da quello che mi doveva dire che sembrava che selera imparato a memoria.
"Noi abbiamo discusso e cera chi non era daccordo ma poi..."
"Sì va bene! Ma i carabbineri? E la polizia?"
"Aspetta Totò ti dicevo che poi il Cavaliere cià avuto questa idea e insomma..."
Solo in quel momento mi accorsi che cera un silenzio assoluto. Anche la picciridda aveva smesso di piangere e tutti taliavano ammia.
"Tu te la devi tenere Totò!"
La voce del Cavaliere era di quelle che non volevano essere contraddette.
Iu mi fici nicunicu e arriniscii solo ad accalarici la testa.

7 commenti:

  1. Ma che tenero. Bellissima Dario, bentornato! :)

    RispondiElimina
  2. DAAARIOOO !! :-) Bentornto! Allora ce l'hai 'sta benedetta linea?..e dai!..spero di si! Comunque ripassare non è male..Ma non te la prendere per scusa..:-)
    A presto
    Frida
    P.S. lo sai, vero, che sono su blogspot anch'io?..sia con "sullarivadelmare" che con il "trovacose" (in quest'ultimo mi sono aggiunta..ad I.) Vieni a vedere quando puoi! Sarà un piacere!

    RispondiElimina
  3. Grazie Camèllina mia :-P

    Frida, sì dovrei avere di nuovo la linea :-) e poi... avevo già visto la nuova casa :-) sostituisco l'indirizzo o aggiungo soltanto?

    RispondiElimina
  4. In effetti il blog su kataweb c'è è ancora..ma..forse è meglio, anche per te che sei su blogspot, sostituire l'indirizzo.
    Di nuovo ciao..e..alla prox, ora che ..sei "con linea" ,-) :-)
    Frida

    RispondiElimina
  5. bello, ben scritto, bel racconto.
    sempre piacevole leggere cose così buone come questa.
    I.

    RispondiElimina
  6. Non dirmi: la picciridda è tornata!
    Un bacio a te e uno anche a lei.
    Chiara

    RispondiElimina
  7. @Frida fatto :-)
    @I. Finalmente posso ripescare qualcosa :-)
    @Chiara Riassemblo soltanto... Un bacio anche a te :-)

    RispondiElimina

Powered by Blogger.