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30/11/07

(oral vs anal) Chloe Des Lysses

Un telo di pessimo gusto a ricoprire il divano. Cuscini su cui poggiare, forse comodamente, la testa. Quasi casualmente uno di essi è posto accanto al volto di Chloe . Reca impresso il simbolo della saggezza del Tao.
Poi il suo volto. Un volto in attesa, paziente, colmo d'assenza e d'armonia. Nessun segno di sofferenza su di esso, su tutto il corpo.
Gli occhi sicuri attendono che tutto sia finito, sembrano scrutarti curiosi. A poco a poco, ci si accorge che sono essi a reclamare da te ogni attenzione, ogni fremito. Solo allora si dilegua l'apparente centralità della sodomia raffigurata, dell'uomo ritratto non resta nulla, forse solo l'evidente disequilibrio, e sui quei muscoli, su quelle mani che aiutano l'obiettivo a fissare un presunto possesso, lo sguardo passa distratto.
C'è solo Chloe: il suo rilassato, impalpabile, sfidarti.

(oral vs anal) Heather Brooke

Sono qui da ore a guardare Heather e penso che lei
potrebbe pure sconfiggere Chloe cioè non è che lei
è più bella ma il fatto è che io non ho mai visto lei
in un filmato e ho sempre solo immaginato che lei
insomma doveva essere brava come nelle foto lei
però più con il culo perché in quelle i pompini lei
non li fa mai e poi quella bionda la Heather dico lei
secondo me è proprio insuperabile per come a lei
riesca ad entrare tutto in gola anche con i dildo lei
li fa sparire che fa impressione insomma come lei
c'era Linda ma ero piccolo e non ho visto il film lei
con l'uomo quello dal cazzo enorme erano bravi e lei
è diventata famosa per questo ma in fondo Chloe lei
mi da più soddisfazione e io riesco a sognare con lei.

28/11/07

Il baule


Io ciò tante cose messe dentro al baule che nemmeno lo apro più che tanto lo so che non ci entrerebbe niente. Allora certe volte lo guardo e penso a quello che ci potrei trovare. Secondo i miei ricordi. Per quello che non vedo.
Di sicuro ci sarà la foto dei nonni. Quella grande con la cornice che sembrava di legno e che poi una volta è caduta e abbiamo scoperto che era gesso invece. Fatto bene però che mai nessuno senera accorto.
In quella foto lui era vistuto da militare e lei era davanti a lui assittata tutta seria. Strano! Io me la ricordo sempre additta che ci prepara da mangiare e poi aspetta appoggiata alla credenza un poco più lontano mentre lui svuota il piatto. E lo guarda mia nonna quel suo uomo. E sorride contenta se mangia che poi dopo prepara anche per i figghi e per noi.
Forse cè anche il libro delle battaglie lì dentro. Quello con la copertina rossa del fascismo e le cose di guerra del popolo italiano che ci stanno nei quadri. E gli Orazi e Barletta e Adua e tutte quelle donne un poco a nura che io me le sognavo qualche volta anche se non dovevo.
Credo che ci ho messo anche il vecchio macinino del caffè nel baule.
"Fatti rari tannicchia di cafè do Zu Turi!"
E io partivo tutto contento che finalmente uscivo. Ero grande. E di sicuro sarebbe arrivata qualche avventura.
Il baule lo guardo qualche volta. Certe volte arrivo ad accarezzarlo anche. Ma tanto non ci entrerebbe più niente.


Fonte immagine: http://lubna.altervista.org

27/11/07

Papaleo style (Il signor Aiello)

Mr. Aiello was not many years old. I remember he. He has driven the Vespa of his brother and he has destroyed it muramura with his zita (the daughter of american woman) too.
Each of us has desired inficcarcela to the carusidda. Vincent has told that the girl was easy. It was easy sex with her how stirarici the neck to the hen.
Aiello now had done the dollars. He greets me still when he meets me.
He tells: "Totò! You are a face of minchia". He jokes.
I this morning have seen his body out in road as an open hamburger. I have spit to it. I have returned to sleep after. The police was about to arrive and I have not wanted questions.


Autocitazione :-) : Il signor Aiello

25/11/07

Tapallara - 14 -

Ora dopo tanto parlare di Vincenzo vi vorrei cuntare un po' megghiu di Carmela. Sua figghia.
Per farlo forse però mabbisognerebbe tornare a essere assai chiù nicu. Che a noi ci sembra sempre di capirlo quello che sti picciriddi cianno nella testa ma in realtà secunnu mia non ne sappiamo niente e nemmeno ciarriniscemo a ricordarcelo quello che vedevamo noi e quello che sognavamo macari. Insomma per fare bene avissaffari come se fossi stato io il suo angelo custode. Quello a cui lei diceva tutto.
Mah! Comunque! Basta con queste chiacchiere vah! Accuminciamo. Che annunca il piatto si fridda.

Carmela oggi ha dieci anni e sincominciano a vedere le minne e lei celo dice a suo padre che ciaccarezza i capelli lisci e lunghi e ride di quella innocenza.
Carmela non lo vuole sapere pecchè papà non ci sta nella stessa casa con lei e nemmeno pecchè lui non ci parla con la mamma. E' ancora nica. Ce lo dicono sempre quelli grandi. Che per ora non può capire. Che poi verrà il tempo e ci spiegheranno ogni cosa.
Anche le sue amiche lo sanno che Carmela è figghia di separati e quando litigano con lei come fanno i bambini a quelletà sono veloci a usarla questa parola. Si sono accorte che lei ci soffre a sentirselo ripetere e chianci quando succede e ce lo dice alla suora.
Le sue compagne pensano che non è giusto che ogni vota la monaca cunotta solo a lei e ci da ragione. Come se Carmela fosse una santa e forse proprio per questo loro tornano a ripetercela quella cosa. Per vendetta.
Secondo me comunque anche loro... non è che sono tinte. E' che non lo capiscono bene che cosa vuole dire quel discorso che non ce ne sono assai di mamme che vivono da sole. Loro sanno solo che a quella bimba ci fa male pinsarici e accussì se ne servono per giocare.
A volte per questo Carmela sarritira tutta triste dalla scuola e allora se cè una bella giornata si mette subito a camminare nel giardino. Lì ciavi tutti i posti dove lei pensa che nessuno può trovarla pecchè anche se la cercano si tira il ciato e non si muove neanche se una musca viene a darle fastidio.
Comunque nonostante queste cose ha tutti buoni voti la nicuzza. Anzi è proprio brava. La suora cià detto alla mamma che quella picciridda ha il dono della scrittura. E scrivere ci piace proprio a Carmela.
Lei lo fa sopra a tanti foglietti azzurrini che una vota cià regalato suo padre. Inizia con la data come si fa a scuola e poi ci scrive tutta ordinata le cose importanti che succedono così come ce le racconta alla mamma ogni giorno.
Quando uno di quei fogli è tutto chino dinchiostro lo mette in una borsa vecchia che ha trovato conservata sopra allarmadio un giorno che era rimasta sola.
Fu accussì che successe: la mamma era uscita e lei aveva iniziato a fare lesploratrice dentro la casa vuota. Cercando cercando sera messa con la seggia di fronte allarmadio per guardarsi bene allo specchio e lì alzando gli occhi prima di scinniri laveva vista. Quando era ritornata Antonia con il gelato Carmela aveva nascosto quel tesoro senza dirci niente. Forse però selera solo dimenticato a chiederci il permesso pecchè sera trovata a mangiare tutta contenta quella delizia. Era al limone il gelato. Tuttu iancu e asprignu che accusì buono lo sapeva fare solo il gelataro che passa ogni pomeriggio allangolo della via dove abita lei. Già. Forse proprio per questo sera dimenticata della borsa.
Là dentro ci sono anche le sue poesie e le foto. Quelle che ci piaciunu chiossai. E i segreti macari. Per questo ora la tiene ammucciata in un posto segretissimo che nessuno la deve scoprire.
Da oggi appoi non ciavrà più bisogno della carta azzurra pecchè la monaca per il suo compleanno cià regalato un quaderno grossogrosso e tutto profumato e cià scritto una cosa anche nella prima pagina:

"Voglio darti questo. Sarei felice se tu iniziassi a scrivere qui ogni tuo pensiero. Vedi... vorrei che questo quaderno riuscisse a seguirti, ad accompagnarti. Come se, per sempre, io fossi al tuo fianco. Fino al giorno in cui S. Giuseppe non deciderà di farti incontrare un bravo marito. E poi ancora, fino al momento in cui la Madonna non ti concederà la gioia della maternità. Fino a quando, un anno lontano, il nostro buon signore Gesù non ti chiamerà con sé nel suo gregge celeste"

Cetto la bimba lo sa che quella ci vuole bene e anche lei cinnivoli ma Carmela non glielà detto lo stesso che da grande non si voli maritari e che vuole fare la dottoressa che cura i bambini. Chinnipò capire una vestita di niuru di quello che sogna una picciridda?
Intanto lei sallena con le sue bambole. E le veste e le spogghia e ci fa le punture e ci da i medicinali dopo le operazioni che si inventa ogni giorno.
Cenà tante di bambole. Tutte quelle che ci ha regalato suo padre da quando lei ci ha detto che Alfio gliene ha portato una bellissima. E anche la mamma spesso ci gioca con lei e la guarda e ride e ripete che cià la casa piena e non sa più dove metterle tutte queste pupe.

Oggi è il suo compleanno. E vinni so o pà a pigghiarla che celaveva promesso. E ci saranno due torte anche. E baci.

23/11/07

22/11/07

[Bloggando] Aldo Nove e Nanni Balestrini

giovedì 22 novembre 07
alle ore 20.30


iSCRIPTA:

LETTURA SCENICA di GLI INVISIBILI di NANNI BALESTRINI


voci Nanni Balestrini Sergio Bianchi

percussioni Gianluca Ruggeri

La lettura scenica sarà preceduta da un dialogo tra Aldo Nove e Nanni Balestrini

Ingresso libero

Informazioni +39 02 8323156

TEATRO i

Via Gaudenzio Ferrari, 11

20123 Milano

Va eseguito in pubblico questo romanzo epico, la cui intensa tragicità è veicolata da una scrittura orale, corale.” Niva Lorenzini

L’invisibilità è la condizione toccata ai giovani protagonisti della grande fiammata di rivolta sociale che negli anni '70 invadeva le città. Giovani travolti poi dalla reazione al terrorismo, spazzati via dalla scena pubblica e politica, rimossi dalla memoria collettiva della società, frantumati e dissolti in vicende individuali spesso tragiche.
Raccontata tutta d’un fiato, la spirale vertiginosa in cui si consuma e si distrugge l’esperienza di una generazione, attraverso un linguaggio immediato e incalzante, articolato su una struttura ritmica e un montaggio visivo agilissimi, ripercorre e interroga una zona del nostro passato ancora recente e bruciante, rende visibile una realtà storica, politica e umana sommersa ma non cancellata.

Pubblicato nel 1987, Gli invisibili è attualmente disponibile nelle edizioni DeriveApprodi insieme alle altre opere di Nanni Balestrini: Vogliamo tutto, L'editore, I furiosi,La violenza illustrata, Blackout, Parma 1922, Con gli occhi del linguaggio, Milleuna, Tristano.

Fonte notizia e testo: aspettando godot

20/11/07

Ignazia Aragonese

Il suo primo figghio cera nato che lei ciaveva tredici anni.
Nel palazzo nessuno senera accorto di quella panza che unchiava. E non era facili sapiri del resto pecchè la carusidda nisceva poco dalla sua casa e sempre con la famigghia che mancu nella scuola andava.
Questi fatti però il giudice di sicuro non li conosceva. Pecciò ci livau la creatura. Pecché vide che lei non capiva nenti di quello che ci dicevano gli altri e la sua famigghia non ciaveva soldi per mangiare. E così la fece partorire e poi la rimandò di nuovo a casa.
Io non dico che fece male fatto sta però che dopo due anni e tannicchia di confusione che si sentiva ogni tanto arreri alla sua porta ce ne spuntò unaltro di picciriddu. Macari questo ce lavevano levato e per evitare altre cause e travagghi al tribunale decisero di metterla in un posto tranquillo con i pazzi e le monache.
Era da pochi giorni che era tornata e sera fatta ancora più bedda. La vedevo ogni tanto al balcone.
Cantava ora.
Stava ferma assittata con le mani a camuriarisi la faccia e dalla bocca le usciva una voce dangelo. Cantava tutto il giorno la stessa canzone. Forse laveva imparata in quella casa. Io non ci capivo nenti pecchè era una canzone degli inglisi però mi piaceva sentirla mentre ripeteva quella musica. Mi ricordo solo una parola di quello che diceva. Assomigliava a qualche cosa tipo "Immaggina" ma non sono sicuro che era questa.
La polizia dice che è stato un incidente. Io nel muro vicino a dove è caduta ciò messo un cartoncino per ricordarla:
Ignazia Aragonese 1981-2000.



Scarica il testo della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia (78 KB)


19/11/07

"Deh -poema sentimentale della ziasuora-" di Bartelio



cara ziasuora che vivi a torino
in un convento pieno di mistero
sposata con gesù da sessant'anni
(mia mamma dice, scuotendo leggermente la testa
come fa sempre quando la persona di cui parla
ha raggiunto la soglia di età,
mia mamma dice "ah, ha perso, eh, ha perso")
mi avvicinerò a te, però piano.

ricordo il tuo vestito blu liso,
ti immagino com'eri,
piccola ossuta con il velo sulla testa e vorrei dirti
ziasuora, ma tu li hai i capelli sotto al velo?
tanto tempo fa lessi di una suora
che si era ritrovata, chissà come chissà dove,
nel mezzo di un parapiglia, un cataclisma,
un'invasione di campo, chissà, e disse
"vede ho avuto paura soprattutto che mi strappassero il velo"
da allora mi sono sempre chiesto,
ma le suore hanno i capelli?
è peccato mortale se una suora fa vedere i capelli?
gesù si offende se sua moglie ha i ricci
sfiorati dall'aria e bagnati dalla pioggia?

non so nemmeno se questa sia una domanda di attualità
può essere benissimo che se ne sia già parlato
che persino il Vescovo abbia detto cose a riguardo
e mi siano sfuggite, mi possono essere sfuggite,
del resto sai non guardo molto la televisione,
"no certo" dirai "deh, la televisione è il diavolo"
dirai "deh" come dicevi sempre

ricordo che quand'ero piccino tu venivi dai miei
fuggendo da quel convento di torino e dicevi "deh"
dicevi deh ogni tre parole ma non come i poeti,
avevi i denti un po' larghi davanti,
come i bambini che hanno tanto spazio tra una paletta e l'altra,
tu eri così, avevi il velo, lo spazio e dicevi deh
e una camiciola bianca e le scarpe mocassine come da uomo,
le calze collant color carne,
eri fragile, credo sarebbe bastato solo un refolo,
un colpo di australe appena accennato
per farti volare nel cielo come una Mary Poppins fosforescente,
vagare sopra i tetti e le miserie del mondo
distribuire deh e amore e rosari a tutti quanti.

con curiosità stamattina verrò vicino a te che ti sarai piegata
perché le persone della tua età sì perdono e si piegano
e forse avrai ancora le mocassine e gli occhialini dorati
e non parlerai in dialetto, tu che hai vissuto a torino
e hai studiato da suora non parlerai il dialetto,
mentre tua sorella sì,
tua sorella che festeggia sessant'anni di matrimonio
con un uomo alto capelli neri magro che non assomiglia a gesù,
che sa far tutto e che dopo l'otto di settembre
scappò a casa e si salvò dai rastrellamenti di tedeschi e fascisti
vestendosi da donna
l'uomo che una volta mi liberò dalle paure
e aprì la porta di casa mia
non so come fece, doveva avere delle chiavi di aria e di luce
che liberavano
io chiudevo tutte le porte di casa e poi mi perdevo
sai, insomma quelle cose di adolescenti e poi mi dimenticavo
uscivo e le porte restavano chiuse
lui venne e le aprì
il cognato di gesù

ziasuora, sai, ho pensato durante tutta la settimana
che se Gesù vuole può allontanarmi il calice di quest'incontro
ho pensato che era amaro,
lo devo bere tutto fino in fondo?
se fingo un malore, mi ammalo di nostalgia,
oh ziasuora tu che dici?
oh gesùmio deh ho pensato
se sopravvivo prometto di santificare le feste
e non gettare più i cotton fioc nel water

però poi non devo aver paura ziasuora
ho pensato non devo avere paura
mi avvicinerò piano e dirò ciao sono tuo nipote,
anche se non è vero
perché tu sei la zia di mia mamma
ma per semplificare dirò così
ziasuora ciao ti ricordi di me, sono tuo nipote
vittorio? chiederai,
no ziasuora non sono vittorio
e tu dirai vittorio quanto sei alto
diventi sempre più grande deh
in realtà non sono vittorio, penserò
e poi vittorio non è il più alto dei miei cugini
finirà che ti dirò di sì, ziasuora
non ha importanza, sono vittorio se lo vuoi
chiamami pure vittorio, lo dirò dentro di me
e mi chiederò diamine ma ho quarant'anni
a quarant'anni ziasuora non si cresce più
te lo hanno mai detto o forse è possibile
un ultimo spicchio di sviluppo a quest'età
può essere che cresco ancora come vittorio
può essere tutto
che il tempo non sia poi davvero passato, che dietro la porta,
basta stringere gli occhi,
ci sia mia nonna carmelina con la pignatta in mano,
la sta asciugando e io entro di corsa gridando
nonna aiuto una vespa
e lei spinta dalla mia corsa
finisca per battere la pignatta contro la porta del bagno
rompendo il vetro
sembra così il tempo immobile o circolare
tu sei mia ziasuora io non sono vittorio ma sono alto come vittorio
e se non lo sono lo diventerò
del resto sai basta che mi dai un mandarino
e ci vedo mio padre che faceva il razzo
con la carta plastificata del mandarino
e poi la accendeva con il minerva
io e mia sorella stavamo a guardare che bruciava
aspettavamo solo il momento, lo sai,
solo il momento in cui la carta bruciata nera a fili
si sollevava verso il soffitto come una presenza
come un soyuz tutto nostro del paese
ziasuora lo sai che l'odore di mandarino
a me fa sempre venire in mente il natale
a quando stavo seduto vicino al calorifero con il thé
e leggevo yolanda la figlia del corsaro nero?

e questi sono i miei figli, dirò
deh dirai quanti figli hai
due dirò vedi due figli
solo due, dirai
beh sai com'è zia suora
ma perché solo due, gesù è contento se tu fai tanti bambini
vedi come la povera nonna maria, sette figli deh, dirai
e io penserò ahi la povera nonna maria
e ti si inumidiranno gli occhi
e macinerai un deja-vu di due chilometri
e i camerieri finiranno di servire gli aperitivi
non rimarrà che un'oliva col nocciolo
e la crosta del parmigiano
ricorderai i nomi e le virtù di tutti i sette figli
e di quei due proto-cugini
dispersi nella ritirata di russia

beh questi sarebbero i miei figli dirò schiarendomi la voce
con un colpo di tosse
tre allora, dirai,
no veramente sono due
e sono piccoli deh come si chiamano
francesco e stefano
oh come i santi della chiesa
deh lo sapete voi che vi chiamate francesco e stefano
stefano non risponderà
e si aggrapperà alla gamba di sua mamma
io non dirò nulla,
francesco dirà sì perché è educato

poi ti allontanerai a braccetto con tua sorella, ziasuora
e io starò seduto al tavolo del ristorante
pregando gesù che mi mandi per un giorno la pelle della salamandra
cercando di mimetizzarmi con il beige delle pareti
invisibile ai più, rispondendo con un sorriso a tutti quanti
rispondendo deh con un sorriso scintillante a tutti quanti
guardando ognuno nel fondo degli occhi
dicendo deh a mio zio leghista
che mi racconterà del federalismo
è tutto, dirà, è un dono, dirà
i politici beh i politici, dirà mio cugino elettrauto
i politici ha ragione grillo
io ho partecipato al v-day
tu che idea hai, chiederà
io dirò che io i politici
io non me ne intendo, che non ne so niente,
mio cugino idraulico dirà che io sono comunista,
con le cozze in bocca alzerà il dito e dirà
tu sei comunista
e io dirò ti sbagli
in realtà sono la reincarnazione di gaetano bresci

mio cugino grafico che lavora per canale 5 dirà
che il politico più in gamba è fini
io dirò che in effetti fini
la nuova donna di fini è un gran pezzo di fica
e mangerò il grasso del prosciutto
quel grasso un po' giallo di prosciutto vecchio
ci saranno le mosche ubriache dell'inverno
e quadri scuri alle pareti
mi verranno le farfalle nella pancia
dovrò correre al cesso
per non farmela nei calzoni

tu zia suora
nel tuo tavolino nuziale
guarderai fissa davanti a te
senza vedere né sentire,
sorriderai, deh, come sorriderai
un po' malinconica chissà che penserai
con quella faccia di osso
che ha visto tante cose
penserai se ne è valsa la pena, forse
come facciamo tutti prima o poi

le tasse come si fa a pagare tutte le tasse
dirà mio cugino dentista,
la moglie avvocatessa dirà che è una sciagura
porcozzio dirà mio zio che vende le auto tedesche
dirà porcozzio ridendo
quando mio porcozzio veniva a cena a casa dei miei
mangiava tutta l'insalata e i pomodori e svuotava la formaggiera
perché sua moglie niente formaggio e niente insalata
chissà perché li aveva in odio
ma che diamine mangiavi, porcozzio
nella tua gioventù matrimoniale, ti chiederò

e poi ci saranno un sacco di marmocchi
tutti i figli dei cugini di cui io non ricordo i nomi
bambini che non ho mai visto
che correranno in lungo e in largo per il ristorante
e ogni tanto mia mamma ne fermerà uno e dirà indicandomi
sai chi è lui sai chi è lui
e io cercherò di assumere il tipico colorito del paramento funebre
mi volterò e dirò ma io, io chi
lui è alessio vedi lo zio alessio
zio alessio lo conosci maicol il figlio di clara, dirà mia mamma
lo conosci?
io dirò di sì ferendomi nello stesso tempo con una lisca di pesce

cara ziasuora di torino
sai che avevo anche un altro religioso nella mia vita di bambino
si chiamava padre ugo,
non so da dove sbucasse,
so che usciva da un certo corno d'africa
era missionario o chissà che
e veniva a trovare ogni tanto mia nonna carmelina
e toglieva dalla barba una pallina rossa
faceva i giochi di prestigio con una scatoletta di argento
dentro aveva monete strane che scomparivano
e riapparivano nel mio orecchio
una volta mandò una cartolina da quel suo corno d'africa
dicendo che mia sorella aveva una gallina rossa
non ricordo che avevo io, cara ziasuora
proprio non lo ricordo, ma poi che importanza ha
forse avevo un manubrio o un campanello o un topo ammaestrato
che diamine di importanza può avere

tu riesci ziasuora se ti concentri
-non temere, non ti si stacca il velo-
riesci a evocare padre ugo, se stendi le mani
e dici deh padre ugo deh
tu lo puoi riportare qui tra noi ovunque egli sia?
ce la fai se parli con gesù magari la sera
quando state in confidenza sotto le coperte del convento
gli puoi chiedere se ne ha poi più sentito parlare?

sai ziasuora a questo punto forse non è poi
nemmeno tanto male né tanto pauroso il pensiero di vederti
di passare la domenica con i miei parenti e i marmocchi sconosciuti
e i leghisti e i comunisti e i reduci del v-day
a parlare di auto ciclismo tasse cancellate e calderoli,
zisuora, sai che i leghisti del mio paese hanno fatto la borolada
qualche giorno fa, il quattro novembre c'erano tutti 'sti tricolori
e loro hanno messo un gazebo davanti al cimitero
e stavano in piedi tetri davanti a un bidone arrugginito fumante
come fanno i negri di harlem
e muovevano la griglia delle castagne
borole padane e vin brulè
mi facevano tenerezza

io non so niente dirò, io sono una salamandra ziasuora
mimetizzata nel fondale
datemi ancora un po' di risotto con lo champagne
un bicchiere di dolcetto igt
forse mi ubriaco ziasuora
mi ubriaco e sogno di menare veltroni
di dargli un sacco di calci nelle palle o di pugni in faccia
sono cattivo ziasuora sono molto cattivissimo
che importa tutto quanto
tienimi un posto al caldo
e dì una buona parola per me con gesù,

ciao, tuo
alessio


Fonte testo e immagine : http://blog.libero.it/bartelio

18/11/07

Appunti modenesi

a gridarlo non fa rumore
questo t'amo lontano
a cercarlo lo trovo
aprendo questa mano
ché la tua mi manca
e anche questa notte
che mi stanca d'assenza
non voluta non cercata
faccio finta mai sia stata
e vivo

1 Novembre 2001


Fonte immagine : çläu

17/11/07

Tapallara - 13 -

A vederla da quella terrazza Roma pareva proprio una cartolina. Ci era spuntata la fame quella matina e mentre mangiava senza sapere pecchè si mise a pensare a Sua Santità. Chissà che stava facennu il Papa in quel momento. Priava? Leggeva il Vangelo? Futteva?
Maria era assittata nella sdraio che si stava tingendo lugna dei piedi. La gonna leggera senera calata sopra i cianchi ma a lei non sembrava che ci importasse assai di stare a cosce aperte e senza mutanni. Ogni tanto lo taliava e sorrideva.
A quella femmina cerano sempre piaciuti i masculi che non si sforzavano di fare i mammalucchi per passare una notte con lei. In genere però quelli che incontrava non la pensavano allo stesso modo.
Ne vedeva tanti: alcuni pensavano che la strada giusta era quella di mannarici ciuri e gioielli oppure di cuntarici minchiate sui loro matrimoni; altri invece facevano i cannaruzzuni e recitavano la parte dei fissa per fare intendere di essere tutti innamurati e pronti a qualsiasi cosa per un suo desiderio. Che scemenze. Avevano tutti una gran vogghia di futtiri. Era questa lunica verità. Non cera bisogno di nasconderlo. E poi macari a lei ci piaceva passare il tempo in quel modo e se ciaveva il desiderio non cera nemmeno bisogno di domandare.
Ora cera questo Vincenzo. Ce ne avevano parlato bene. Uno che pareva destinato a una grande carriera. Erano stati in tanti a dirici di frequentarlo che ci conveniva assai e a dire il vero anche per il resto non cera stato tanto bisogno di sforzarsi con lui.
Quando ce lavevano presentato selera immaginata subito quella lava che sammucciava sotto a quella presenza profumata e in ordine. Raramente Maria si sbagghiava in queste cose e infatti lonorevole laveva subito invitata a cena a casa sua e cetto celaveva fatto capire che non era solo per fare amicizia o parrari. Lei sperava però lo stesso di non sentire troppe discussioni inutili prima di cuccarisi. Era stata comunque una preoccupazione dei fissa pecchè lui non laveva fatta questa minchiata. Lei non era ancora arrivata a trasiri nella porta dingresso che quelluomo ciaveva subito piazzato la sua lingua nella ucca e una mano nivvusa in mezzo alle cosce. Sarebbero andati daccordo.

Vincenzo saccorse che ci stava diventando di nuovo duro. Sullavissuru saputo i suoi amici come celaveva sucata la signorina della televisione quella notte ci sarebbe venuto un colpo. Quella fimmina non ciaveva proprio rivali. Savvicinò vicino alla sdraio e senza parlare la fece mettere a culo a ponte.

"Lo facevi così con tua moglie?"
"Muta, buttana, muta!"
"Scommetto di no. Vero Vincenzo? Vero?"
Cianfilau a siccu a quella iaddina.
"Macchiminteressa -pensò- su tuttu funziona come devessere mi fazzu rari u divozzio a S.Pietro e macari lassoluzione a sta vacca ci rugnu. Tutto. Tutto"

Si stava pulizziannu quando suonò il telefono.

"E allora Vincenzo com'è la situazione?"
"Tutti gli amici sono pronti. Ma mi hanno detto che il Principe vuole un elenco con tutti i loro nomi e prima ci vogliono garanzie"
"Non preoccuparti. Parlerò io con lui. Piuttosto... lo sanno che è tutto a posto con gli americani?"
"Certo. Si aspettano molto da voi"
"Bene. Di' loro di iniziare a muoversi"

Erano passati solo due mesi. Già sera stancato dei puttusi di Maria e del bordello che cera stato per quelle ammazzatine in Sicilia. E manco lì le cose della politica stavano andando bene. Tutto era stato sospeso e per giunta avevano attaccato a quacche amico innocente.

"Qui si sta scatenando il finimondo"
"Te l'ho detto, lo abbiamo addormentato"
"Sì ma intanto ora ci sono i processi"
"Dovresti saperlo che non ti devi preoccupare per questo. Pensa a futtiri. Anche i tuoi amici lo sanno che è tutto a posto"
"Ma io..."
"Ritornerai un po' a casa. Ci servi di nuovo lì. Non vogliamo che qualcuno pensi che abbiamo abbandonato gli affari"
"Bene"
"Bene"

Vincenzo a Roma non cera più dovuto salire per fare presenza al Parlamento. Parlava con chi di dovere e quando era il momento al suo posto ci mandava a quelli che voleva lui. Poi questi qua ci riferivano le novità e ubbidivano. Senza fari tanti problemi che lo sapevano quanto cuntavano.
Laltri amici fidati invece avevano continuato i loro affari come prima. I processi sono cose che ci vuole tempo e su sempri chini di fumo anche quando si parla di un colpo di stato. E poi se cè proprio bisogno qualche liggi si può sempre fare per aiutare chi cià problemi o primura. Ma questa è cosa che si sa. Limportante fu che quasi nessuno in quelloccasione si ritrovò a rancurarisi.

"Allora parti..."
"Sì"
"Ed io?"
"Ed io cosa?"
"Niente... mi verrai a trovare?"
"Ti spaventa restare sola?"
"Non sei divertente"
"E perchè dovrei esserlo? Per farmela sucare megghiu?"
"Vaffanculo"

La prima manata arrivò precisa e senza risposta. Dieci minuti dopo Vincenzo ci stava come un pazzo in mezzo alle cosce mentre lei invece cullocchi vagnava i linzola e con le gambe cercava di farici un ruppo dietro la schiena.
Fu lultima futtuta quella che poi non si vistero più.

16/11/07

Il poeta



"Se la poesia deve essere ormai - come tu dici -

considerata né più né meno d'un semplice

strumento di comunicazione
uguale a tantissimi altri ebbene
sia
Comunicare tramite l'arte del resto fu ognora
la mia ambizione suprema
pur se non giunsi mai e poi mai
a sperare di riuscirci persino con te
coglione" *

Ieri alla scuola di scrittura mi hanno spiegato come il mio pensiero manchi di spazialità e forza evocativa. Ho chinato il capo un po' disperato, pensavo già ai soldi buttati via.
Il Maestro, forse intuendo quel vergognoso pensiero, mi ha subito dopo incoraggiato e rivelato, con quelle belle frasi che gli sono proprie, lo spessore autobiografico delle parole da me elencate. Forse non tutto è perduto.
Il fatto è, caro lettore, che io (Didattico Dorelli, di anni Quaranta, di professione Disoccupato) lo so già da me di non essere capace! Ma la mia fidanzata sostiene il contrario e, complici le innumerevoli poesie a lei dedicate, e segretamente, nonché diligentemente, copiate, mi son visto così costretto a seguire il suo "consiglio" (metto tra parentesi quest'ultima parola perchè forse qualcuno di voi sa già di cosa parlo e di come sono certe donne) dando, per questa nobile causa, fondo ai miei ultimi risparmi.

"Ma dobbiamo continuare
come se
non avesse senso pensare
che s'appassisca il mare" *

Alcune volte, confesso, ho tentato di rivelarle tutto, ma come? Insicuro della risposta da dare a quest'ultima domanda ho sempre rimandato ed ora spero solo di riuscire a mettere, su carta, qualche poetica parola in un momento di grazia; magari oggi dopo aver fatto l'amore o in altra pari o strana occasione. Dopo, mi son detto, potrei sempre dire di aver perso la grazia suprema del compositore. Fino ad ora, però, la vena non è mai arrivata.

"Oh nella notte il cane
che abbaia di lontano.
Di giorno è solo il cane
che ti lecca la mano." *

Mio buon lettore, cosa dirti? Chiudo qui i miei pensieri che ad andar oltre non son capace; certo però la prossima volta, la prossima donna, mi accontenterò di pronunciare un "ti amo".


* Poesie di Giorgio Bassani, Elio Pagliarani, Sandro Penna.



Fonte immagine : .CECILIA.

15/11/07

ABP


E cera questo caruso anche che il nome e il cognome pimmia era difficile a ricordare pecchè a lui tutti ci dicevano Abbipi invece di chiamarlo.
E Abbipi mi faresti questo e Abbipi mi faresti questaltro ci gridavano a lui quelle lavannare del palazzo e iddu a tutte ci rispondeva di sì e poi però faceva i cazzi suoi ca sinni futteva. Nonostante questo però nessuna ci diceva mai niente e anzi ciarrialavano caramelli come se fosse stato utile davvero.
Io ero già più vecchio e per questo non giocavamo assai insieme. Solo una volta mi ricordo ce ne siamo stati vicini un po' più di tempo.
Era piovuto tutta la notte e la mattina anche e io non c'erò potuto andare a scuola che non si passava con quel fango. Poi allimprovviso era spuntato vento e un sole come destate e io ero sceso sotto a giocare. Non cera nessuno. Anzi no. Cera Abbipi davanti a una pozza ranni come a un laghetto che ci ittava pettri dentro. Massittai sopra a un muretto poco distante e mi misi a taliari quello specchio di terra e acqua. Dopo un poco vinni anche lui.
Il cielo azzurro e le nuvole passavano veloci lì sopra. E i muscuni e lacidduzzi e i pinseri anche.
"Quando addivennu ranni ci potrò ittari pietre in faccia a tutti" mi rissi. Però è assai che non lo vedo.


Fonte immagine : A.B.Previtera

14/11/07

13/11/07

Tapallara - 12 -

Nella capitale quacche cosa non era funzionata bene e Vincenzo senera tornato in Sicilia. Ora cerano nuovi affari.
I piu importanti erano fatti con quella polvere ianca che attraverso gente fidata si mannava allamerica. In cambio di questa arrivava a carrettate la munita. Bella pronta per essere pulizziata e spinnuta. E questa era la parte della storia che cinteressava di più a lui che per le altre cose cerano i suoi amici di sempre. Il fatto è che se uno ci sapeva fare veramente a maniare quei soldi il guadagno era alto e rischi noncinnerano.
Poi però cerano anche i soliti travagghi. Quelli dove la genti ci andava fino a casa a chiederci lamicizia e a portarci regali. Per questi lavori non cera mancu bisogno di farisi chiamare onorevole o di faticare assai. Bastava poco per sistemare una firma che non arrivava o trovare un documento che mancava. Solo una parola giusta a quelli che aveva sistemato negli uffici. Una telefonata. E se ce lo chiedevano lui era anche sempre pronto a darici quaccosa in prestito a chi ciaveva problemi di munita.
Ogni tanto si faceva macari quacche futtuta. Ma a parte il fatto che non era riuscito più a trovare una fimmina intelligenti e stuppagghiara come a quella che aveva conosciuto e lasciato a Roma a parte questo dicevo non erano i fimmini che a Vincenzo cinteressavano chiossai.
Lui voleva i soddi. Tanti soddi e rispetto. Dovevano accalari la testa tutti quanti quando lui passava. E pisciarisi nei causi se arrivava a incazzarisi.
Soddi e potere. Questo era quello che Vincenzo voleva. Quello che aveva.

Lo so che ora vi vinni la curiosità e volete sapere di quella fimmina e di quello che era successo fuori dalla Sicilia. Nel continente. Ma ve lo giuro che non è niente di particolare.
Lui sera ambientato bene che laveva preparata da tempo la trasferta e le amicizie non mancavano. Poi però cera stata loccasione di tagghiari la strada. Di prendere una scorciatoia. E Vincenzo ciaveva voluto provare.

12/11/07

Falsa indagine


Cerchi forse riparo dalla pioggia
ma il tuo giocare - la falsa ritrosia,
il lucido cuore su cui nulla poggia -
sterile appare, spenta fantasia.

Forse è sangue ciò di cui hai paura,
ma se, nell'affrontare le battaglie,
nascondi la più vera tua natura,
chi vorrà vivere tra quelle maglie?

Non sono feroce - come tu credi -
e cerco inutilmente di esser vero,
ma è solo quell'inutile che vedi

quando, vicino te come straniero,
mi affaccio, nudo ora, a indagare.
Ancora mare. E picchi da scalare.

9 Marzo 2000


Fonte immagine: LORE Y RORRO

09/11/07

Malinconiche ricerche canterine

Erano formaggini, ed io li odiavo, a volte, però, succedeva che:

"Guarda cosa ti ho portato!"
"Oh... grazie mamma ma è bellissimo!
"Lo davano in regalo"
"Posso ascoltarlo?
"Certo"



I primi frammenti di coscienza, comunque, rubarono la voce di Endrigo e le parole di Vinicius de Moraes .



Quando ho scoperto le poesie (quelle scelte da te intendo, che le altre da tempo le avevo recitate ad ogni natale) ascoltavo ancora la radio.



Debbo aggiungere che da li a poco avvenne, per quello, il mio primo ed unico furto, o per lo meno sentito come tale* Ma questa è un'altra storia.
Iniziava, invece, proprio allora, la ricca stagione. L'amore:



e poi la politica, la ricerca di una forma di ribellione.



Credo di essermi divertito, magari anche imparando, a non prendermi sul serio.



Poi altre cose sono arrivate,



ma non a tutti è dato invecchiare.


*"Poesia russa del 900" Feltrinelli

Il pregante interrogativo

Non riusciva proprio a crederci, eppure... ripensando a certe parole, allo strusciare casuale nei giorni di festa, al leggero tremolio di quelle mani quando la domenica sfioravano le sue... avrebbe dovuto capire, avrebbe dovuto intuire... ed ora? Non sapeva proprio cosa fare...
"Maria vieni è pronto"
La voce di sua madre la fece trasalire, rialzò in fretta gli slip e scappò in cucina.
"Cos'hai? Sei tutta rossa!"
"Credo di avere un po' di febbre"
"Vieni qui! Fai sentire. Ah! Benedetta figliola! Ti avevo detto di non uscire per Natale, magari è..."
"Ma mamma!"
"E sì, e sì... ne avrai tante di feste! Che vuoi che..."
"Non vedo niente di pronto"
"Non senti questo profumo? Guarda dentro il forno"
Il sorriso nascosto dietro quell'ultima frase le fece capire tutto; magari sottraendole il gusto della sorpresa ma, di certo, restituendole la fame.
"Don Aldo mi ha chiesto se di pomeriggio passavi per le prove"
"E' stato qui? Ma perché non mi hai..."
"Dormivi"
Maria abbassò il capo. Il pane caldo le bruciava le dita. Avrebbe deciso dopo, c'era tempo.

08/11/07

Tapallara - 11 -

Non cera la televisione nella casa di campagna e nemmeno le canzoni entravano li dentro che mancava la radio. Ma Ninuzza non sinquietava per questo. Aveva scoperto che ci piaceva leggere. Era cominciata subito questa cosa della carta scritta. Nei primi tempi che lei era lì. Ci passava la collera sfogliando tutte quelle belle storie con le fotografie.
I giornali ce li faceva avere la sua amica Agata quando veniva a trovarla. Ogni giorno si può dire. Che ora non cera più nessuno a impedirlo.
Poi era capitato che ciavevano messo una fermata dellautobusso che portava in centro. Proprio vicino al cancello della sua casa. E a lei cera cambiato il mondo.
Lidea celaveva data la parrucchiera. Ninuzza leggeva così assai ed era tanto accanita in questo anche se cerano sempre gli stessi giornali dentro a quel negozio che tutte le altri clienti quando la vedevano assittata passavano avanti pecchè tanto lo sapevano che lei non se ne sarebbe nemmeno accorta impegnata comera a finire qualche storia:
"Ninuzza ma invece di veniri cà per sforzare locchi... ma picchì non tinni vai alla biblioteca e te li porti a casa tò i libri?".
Certo forse la stava prendendo in giro ma Ninuzza invece pensò che quella era una buona idea e accussì una vota a settimana vestiva a festa a Carmelina e sinnieva in Biblioteca a farsi prestare un libro. Non è che allinizio era molto pratica di queste cose però una persona che laiutava la trovava sempre e così quando ritornava a casa era sempre tutta soddisfatta. Solo una vota uno tentò di fare lo spetto e ci fece pigghiari un libro che già alla seconda pagina lei era diventata di mille colori e cò focu di intra. Lo chiuse quasi subito macari se ancora celaveva la vogghia di continuare e per quella settimana ci resi lacqua alle piante.
A lei ci piacevano di più le storie damore. Quelle chine di difficoltà che si arrisolvevano quasi sempre con un bacio o un matrimonio alla fine della vicenda. E ogni vota che dopo le prime pagine si accorgeva che il libro era come voleva lei pigghiava a so figghia e sassittava davanti alla porta di casa a leggere a vuci di testa.
Quellangelo lascoltava tutta attenta arripetendo tutte le sue espressioni e anche se a volte non capiva le parole lo sapeva che il loro significato poteva trovarlo nella faccia della madre.
Un giorno mentre erano cumminati accussì Vincenzo spuntò allimprovviso che Ninuzza non si potè ammucciari.
"Voglio mandare Carmela in collegio" ci disse. E quelle erano le prime parole dopo quattro anni.
Antonia accalau la testa. Si sentiva moriri. Ma non parlò però. Entrò dentro casa per pigghiare carta e penna e ci scrisse le sue condizioni a quelluomo.
Accettò tutte cose Vincenzo che ora che a Roma finalmente cera arrivato non cenaveva vogghia di fare discussioni con quella pazza.
Accussì ogni mattina una macchina veniva a pigghiari la picciridda per portarla dalle suore e poi il pomeriggio laccompagnava di nuovo a casa.
Sua madre laspettava sempre davanti al portone e la stringeva ogni vota forteforte prima di farisi raccontare tutto quello che aveva fatto. Non cera niente che non la interessava. Voleva sapere ogni cosa. Chi cera e chi non cera. E le lezioni. E il mangiare. E i vestiti. E le preghiere. Carmela iniziava a cuntari e a rispondere. E continuava. E non cià fineva fino a quando dopo cena non saddummiscevano insieme nel letto grande.

07/11/07

Smettere di fumare riduce il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari mortali


Quando ti affacci non sempre puoi vedere tutto: anche se ti sporgi, anche se ti arrampichi sulla balaustra e ti viene paura di volare.
Quando ti affacci ci sono le persone e le macchine e la vita, da qualche parte, che, lucida, ti sfiora. Sarà solo questa leggera brezza, ti dici, e con gesto rapido alzi la cerniera della felpa con le strisce laterali da carabiniere.
Quando ti affacci vorresti sempre incrociare lo sguardo della ragazza che ascolta i Joy Division, quella che una volta hai sorpreso in mutande ad annaffiare i fiori e ti ha sorriso. Sono mesi ormai che la sua finestra è chiusa e una ragnatela si è impossessata dell’angolo in alto sul balcone.
Brilla, a volte, padrona di misteriosa luce.

Quando mi sono affacciato, oggi, tutto pareva lontano. La mia miopia ho pensato, e ho chiuso le imposte.

Fonte immagine: Raquel Marin

1917-2007

Noi siamo gli ultimi del mondo. - Ma questo mondo non ci avrà.
Noi lo distruggeremo a fondo. - Spezzeremo la società.
Nelle fabbriche il capitale - come macchine ci usò.
Nelle sue scuole la morale — di chi comanda ci insegno.

Questo pugno che sale — questo canto che va
è l’Internazionale, — un ‘altra umanità.
Questa lotta che eguale — l’uomo all’uomo farà
è l’Internazionale. — Fu vinta e vincerà.

Noi siamo gli ultimi di un tempo — che nel suo male sparirà.
Qui l’avvenire è già presente. Chi ha compagni non morirà.
Al profitto e al suo volere – tutto l’uomo si tradì.
Ma la Comune avrà il potere. – Dov’era il no faremo il sì.

Questo pugno che sale — questo canto che va
è l’Internazionale, — un altra umanità.
Questa lotta che eguale — l’uomo all’uomo farà
è l’Internazionale. — Fu vinta e vincerà

E tra di noi divideremo — lavoro, amore, libertà.
E insieme ci riprenderemo — la parola e la verità.
Guarda in viso, tienili a memoria — chi ci uccise e chi mentì.
Compagno, porta la tua storia — alla certezza che ci unì.

Questo pugno che sale — questo canto che va
è l’Internazionale, — un ‘altra umanità.
Questa lotta che eguale — l’uomo all’uomo farà
è l’Internazionale. — Fu vinta e vincerà.

Noi non vogliamo sperar niente. — Il nostro sogno è la realtà.
Da continente a continente — questa terra ci basterà.
Classi e secoli ci hanno straziato — fra chi sfruttava e chi servì.
Compagno, esci dal passato — verso il compagno che ne uscì.

Franco Fortini 1968, 1971, 1990, 1994.

05/11/07

04/11/07

Ma di cosa si parla?

20.06.2007 - Il Rapporto sulla criminalità in Italia


1.4 – LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Sono 6 milioni 743 mila, pari al 31,9% della classe di età considerata, le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita . Tre milioni 961 mila donne, pari al 18,8%, sono state vittime di violenze fisiche, 5 milioni (il 23,7%) hanno subito violenze sessuali. Più in particolare, nell’ambito delle violenze sessuali, 482 mila donne sono state vittime di stupro e 703 mila di tentato stupro nel corso della loro vita. Complessivamente, circa 1 milione di donne (il 4,8%), quindi, ha subito stupri o tentati stupri.

Negli ultimi dodici mesi sono 1 milione 150 mila le donne che hanno subito violenza, pari al 5,4% delle donne dai 16 ai 70 anni. In particolare il 2,7% delle donne ha subito violenza fisica, il 3,5% violenza sessuale e lo 0,3% stupri o tentati stupri.

Spingere, strattonare, afferrare, storcere un braccio o tirare i capelli sono i comportamenti subiti dalla maggioranza delle vittime di violenza fisica (dal 56,7%); una quota quasi altrettanto elevata, il 52%, ha subito minacce di essere colpita, il 36,1% è stata schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi, il 24,6% è stata colpita con oggetti. Appaiono, invece, meno diffuse alcune forme più gravi, comunque presenti, come l’uso o la minaccia di usare una pistola o il coltello (8,1%) o il tentativo di strangolamento, di soffocamento o di ustione (5,3%).

Tra le violenze sessuali, invece, sono le molestie fisiche sessuali a rappresentare la forma decisamente più frequente (per il 79,5% delle vittime di violenze sessuali), seguite dai rapporti sessuali non desiderati (19,0%), dai tentati stupri (14,0%), dagli stupri (9,6%) e dai rapporti sessuali vissuti dalla donna come degradanti ed umilianti (6,1%).

Le violenze fisiche sono state commesse dal partner nel 62,4% dei casi, le violenze sessuali, senza considerare la molestia, nel 68,3% dei casi e gli stupri nel 69,7% dei casi. I partner sono dunque responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica e delle forme più gravi di violenza sessuale.

Un milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale e fisica prima dei 16 anni in famiglia. Complessivamente, i parenti sono responsabili del 23,8% delle violenze sessuali subite prima dei 16 anni.

Due milioni 77 mila donne, il 18,8% delle donne che hanno avuto un partner in passato e che si sono separate da lui, al momento della separazione e/o dopo di essa hanno subito forme di stalking, cioè di persecuzione che le hanno particolarmente spaventate.

..........................................................................................................................

6.3 - Gli stranieri che commettono reati

La quota di stranieri sul totale dei denunciati e degli arrestati per la gran parte dei reati è decisamente più alta rispetto all’incidenza della popolazione straniera nel nostro Paese (bisogna tener presente che in questa seconda quota mancano gli irregolari: questo sbilancia ulteriormente il confronto, ma non ne modifica il senso). E’ una sproporzione che ha origini antiche: nel 1988 la quota di stranieri sul totale dei denunciati per omicidio consumato era del 6%, contro una popolazione straniera residente in Italia dello 0,8%; dieci anni dopo i denunciati immigrati per omicidio salgono al 18%, contro l’1,7% degli stranieri in Italia; oggi, nel 2006, gli stranieri sono un denunciato per omicidio consumato su tre, contro una popolazione straniera del 5% circa.

Man mano che cresce la popolazione straniera, dunque, cresce anche la quota dei denunciati e arrestati stranieri sul totale dei denunciati e arrestati in Italia. Questo avviene con gli omicidi, ma anche con gli altri reati (per tutti gli altri reati, però, il cambiamento delle fonti di rilevazione rende il dato 2004-2006 difficilmente confrontabile con gli anni precedenti).

L’incidenza degli stranieri tra i denunciati, però, varia molto a seconda dei reati. Si va da incidenze basse, come il 3% per le rapine in banca o il 6% per quelle negli uffici postali, al poco meno del 70% che caratterizza i borseggi, ovvero quelli che la classificazione riportata definisce “furti con destrezza”. Tra questi due estremi, gli stranieri costituiscono il 51% dei denunciati per rapina in abitazione o furto in abitazione, il 45% dei denunciati per rapina in pubblica via, il 19% per le estorsioni e il 29% per le truffe e le frodi informatiche. Intorno ad un terzo dei denunciati troviamo gran parte dei reati violenti. La quota di stranieri qui va dal 39% dei denunciati per violenze sessuali al 36% per gli omicidi consumati e al 31% per quelli tentati, al 27% dei denunciati per il reato di lesioni dolose. Simili sono poi le percentuali di stranieri sul totale degli arrestati per alcuni reati predatori strumentali, come i furti di autovetture (38%) e gli scippi (29%).

E’ importante sottolineare che la netta maggioranza di questi reati viene commessa da stranieri irregolari, mentre quelli regolari hanno una delittuosità non molto dissimile dalla popolazione italiana. In particolare ve ne sono alcuni che vengono commessi quasi esclusivamente da irregolari ed altri, invece, che vengono in parte compiuti anche da regolari. Tra i primi vi sono i reati di furto con destrezza, furto di automobile, furto in appartamento. Tra i secondi vi sono gli omicidi consumati e gli omicidi tentati, il contrabbando, le estorsioni, le lesioni dolose, la violenza sessuale, lo sfruttamento della prostituzione.

Nel 2006 gli stranieri regolari sono stati il 6% del totale dei denunciati per furto con strappo, il 6% del totale dei denunciati per furto di autovetture, l’8% dei denunciati per furto con destrezza, il 9% dei denunciati per omicidio tentato e consumato, il 10% dei denunciati per rapina in pubblica via e il 15% di quelli denunciati per violenze sessuali.

Nel complesso gli stranieri regolari denunciati sono stati nel 2006 quasi il 6% del totale dei denunciati in Italia. E gli stranieri regolari sono poco meno del 5% della popolazione residente. La sproporzione che abbiamo registrato in precedenza tra numero degli stranieri in Italia e stranieri denunciati, dunque, non c’è se si parla di immigrati regolari. Del resto la quota di stranieri regolari denunciati sul totale degli stranieri regolari in Italia si ferma al 2% circa.

Consideriamo ora le singole nazionalità di chi commette reati. Con alcune parziali eccezioni, questi dati mostrano un grado di variabilità assai contenuto. In 11 dei 13 reati presi in considerazione le prime tre nazionalità sono ricorrenti: Romania, Marocco e Albania. E in molti casi queste prime tre nazionalità contribuiscono a oltre la metà dei denunciati per quel tipo di reato: siamo al 52% dei furti di autovetture, al 50% dei furti in abitazione, al 51% dei furti con destrezza. C’è quindi un’elevata concentrazione.

Infine, alcune considerazioni territoriali. È noto che, dal punto di vista dei reati, il nostro Paese è da tempo marcato dalla differenza tra Italia centro-settentrionale da un lato e sud ed isole dall’altro. Questa differenza vale anche per i reati commessi dagli immigrati. Con la sola eccezione del contrabbando, infatti, nelle regioni centro-settentrionali la quota di stranieri sul totale dei denunciati è stata da sempre di gran lunga superiore a quella registrata nelle regioni del Mezzogiorno. E, soprattutto, è cresciuta più velocemente.

Nel 2006 ormai oltre un denunciato per omicidio su tre è straniero nelle regioni centro-settentrionali, contro poco più di uno su dieci al Sud.

Una sproporzione che si conferma per altri reati, per i quali – nel periodo 20042006 - nelle regioni del centro-nord si va spesso oltre la metà del totale dei denunciati: è il caso per esempio dei furti con destrezza (ovvero i borseggi, 71% contro il 24 al sud) o delle rapine in abitazione (61% contro il 34 al sud). Alto anche il livello dei furti di autovetture (48% contro il 14 al sud), delle violenze sessuali (45% contro il 20 al sud), delle rapine in esercizi commerciali (42% contro l’8 al sud). Poche, invece, ma il differenziale con il sud e isole resta, le rapine in banca (5% contro l’1% al Sud) e quelle negli uffici postali (6% contro 2%).



Fonte testo: Ministero del'Interno: La sintesi del Rapporto sulla criminalità in Italia (.pdf)

Cinque minuti


2o Luglio 2004 ore 22.50

Cinque minuti esatti, ho cinque minuti per creare questa storia... ed un personaggio.
Ecco lo vedo, appare un po' spaesato tra strade che conosce benissimo ma a guardarlo bene si comprende che quello è il suo modo di camminare: testa bassa a scansare escrementi, braccia rigide, pensieri altrove.
Improvvisamente si ferma per raccattare qualcosa. Un pezzo di vetro, si direbbe. Con gesto rapido incide il palmo della mano sinistra, poi lo getta via. Una striscia di sangue. Mi accorgo solo ora delle antiche macchie rossastre che anticipano sul marciapiede il suo cammino.

2o Luglio 2004 ore 22.55



Fonte immagine: Lupo

03/11/07

Ricomposizione



Nuvole ad incastri, sotto una striscia di sole,
artigliano la pazienza mia,
del giocatore.

Narcotizzati, immagino, i sensi ma,
poi, improvviso, un dettaglio
a negare attenzione.

E' tardi, allora. Ti alzi.
Lo faccio anch'io,
ad ignorare questo scuotersi del cuore.

7 Febbraio 2001



Fonte immagine: ilusTrista

Abou El Sayed

Stamattina mi visti spuntare davanti alla mia casa i carabbineri.
Avevano bussato a tutte le porte ma nessuno ciaveva aperto. E cetto. La signora Agnello di sicuro non cera e sarà dovera con il suo carusiddu. Nelle altre case del primo piano a quellora non cera nessuno. Forse lamericana. La signora Alagna al secondo piano. Ma capace che era uscita per cercare sua figghia in qualche vanedda.
Comunque sunanu da me.
"Buongiorno -mi disse il più giovane- stiamo cercando un certo Abu Elsaied. Sa dirmi se abita in questo palazzo?"
Lo guardai come si talia una bottiglia china dopo una imbriacatura. Di sicuro cercavano il marocchino.
Da quando sera messo dentro casa la moglie di Antonio sera fatto la macchina nuova e tanti amici. Lo venivano a trovare la sera. Uno entrava e uno nisceva. Qualcuno del palazzo sera lamentato per il portone che rimaneva sempre aperto la notte ma lui per farli stari muti un giorno ciaveva fatto mettere con i suoi soldi la chiusura automatica.
"Maresciallo qua ci stanno tante famigghie - ci rissi- no sacciu come si chiamano tutti. Forse allottavo piano"
Quando scinnenu Abù era in mezzo alle divise e piangeva. Angela lo seguiva in silenzio però non ci andò nella macchina con loro.
Pochi minuti dopo era dietro la mia porta che bussava.
Aveva ancora la vestaglia di casa tutta rossa con i fiori e un paio di tappine con le perline.
"Totò! Totò! Su puttanu! E ora comu fazzu? Sti bastaddi!"
Chiangeva Angiluzza e la faccia ci diventava tutta piena di strisce nere.
Ci resi un fazzoletto e labbracciai strettastretta. La conoscevo da quando era nica e riempiva le bottiglie alla fontana.
Mi cuntò tutte le sue cose.
Che lei ci voleva bene veramente a Abù e che per campare ci volevano i soldi e quel disgraziato di Antonio non ci voleva dare il divorzio che se lei poteva a questora già se lera già sposato a lui anche lindomani. Accussì avissi fatto e allora non ce lo avrebbero portato via per il permesso e tante altre cose che quasiquasi piangevo anche io con lei.
"Non ti preoccupare!" Non ti preoccupare ci ripetevo. E nel mentre continuavo a stringerla e ci facevo tante carezze. Na facci. Sopra le minne. In mezzo alle cosce.
Poi finalmente si calmò.


Fonte immagine: http://lubna.altervista.org

02/11/07

01/11/07

Tapallara - 10 -

Vincenzo ci faceva sempre avere i soddi per la figghia a sua mugghieri e si faceva viriri anche. Quando era festa. Quando uno che è padre non può mancare. Si comportava come se ci volesse bene veramente a quel sangue suo e forse era proprio così.
Quando lui arrivava che prima la faceva avvertire da quaccuno Ninuzza si chiureva nella sua stanza. Non ci voleva parrari. Non lo voleva vedere. Poi però non resisteva e li guardava lo stesso a Vincenzo e alla figghia. Dalla finestra. Appoggiava locchi alle striscie di luce in mezzo alle serrande abbassate e stava lì fino a quando riusciva a seguirli.
Spesso chianceva di gioia vedendo a Carmelina e a quel diavolo che laveva fatta innamorare che schezzavano e giocavano nel giardino come se niente fosse. Qualche vota capitava anche che a guardarlo ci venivano pensieri strani. Allora la chiureva tutta lavvolgibile e chiureva locchi macari. Dà. In quella stanza maliritta. La mano veloce curreva come se non fosse stata la sua. Cercava la conca addumata sotto alla gonna e lastutava. Per un attimo così le finivano tutte quelle pene che le altre non le passavano mai.
Cerano volte però che neanche le dita da sole ciabbastavano. E ci sarebbe piaciuto sentiri quel calore furastero di intra. Il ciato nel collo. Le parole accarizzati. Sarrusbigghiava subito però da queste fantasie. Lei non ciaveva bisogno solo di questo. "Su tutti i stissi" si diceva. Macari Alfio. Macari gli altri. E allora Ninuzza sinnieva a rapiri il frigorifero oppure si sciacquava la facci con lacqua fridda immodochè poi per quella volta ci passava ogni cosa.

fiuuu


ora esco, saranno ormai due anni che non vedo altro che queste lunghe crepe, il latte a scaldare sul fornello, le foto, ora esco, dalla finestra ho osservato il cielo, il vento, siamo in pochi a conoscerlo, loro pensano che non si possa vedere, annusare, forse, toccare, con il palmo ben aperto aprendo e chiudendo le dita, tagliando, ma ora. ora esco e più in là la strada e quei rumori, le voci, i fantasmi di luce. erano le tredici e venticinque del sedici marzo millenovecentonovantanove, il coltello nella mano destra illuminava la fetta di pane, ed esplodeva, la marmellata, e rideva, e parlava, e iniziava a raccontare, e tu, tu non sei capace di, tu non potresti fare, tu non riusciresti a. ora esco, la gattina pare mi voglia salutare, è di fragola come il muro su cui osservo le foto, lo specchio, a volte lo prendo tra le mani e osservo il mio corpo, le gambe, il torace, l'inguine, una volta è caduto per terra ma non si è rotto, sapete le disgrazie, eccetera, ma non si è rotto, dicevo, e l'ho di nuovo raccolto, e il muro. ecco, li sento. sono arrivati. ora esco, ora esco. no, non sono loro, i miei amici e parliamo, cosa? dimmi, no, ti ho detto che non sono loro. dormi, dormo.


Fonte immagine:http://cosasminimas.blogspot.com
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