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30/06/07

Sorriderne


Credevo avessi.
No, non è quello a disturbare.
Piuttosto il rosso tra i tuoi fianchi che ricordo
costruito dalla mente, e così,
come mi prende. E tu lasci.
Ok! Sì! A ricordare, a domandare, non si finisce
se non ci siamo conosciuti.
E poi perché riconosciuti? Se serviva il telematico feticcio
di una foto non richiesta, non voluta.
Mai avuta.
Neanche ora, che di nuovo è gia mattina.
Ma parlavo di incontrare o parlavo all'incontrario:
volevamo, insomma, e volavamo
(senza orme a calpestare),
ed io planavo
(in calzamaglia grigia di sigarette accese).
E tu ricordi?
Discutevamo neri. Così senza voce, perché non c'era e neanche c'è,
tra un computer ed una sera che fa i capricci
su di te,
su di me.


8 Ottobre 2000


Fonte immagine: http://www.luminous-lint.com/Paul Cava

29/06/07

[Pubblico e Privato] Giangiacomo Feltrinelli


14 Marzo 1972

Era passato un anno. La primavera, l'estate, la scuola, il Natale. Era passato un anno, e io criscevo, e giocavo, e imparavo.
Ora sapevo tante cose dei Romani. La storia di quello che aveva fatto ragionare la panza con la testa, e queglialtri che erano morti ma che erano due gioielli, e Cesare, e Pilato anche. Ecco, delle cose della chiesa sapevo di più, pecchè le suore ci tenevano assai a questo, eppoi dovevo fare la prima comunione e andavo al catechismo pure.
Loro, quasi una vota a simana, cercavano da me i soddi per i bambini più poveri, ma io non ce la facevo a immaginare quaccuno più povero di mia che ogni vota che ci chiedevo quaccosa a mia madre lei se ne usciva dicendomi "Quando sarai più grande".
Poi, però, guardando fuori dalle grate del cortile della scuola me ne facevo una ragione di questa storia. Poteva anche essere che ci fossero questi disgraziati.
Ma allora però, pensavo un secunnu dopo, le suore pecchè non dividevano le loro cose con tutti questi che ciavevano bisogno? E poi pecchè mi parravano sempre di questoro che ciaveva santagata, che melavevano anche fatto vedere nella foto, se poi non lo prendevano per fare del bene?
Mah! Menumali ca non ci pensu chiù a queste cose.
Al catechismo ci facevano aprire il libro di Gesù, ma io i vangeli me li avevo letti tutti già quellestate che me li aveva regalati una vecchia del palazzo prima di moriri. Mi passunu dei libri strani, con certe storie che accadevano che erano meglio di quelle di Mandrake o di Thor, e con un finale a sorpresa che uno non selaspettava, pecchè le cose che ciavevo avuto io finivano sempre che il buono vinceva.
Leggendo mimmaginavo a Maddalena e anche se ancora non capivo bene il lavoro che faceva ammia mi sembrava che assomigliava a Eva Kant e anche Pietro e gli apostoli ciavevano una faccia nella mia testa. Solo U Signuruzzu no.
No, non poteva essere come nei filmi che mi facevano vedere alla televisione, tutto alto, biondo, e con la vavva longa. Non lo so pecchè, ma non poteva essere accussì.
No. Non poteva essere accussì.


Fonte immagine: http://www.pagina12.com

28/06/07

[movimenti geometrici] Intersezioni: cono e cilindro



Non so se nasca da questo tuo farsi vulcano l'ombra
che vedo alle spalle, ma la tuba che invita alla festa
pare che cerchi ancora conchiglie e gelati, per farne
poi stampa, o parole, od ancora imitare quel lento
ruotare che sembra ci renda felici. Ma che importa, a
volte mi dici, ed anch'io delle altre; e non vogliamo o
proviamo a guardare dentro figure, a segnare, con sforzo:
il lato più lungo, il cateto più corto.


3 Gennaio 2001


Fonte immagine: http://blogaadb.blogspot.com

27/06/07

26/06/07

Luigi Meneghello: un omaggio dovuto


"Quando mi sono messo a scrivere il mio primo libro, (Libera nos a Malo) ho passato dei mesi in convulsioni di riso. Era come se uno mi raccontasse quelle cose che io poi valutavo sulla base di quanto mi divertivano. Mia moglie mi sentiva ridere nello studio e anche quando venivo fuori con una pagina perche' me la ricopiasse. Si', e' Katia che scrive a macchina, io invece scrivo con... il pennino d'acciaio e uso il calamaio. Faccio molta fatica a trovarli. I calamai, specialmente, sono ormai rarissimi. E poi mi macchio con l'inchiostro... Certo, se quello che scrivo non mi diverte e non mi fa ridere, mi sembra quasi che non sia nemmeno scritto. Ma quando una cosa mi viene bene allora esco dallo studio e vado da Katia e gliela leggo. Pero' qualche volta lei non ride, dice che non e' poi cosi' divertente..."

LUIGI MENEGHELLO
Una intervista e tutti i libri

25/06/07

[Pubblico e Privato] Piazza Fontana



12 Dicembre 1969

Oggi proprio non ce la faccio a stari sulu a casa. Mi stancai a leggere. Chiovi.
Con le dita faccio dei disegni nel vetro. Cerco di copiare le figure degli aerei che ci sono stampate nel giornale checciò nelle mani. Un fumetto di guerra. Me lo sono comprato ieri dalla signora che vende quelli usati, e i gelati anche, però solo destate che con il freddo i carusi non ce li cercano i ghiaccioli e lei ciappizza i soddi.
In questa storia che ho preso ci sono i giapponesi e gli americani e qualche tedesco anche che sammazzano come i cani. Non ci sono italiani però, anche se mia nonna mi ha detto che la guerra ce stata anche qua, e che lei è dovuta andare nella campagna che per poco non era peggio di stare a Catania e ci moriva forestiera.
Il fatto è che mio nonno se lera portata proprio dove ce stata lunica battaglia. Con i carri armati, e le mitragliatrici, e i cannoni, e loro li hanno viste tutte queste cose e i morti anche, che quando sono morti, mi rici idda, fanno tutti compassione e non lo sai più quali sono i nemici. A parte il fatto che lei aggiunge sempre che loro non lo sapevano veramente quali erano i nemici. Fino al giorno prima infatti cera stato viva questo e viva questaltro e il giorno dopo invece subito ci fu abbasso questo e abbasso questaltro.
Che strana questa storia.
Io quando gioco con i miei amici u sacciu sempri cu su le guardie e cu su i ladri. E la partita finisce solo quando morunu tutti.


Fonte immagine: http://italy.indymedia.org

24/06/07

Senza Fissa Dimora



Sul primo scalino incontrai Paura.
Lei fuggiva danzando sulle labbra e tossiva versi dimenticati. Fu, poi, Incanto a seguirla sul mio cammino, troppi occhi, però, m'impedirono di toccarlo.
Rabbia si dibatteva sul terzo quando sospirai, prima di giungere a Noia, lì dove un ampio gradone mi accolse.
Vagavo, come roccia sul mare, fin quando ti vidi. Speranza seguì, era al quinto scalino, e per nulla contenta mostrava serpi e conchiglie vendendo, non vista, limoni. Ne volli uno, poi continuai.
Più su Amore cuciva tracce d'odori su cuscini di rovi e gardenie.
Solo sedeva, come ad aspettare il mondo, eppure non volli parlargli - non credo, però, potesse sentire - .
Morte, infine, accanto al portale.

Fonte immagine: http://www.uambamblics.it/

22/06/07

[Pubblico e Privato] Reggio Calabria

5 Luglio 1970Ormai era estate, e non era solo il caldo ma anche tutta quella gente che incominciava a scinniri dal continente per passare le ferie a casa. Quando era quel periodo noi potevamo fare una partita vera pecchè arrivavano anche tanti picciriddi e quasi sempre sarrinisceva a fare due squadre come nei campionati.
Quel giorno ciavevamo anche larbitro: Lorenza, la figghia dello zio di Nello. Quello che faceva il camionista alla Fiat. Lei era già una signurinedda con le minne che incominciavano a spuntare e i capelli lunghi, però se cera dacchiapparisi non si scantava per niente.
Una volta aveva pigghiato a Lucio, che ci voleva fregare una pallina di vetro, e laveva spinto accussì forte che lui, magro comera, pareva che stesse avvulannu. Certo quella era una biglia speciale. Laveva vinta Paolo lanno prima nella macchinetta con il volante, quella dove cerano disegnate le strade, con tanti buchi anche, che se non eri bravo la pallina finiva li dentro e ciappizzavi deci liri.
A Paolo quellanno cera pigghiato che quando la vedeva diventava ancora chiù mutu e certe volte addirittura mancu scinneva da so casa, che quando lo chiamavamo sua madre ci diceva che non cera. Però io qualche volta lò visto ammucciato dietro alla finestra che ci taliava, e non capivo pecchè.

"Oggi voglio giocare anch'io"
"I fimmini non iocunu o palluni"
"E chi l'ha detto?"
"E' accussì!"
"E allora non faccio neanche l'arbitro!"
"Vabbene... tanto nonnavemu bisogno"
"Nello, falla acchianari a casa a to cucina"
"Io non vado in nessun posto"
"Nello!"
"Paolo andiamo nella sciara?"
"Veramenti..."
"Dai!"

Eravamo dispari e senza arbitro. Al primo gol accuminciano le chiacchere e le discussioni, poi dopo tannicchia ni misimu a giocare al fazzoletto.

20/06/07

Robert Doisneau



che a disegnare petali
ci riusciamo
con la lingua sulla pelle a sussurrare
o le foto di Doisneau e le sue facce
riesumate
dai mille paradisi della morte

che a disegnare petali ci riusciamo
ti ripeto
e sei tu questa notte che si inventa
ma nessuno
e questo nudo
in vetrina a reclamare e vecchi
fiori di bistrot
collezioni

che la bambina dei graffiti non esiste
è Mademoiselle Anita
ma a disegnare petali ci riusciamo
mi rispondi

22 Giugno 2001


Fonte immagine: http://artscenecal.com

19/06/07

[Pubblico e Privato ] Chennedi



22 Novembre 1963.

Io sono nato che dallaltro lato del mondo erano tutti attaccati alla radio e non lo sapevano quello che mi stava succedendo.
Insomma sì. Forse non ciavevo la stessa importanza di du mischinazzu nella storia, però... qualcosa, chissacciu... una ripresa, una foto nel giornale, un articoletto tutto pimmia, penso che me la meritavo anchio. Insomma unu chi nasci a fari una vota sula?
Mia madre era abbiata nel letto che spingeva, mentre le sorelle attorno, e le vicine, ci facevano conforto e compagnia.
"Ma è tuttu niuru!"
"Che beddu! Che beddu!"
"Ma non ti pari tannicchia storta sta testa?"
"Talia, talia... è tutto suo padre"
Io non ciò fatto problemi a nesciri, e dopo il primo chianto mabbiai subito a mangiare. Non lavevo mai assaggiato qualcosa di così buono, e anche se ancora non ce lo sapevo dire penso che mi feci capire bene fino a quando non mi inchii la panza.
Poi ci furono i primi anni, ma quelli sono uguali per tutti dalle nostre parti.
Unu mangia, dorme, ioca e caca. E quasi sempre queste quattro cose avvengono senza un ordine preciso. Come ammatti ammatti. Una cosa però ve la voglio dire anche se forse la sapete già: tutto sembra velocissimo in quei giorni.
Come se il tempo non ciavesse passato e mancu futuro.
Come se tutto insomma fussi solo per quel momento.
Oggi mi capita di stare accussì solo quando mabbiu davanti alla televisione. Ma questo è un altro discorso. Poi domani se cè tempo ne parliamo.


Fonte immagine: http://www.whatreallyhappened.com/RANCHO/POLITICS/JFK

novantanove parole, ché cento son troppe

Il primo giorno arriva, per caso.
Ammalia con aguzzi fili d'oro.
Chi sarà quella giovane balia?
Quali i segreti di quel ghirigoro?
Il secondo svanisce che è luce,
faunesca rissa di corpi; mentre
il terzo silenzio produce, del quarto
ceppo: storpio tra storpi.
Il quinto è annuncio d'inverno,
di mele mature, riposo epico
per mosche e paure.
Il sesto richiede d'ogni cosa il conto,
e ringrazia, profano agli sguardi.
Non sai se alba
o estremo tramonto
sia quel pensare a tutti i ritardi.
Poi la fine, che sette son tanti,
fobia d'ogni inezia, un altro giorno.
Avanti.

14 Settembre 2001

16/06/07

Alì



Allora Alì aveva ali allungabili, amabili appendici alveolate.
Allora Alì ansimava ammucchiando amarilli autunnali, antichi adesivi, aeroplanini... amici.
Allora Alì amava anche, assassinando Amanza, agglutinandola aggressivamente.
Allora Alì acclamava autori arabi ancora anonimi.
Adesso Alì annuisce, ascolta, annotta.

10 Dicembre 1999

Fonte immagine:http://cosemaiscritte.blogspot.com

13/06/07

Misoginia catartica


  • Agnese. Gesticolava in continuazione piegandosi su conati di vomito. M'accorsi troppo tardi che non riusciva più a respirare.
  • Alberta. Nell’attimo esatto in cui raggiunse l’orgasmo le recisi con un colpo netto il capo. La sua mano continuò ad accarezzarsi. Per un istante. Ignara.
  • Ada. Riuscii a leggere il suo nome dal documento che trovai nella borsetta. Lei già guardava il cielo. Rimisi in moto, nessun danno al motore.
  • Alice. Quando iniziai a stringere la corda mi guardò con tenerezza assoluta. Poi, impertinente, mi fece una boccaccia.
  • Agata. Sembrava sfuggirmi fin quando non la sorpresi in barca con un alcuni amici, loro sostennero di non aver mai capito la dinamica di quel tragico incidente.


Fonte immagine:http://bakalov.wordpress.com

12/06/07

Unkulunkulu




Nguniami soffiava il suo canto ed io pregavo ai piedi di Nasedy.
Pregavo Unkulunkulu, pregavo il Vecchissimo, e piangevo.
Le mie lacrime scorsero sul suo volto, ed Egli vide.
Sulla Sua barba luccicò il desiderio, sulla mia fronte apparve una piega.
Fu allora che il Creatore unì le mie mani e chiuse i miei occhi.
Le sue braccia strinsero Nasedy e la rapirono.
Le sue rughe accolsero Nasedy e la cullarono.
Le sue donne videro Nasedy e la benedirono.
Lontano da me, lontano da Nguniami, sorse il giorno; una giovane donna si preparò per accogliere il suo sposo.

Fonte immagine:http://afrikaneye.wordpress.com

08/06/07

Cielo di Maggio


Quando si fa notti che la genti sarritira a casa per cuccarisi io ora che il tempo lo permette rapu la finestra del balcone e massetto per pigghiarimi tannicchia daria.
Ce una pace a quellora che non sembra nemmeno di stare supra la terra.
Lontanolontano si vede qualche luce delle navi che sono vicino al porto e macari quelle delle cappelle del cimitero se la serata è buona.
Se cè tannicchia di vento capita ca passa qualche piccola nuvola nel cielo.
Quasi sempre è una nuvola carusidda che impertinente cummogghia le stelle e una dopo laltra se le pigghia. Pari ca non cinteressa sapiri qualè il loro segreto.
Li spogghia e li rivesti alleggiualleggiu.
Poi senza lassari traccia cangia strada e ricomincia.


Fonte immagine: http://lubna.altervista.org

07/06/07

Inutilincipit

Ogni mattina, puntualmente, poco prima di uscire, Aldebrando correva in bagno a vomitare. Uno, due conati che parevano rimetterlo in forma. Ogni mattina, puntualmente, Aldebrando usciva da casa con piccole, quasi invisibili, macchie sulla camicia.

La camicia appena sbottonata, la gonna rialzata sui fianchi, gli slip a cingere la caviglia destra, gli occhi chiusi... Luca sosteneva tu fossi una troia, io ora aggiungerei solo un magnifica mentre qui, nudo, scatto l'ultima polaroid: il seme del nostro amico, il tuo viso.

Il viso della serva, raffigurato sul margine del quadro, distraeva lo sguardo da quello che avrebbe dovuto essere il vero soggetto dell'opera: il padrone della locanda e la sua giovane amante.

"La tua amante sarà sempre giovane, qualsiasi sia la sua età" Non riuscivo, allora, a comprendere le parole del mio anziano genitore. Infagottato di virtù e passioni vagavo tra romanzi e acneiche polluzioni. Più tardi, nel tempo, scordai quella massima, fin quando, era un noioso pomeriggio d'aprile, non decisi di recarmi a far visita al mio amico xxxx ed alla sua anziana madre.

Mi è sempre stato sul cazzo Bambi, quello con la madre del cerbiatto uccisa, o forse era il padre? Insomma quello che ti vien voglia di dar fuoco al bosco per costruirci su un bell'ipermercato. Roby, invece, sembrava adorarlo quel film, e dire che proprio lì l'aveva conosciuta, all'ipermercato, intendo.

L'ipermercato stava per chiudere. Davanti alla grande porta non era necessario ripetere "Apriti Sesamo!" Bastava una buona carta di credito o una pistola. Aldebrando, quel giorno, scelse la seconda.


Giugno 2004

Walter Benjamin

"Per secoli, nell'ambito dello scrivere, la situazione era la seguente: che un numero limitato di persone dedite allo scrivere stava di fronte a numerose migliaia di lettori. Verso la fine del secolo scorso, questa situazione si trasformò.
Con la crescente espansione della stampa, che metteva a disposizione del pubblico dei lettori sempre nuovi organi politici, religiosi, scientifici, professionali, locali, gruppi sempre più cospicui di lettori passarono - dapprima casualmente - dalla parte di coloro che scrivono. Il fenomeno cominciò quando la stampa quotidiana aprì loro la propria rubrica delle lettere oggi è ben difficile che ci sia un europeo partecipe del processo di produzione che non abbia per principio l'occasione di pubblicare da qualche parte un'esperienza di lavoro, una denuncia, un reportage e simili. Con questo la distinzione tra autore e pubblico è in procinto di perdere il suo carattere sostanziale. Diventa semplicemente funzionale, e funziona in modo diverso a seconda dei casi.
Il lettore è sempre pronto a diventare autore. In quanto competente di qualcosa, poiché volente o nolente lo è diventato nell'ambito di un processo lavorativo estremamente specializzato - e sia pure anche soltanto in quanto competente di una funzione irrisoria - ha accesso alla schiera degli autori."

Walter Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino,1966, pp.35-36.

04/06/07

[movimenti geometrici] La piramide retta

Ieri provai a capovolgerti
lo feci infilzando i tuoi spigoli sui miei pensieri
riconoscevo la tua base quadrata
distinguevo l'altezza.
Avrei voluto che tu non cadessi
avrei preferito garantirti
ancora una volta
quell'armonia così fiera.
"Ho solo quattro amori" ripetesti
"e facce tutte uguali".
Oggi fatico a rintracciare gli apotemi sul tuo corpo.

03/06/07

01/06/07

Cinque libri

Io sono sincero non lò mai capito il travagghio che fa Amato.
Certo cè stato un tempo che pensavo che era prufissuri della scuola ma poi mi sono accorto che non nisceva mai e allora non poteva esseri. Fatto stà che è sempre abbiato davanti a quel compiutere a taliari la luci ca cangia. Però è gentile e a sò birra è la migliore di tutto il palazzo.
A simana scorsa quando ci fu quella botta di cauru che nelle strade furiavano solo i miraggi ci sono andato a trovarlo che ogni tanto lo faccio. Lui invece di portarmi in cucina mi fece entrare nella stanza dei libri quella che non lo sapevo che si chiamava accussì e che vedevo sempre chiusa che pensavo che ci teneva qualche fimmina come a Barbablù.
"Ma tu i liggisti tutti?" ci chiesi che subito pensai che era una cazzo di domanda.
Lui manco mi arrispunniu. Ne pigghiò uno nelle mani e lo accarezzò come si fa con una minna la prima volta che sei innamorato e ciai paura a sciuparla.
"Totò ti va di leggere?" disse allimprovviso.
"E chimminnifazzu?" ci risposi sorpreso.
"Niente! Ma non è bello così?"
Sì. Avevano raggione quando mi dicevano che a sapere troppo si scemunisci.
"E sintemu... tu chi mi facissi leggiri?" ci spiai così tanto per dire.
"Prima rispondimi tu..."
"Dimmi"
"Di cosa parliamo noi quando ci incontriamo?"
"Di fimmini" mi vinni in testa che largomento in effetti cera quasi sempre.
Lui si spostò verso una pila di libri vicino a una seggia e pigghiau qualcosa. Poi che era ancora di spalle continuò:
"E poi?"
"Della famigghia" risposi subito.
"E ancora?"
Questa volta ci dovetti pensare e anche alla domanda dopo fu lo stesso.
Mi niscenu dalla bocca due cose:"Quello ca viremu" prima e "Do mangiari" dopo.
L'ultima invece fu più facile che già ci stavo pensando mentre ancora lui trafichiava spostandosi in mezzo a quella confusione come se se le sapeva tutte a memoria la posizione di quelle cartazze.
"Dei nostri sogni" ci rissi e lui mi guardò con un sorriso tutto soddisfatto.
"Lo sapevo" ci scappò dalla bocca. Poi mi resi in mano quelle cose che io ancora non ci credevo. Laveva fatto veramente.
"Provaci" disse sottovoce e cullocchi mammuttau verso la porta.
Mah! Che dire! Ognuno ciavi i sò pazzie e quel giorno a Amato cera preso così.
A casa ci resi una taliata e poi li posai. Ora stanno vicino al televisore così li posso vedere e... bò forse macari a mia mi attacca un giorno sta malatia.

Catullo "Le poesie" a cura di Francesco Della Corte Fondazione Lorenzo Valla
Isaac B.Singer "La famiglia Moskat" Editore TEA
Roland Barthes "La camera chiara. Nota sulla fotografia" Einaudi
Pellegrino Artusi "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene" Einaudi
Marx Karl, Engels Friedrich "Il manifesto del Partito Comunista" Editori Riuniti

Giugno 2007
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