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17/07/07

Ignazio Azzara



Mi stavo accattando il pane quando si avvicinò Gessica la figghia di Ignazio Azzara il parrucchiere.
Era con sua madre Margherita.
"Totò me la racconti una favola? Totò! Totò! Me la racconti una favola?"
Chinnisaccio che ci passa nella testa ai picciriddi. Io non ciavevo mai parlato a quella pupidda e quando la taliavo era solo pecchè sua madre mincantesimava.
Margherita ciavi un culo che pare una campana e io la immaginavo sempre mentre suonava a festa.
Comunque che ci dovevo dire. Accalai la testa taliando le cosce ciauruse della mammina e con un sorriso risposi allaltra fimminedda che appena faceva scuru venivo a casa sua per raccontarci una bella storia. La picciridda mi passi contenta e sua madre seriaseria rapiu la bocca. Ma solo per dirmi:
"Laspetto allora! A più tardi."

Dopo tanti anni ormai li saccio tutti i movimenti del palazzo.
Suo marito non si arricugghieva mai prima delle undici e nella mia testa stavo cominciando a fare cunti e cunticini.
Mi fici una doccia e aspettai il momento.
Erano le sette quando massittai vicino al letto di Gessica e accuminciai:
"Tanto tempo fa cera un posto dove tutti campavano felici. Non ci mancava nenti e nenti dovevano fare"
"Totò! Totò! E cerano i gelati?"
"Sì! Sì! Cerano"
"Totò! Totò! E i cammelli? Cerano i cammelli?"
"Sì! Sì! Cerano"
"Totò! Totò! E cerano anche i pochemon?"
"Sì! Sì! Cerano"
Già mi stavo stancando.
Margherita ci guardava messa di profilo vicino alla porta e io nella mia testa ci dicevo alla picciridda:
"Addumisciti! Addumisciti! Addumisciti che ci faccio vedere il battagghio a tua madre"
Invece con la bocca rispondevo a tante di quelle domande che mero dimenticato anche la storia che ci volevo contare.

Quando mi arrusbigghiai Gessica dormiva stringendomi il naso tra le dita. Luttima cosa che mi ricordavo era lei che mi diceva: "Questo è locchio bello"
Mi alzai alleggioalleggio per non fare rumore e guardai lorologgio.
Era luna di notte.
Ma pecchè nessuno maveva svegliato?
Pensai che forse non mavevano voluto distubbare ma appena niscii fuori dalla stanza della picciridda arrivai a capire il vero motivo. Senza farimi sentire dai musicanti vutai come a un suggi e pigghiai la strada delle scale.
Stavo scendendo alla mia casa quando sentii la voce di Margherita:
"Totò.Totò. Ma unni vai?"
Mi vutai un attimo e visti il paradiso, ma poi pensai che a me le feste non mi piacciono.
Cè troppa confusione.
Accussì ci risposi solo buonanotte e continuai a scendere.


Fonte immagine: http://lubna.altervista.org

4 commenti:

  1. bellissimo. mo' ne sparo un pezzo su tumblr, e la scelta sarà arduassai. :)

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  2. Eh, petardina, io l'ho sempre detto che dario è un poeta. (Bravo, bravo, clap clap clap)

    (Bartelio:-)

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